A fine anni ’80 il Nord Italia ironizzava sulla sete siciliana e oggi i Sindaci nordisti invitano i cittadini a fare docce e non il bagno…

30 aprile 2023
  • Per decenni la Sicilia è stata additata come il cattivo esempio di una Regione che non sapeva risolvere il problema della siccità. Oggi è il Nord Italia ad essere colpito dalla siccità e si scopre che Regioni e Comuni del Nord sono di gran lunga più disorganizzati della Sicilia degli anni ’80
  • Gli eterni lavori delle dighe siciliane: banchetti appaltizi con fiumi di denaro pubblico ai quali partecipavano anche imprese del Nord Italia 
  • Quando con un dissalatore il presidente della Regione Rino Nicolosi portò l’acqua ad Agrigento e dintorni  

Per decenni la Sicilia è stata additata come il cattivo esempio di una Regione che non sapeva risolvere il problema della siccità. Oggi è il Nord Italia ad essere colpito dalla siccità e si scopre che Regioni e Comuni del Nord sono di gran lunga più disorganizzati della Sicilia degli anni ’80

Fa un certo effetto leggere sui giornali che in tanti Comuni del Nord Italia ci sono i Sindaci che diramano ordinanze invitando i cittadini a non fare il bagno ma a limitarsi a una veloce doccia… Da qualche anno – e soprattutto quest’anno – la siccità sta tormentando il Nord Italia. In realtà, anche al Nord, nelle ultime settimane, non è mancata la neve e non sono mancate le piogge. Ma è evidente che i nostri amici del Nord non sono mai stati abituati a risparmiare sull’acqua. Oggi il Po in secca li ha messi davanti a una realtà tragica. Come usiamo dire noi in Sicilia, ‘u mortu ‘insigna a chianciri... La memoria ritorna alla seconda metà degli anni ’80 del secolo passato. Il clima, in Sicilia, era diventato subtropicale arido e le piogge assenti avevano creato un’emergenza. Palermo, ad esempio, venne riempita di silos dove era possibile per i cittadini attingere acqua. Chi scrive lavorava al quotidiano L’Ora di Palermo e ricorda benissimo i commenti dei mezzi di informazione del Nord. La Sicilia, come al solito, veniva descritta come disorganizzata anche sul fronte idrico; immancabili le considerazioni-commiserazioni su Caltanissetta e Agrigento, due province siciliane cronicamente senz’acqua. La novità era rappresentata da un allargamento dell’area della sete, che dall’Agrigentino e dal centro della Sicilia si era estesa in quasi tutte le altre aree dell’Isola, ad eccezione delle province di Catania e Messina dove la situazione era tutto sommato sotto controllo. Mentre Palermo era diventata un mezzo delirio.

 

Gli eterni lavori delle dighe siciliane: banchetti appaltizi con fiumi di denaro pubblico ai quali partecipavano anche imprese del Nord Italia 

La siccità di quegli anni contribuì ad aprire un dibattito sulle dighe siciliane, che fino allora erano finite sulle pagine dei giornali quasi sempre per questioni di appalti e mafia. Si scoprì così che nell’Isola tra dighe realizzate e in via di realizzazione se ne contavano una cinquantina. Le dighe funzionanti, in realtà, erano pochissime. Le altre o erano in eterna fase di realizzazione o erano finite ma soggette a un paradosso: se erano piene d’acqua non si potevano utilizzare perché mancavano le canalizzazioni; mentre c’erano dighe con le canalizzazioni realizzate ma prive di acqua! In quegli anni, con i fondi dell’Agensud – che nel 1986 aveva preso il posto della Cassa per il Mezzogiorno – si finanziarono le interconnessioni idriche, ovvero i collegamenti fra le più grandi dighe siciliane per fare in modo di distribuire l’acqua in agricoltura in tutte le province siciliane, visto che c’erano province dove pioveva di più e altre dove pioveva meno. Di queste interconnessioni idriche non si è saputo più nulla. La cosa che dava fastidio erano le prediche dei giornali del Nord, che accusavano la Sicilia di ritardare la realizzazione delle grandi opere idriche, dimenticando che i lavori di una buona parte di queste grandi dighe erano gestite da imprese del Nord che si erano perfettamente integrate, come dire?, nei ritmi della vecchia Sicilia

 

Quando con un dissalatore il presidente della Regione Rino Nicolosi portò l’acqua ad Agrigento e dintorni   

Non ricordiamo più quante dighe erano in ‘fase di completamento’ in provincia di Agrigento. A un certo punto il presidente della Regione siciliana di quegli anni, il democristiano Rino Nicolosi, pose fine, dopo decenni di attesa, alla grande sete di Agrigento e di alcuni Comuni di questa provincia con un’operazione semplicissima. A Gela la Regione aveva realizzato un dissalatore che veniva utilizzato dal polo chimico per produrre acido solforico. In circa tre mesi il Governo Nicolosi realizzò un secondo modulo di dissalazione e l’acqua, come per magico incanto, cominciò a scorrere dai rubinetti degli agrigentini, alla faccia di chi ‘trafficava’ con gli appalti per le dighe. Questo esempio ci riporta alla siccità di questi giorni nel Nord Italia. Da quelle parti la siccità è presente da un bel po’ di tempo. Possibile che gli organizzatissimi ed efficientissimi amici del Nord Italia – visto che siamo nel pieno di tremendi cambiamenti climatici – non abbiano pensato a realizzare i dissalatori tra il Tirreno e l’Adriatico? Alla fine degli anni ’80, come già ricordato, i siciliani erano “i soliti disorganizzati” che non sapevano nemmeno fare arrivare l’acqua nelle abitazioni; e voi, invece cosa siete, oggi, amici del Nord Italia, con i vostri Sindaci che invitano i cittadini a fare docce veloci al posto dei bagni? La ruota gira…

Foto del Po in secca tratta da Ticino Notizie       

 

 

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