Nei guai un’altra grande banca americana: tocca alla First Republic Bank con un crollo del 50% in Borsa

26 aprile 2023
  • Come successo per altre banche statunitensi, i risparmiatori si sono catapultati presso gli sportelli di questa banca ritirando circa 100 miliardi di dollari 
  • Impossibile non vedere nel nuovo crollo bancario lo zampino della Cina. Che muove le proprie pedine anche nei mercati agricoli  
  • La sensazione è che l’Unione europea resterà ‘schiacciata’ dallo scontro tra Cina e Stati Uniti d’America. Complice anche una Commissione europea che o non capisce quanto st5a avvenendo o lavora per fare crollare l’Unione europea   

Come successo per altre banche statunitensi, i risparmiatori si sono catapultati presso gli sportelli di questa banca ritirando circa 100 miliardi di dollari 

Mentre in Italia il ‘circo equestre’ della politica-politicante e la televisione fanno di tutto per distrarre i cittadini dai problemi reali – a cominciare dallo scippo di 10 miliardi di euro ai pensionati e al mancato adeguamento all’inflazione del nuovo contratto di lavoro per milioni di dipendenti pubblici (leggere stipendi che resteranno gli stessi nonostante l’aumento generale del livello dei prezzi sia del 15% circa e forse maggiore per i generi alimentari) – nel mondo la situazione si complica. La guerra in Ucraina prosegue e diventa ogni giorno più difficile pensare a una possibile pace. E prosegue anche la guerra economica e finanziaria tra gli Stati Uniti d’America e i suoi alleati da una parte e la Cina e i suoi alleati dall’altra parte. In queste ore l’economia statunitense registra un altro colpo durissimo: il crollo in Borsa della First Republic Bank, che oggi ha registrato un -50% (addirittura -93% dall’inizio dell’anno). Attenzione: non si tratta di un istituto bancario di poco conto, ma di una banca commerciale che fornisce servizi di gestione patrimoniale. La sua sede è un California, a San Francisco, ma opera con 93 uffici in 11 Stati americani, con prevalenza nella citata California, New York, Massachusetts e Florida. Di fatto, quello che sta succedendo è un disastro, perché i risparmiatori che si sono catapultati in questa banca ritirando di corsa circa 100 miliardi di dollari non è certo un fatto che passa inosservato: e infatti in Borsa non è passato inosservato. Anzi.

 

Impossibile non vedere nel nuovo crollo bancario lo zampino della Cina. Che muove le proprie pedine anche nei mercati agricoli  

Il crollo della First Repubblic Bank ci dice che l’attacco alle banche e alle Borse occidentali da parte della Cina non si è affatto esaurito. Con molta probabilità, quel minimo di stabilità registrato in queste ultime settimane dopo il fallimento della Silicon Vally Banck(SVB) e dopo la la bancarotta di Signature Bank e dopo il ‘caso’ Credit Suisse è stato dovuto, principalmente, gli interventi degli Stati e delle banche centrali. Al massimo, la pressione cinese si è allentata, ma non è scomparsa. L’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, nel suo report, registra una sorta di batti e ribatti tra Stati Uniti d’America e Cina. Puglisi racconta di una battuta di arresto del mercato americano del grano: “Le perdite di grano sono state variabili, poiché CBOT SRW ha perso il 2,76%, KC HRW è sceso dello 0,92% e MGE HRS ha perso lo 0,5%. Gli esportatori privati hanno segnalato all’USDA l’annullamento delle vendite di 327.000 tonnellate di mais per la consegna in Cina durante la campagna di commercializzazione 2022/2023”. L’USDA, per la cronaca, è il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America. Di fatto, nel report si dice a chiare lettere che la Cina ha interrotto gli acquisti di mais dagli Stati Uniti. “Ciò – scrive Puglisi – ha sollevato alcune nuove preoccupazioni per le esportazioni e ha spinto la svendita. Le crescenti tensioni geopolitiche, con il presidente Biden che pianifica un ordine esecutivo per limitare gli investimenti delle imprese americane in parti dell’economia cinese potrebbero essere collegate a questa reazione. Inoltre, è stato introdotto un nuovo disegno di legge che vieterebbe l’acquisto di terreni statunitensi da parte di chiunque sia associato alla Cina”. Insomma, per chi avesse ancora qualche dubbio, si va allo scontro tra Cina e America sul piano economico.

 

La sensazione è che l’Unione europea resterà ‘schiacciata’ dallo scontro tra Cina e Stati Uniti d’America. Complice anche una Commissione europea che o non capisce quanto st5a avvenendo o lavora per fare crollare l’Unione europea   

Resta da capire cosa succederà adesso. La Cina sta andando avanti nel processo di ‘dedollarizzazione’. Non c’è, almeno fino a questo momento, la nuova divisa alternativa al dollaro statunitense per gli scambi commerciali internazionali al quale lavora da qualche anno il BRICS, l’associazione nella quale sono presenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, anche se, in realtà, a tale associazione si sono avvicinati tanti altri Paesi del mondo, dall’Africa al Medio Oriente. La Cina insiste con una nuova strategia: sostituzione del dollaro americano con monete dei vari Stati. E su questo progetto c’è l’adesione di tanti Paesi che oggi non si riconoscono nell’area del dollaro. Ovviamente, gli americani non sono esattamente contenti della strategia cinese e cercano di rispondere, bloccando la presenza cinese nei mercati americani e non è da escludere che gli Stati Uniti chiedano ai paesi alleati di fare la stessa cosa. La Cina, a propria volta, contro-reagisce e riduce gli acquisti di prodotti agricoli americani. Ora, se un Paese da circa un miliardo e 400 milioni di abitanti riduce gli acquisti di questo o quel prodotto agricolo, è chiaro che il prezzo del medesimo prodotto agricolo crolla! Con questa mossa la Cina conta di mandare nel panico i milioni di agricoltori dei Paesi occidentali che si ritrovano, contemporaneamente, a fronteggiare i cambiamenti climatici, a fronteggiare l’aumento dei costi di produzione (aumento dei costi dell’energia, aumento del costo dei fertilizzanti) e a fronteggiare, adesso, un crollo dei prezzi! Una miscela esplosiva, non tanto per l’Unione europea, che sotto il profilo della gestione economica è un disastro (basti pensare che in queste ore, nel pieno di una crisi geopolitica ed economica, la Ue programma interventi demenziali per far rientrare dal debito i propri Paesi: difficile trovare nella storia dell’economia mondiale un provvedimento più stupido: a meno che il progetto non sia quello di fare fallire i Paesi europei ad alto debito per far saltare la stessa Unione europea: ma questa sarebbe un’altra storia), quanto per i Paesi occidentali che saranno costretti ad intervenire a sostegno degli agricoltori creando inflazione. La confusione è totale. Intanto gli americani debbono affrontare un altro grande crollo bancario.

Foto tratta da Startmag       

 

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