La campagna dell’AMAT di Palermo con la parola “obliterare” certifica la fine di una parola poetica!

3 maggio 2023
  • Una parola che potrebbe essere poeticamente travolgente ridotta a un uso burocratico: che tristezza!

Eppure “il gesto di cancellare non eliminando ma sovrapponendo è davvero suggestivo”

Pino Apprendi, figura storica della sinistra post comunista di Palermo, commenta così la campagna lanciata dall’AMAT, l’Azienda controllata dal Comune del capoluogo siciliano che si occupa del trasporto delle persone, immortalata nella foto che vedete sopra: “AMAT sforna una campagna pubblicitaria con l’invito ad obliterare il biglietto che ti vende la guardia privata in servizio sul bus. Sai che affare per l’AMAT che, con queste due operazioni, risanerà i bilanci. ‘COMPLETOOO’ gridava il bigliettaio a bus pieno e l’autista della SAIA tirava dritto e non effettuava la fermata”. In effetti, la campagna non sembra molto indovinata, se non altro perché è imperniata su una parola – oblitetare – che potrebbe anche essere poetica se non fosse stata ‘imprigionata’ dalla burocrazia. Il significato di obliterare, leggiamo sul sito una parola al giorno, significa “cancellare qualcosa, scrivendoci sopra o rendendola comunque illeggibile”. Insomma scrivere sopra una parola per renderla illeggibile, per dimenticarla e per dimenticare. “L’amore fa passare il tempo e il tempo fa passare l’amore”, scriveva Margaret Mitchell, la scrittrice americana di Atlanta, Georgia, che ci ha regalato il romanzo Via col vento. Il vento della storia, il vento delle grandi passioni, al limite una serata consacrata a una bella sbronza per dimenticare una giornata storta o una donna che ci ha mandato a quel paese. E che succede, invece? Obliterare diventa invalidare: invalidare un francobollo con il timbro, o invalidare un biglietto di viaggio: per esempio, anche un biglietto dell’AMAT di Palermo. Che caduta, signori! E così la poesia di una parola lascia il posto alle fredde immagini di un uomo che ci dice che obliterare il biglietto dell’AMAT non è peccato! Niente più obliterare per provare a togliere dai pensieri un amore travolgente, niente più obliterare per dimenticare. Fine di una parola carica di poesia. “È un peccato – conclude la nota di una parola al giorno – che questa parola sia così pervertita nei lessici specialistici e così malvista nella lingua comune: il gesto di cancellare non eliminando ma sovrapponendo è davvero suggestivo”. Già.

P. s.

Non è che, alla fine, i cittadini palermitani collegheranno la parola obliterare a dimenticare e dimenticheranno di acquistare il biglietto dell’AMAT? 

 

 

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