Arrestata Daniela Lo Verde, preside della scuola ‘Giovanni Falcone’ dello Zen, simbolo dell’antimafia di Palermo

21 aprile 2023
  • Una storia incredibile in una città – Palermo – che si conferma irredimibile
  • “Per un cornuto un cornuto e mezzo, ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!”
  • Parole incredibili riscontrate dalle videocamere piazzate dai Carabinieri
  • La verità è che a Palermo e in Sicilia è da rifondare l’antimafia e, forse, l’intera società

Una storia incredibile in una città – Palermo – che si conferma irredimibile

A Palermo ormai la realtà surclassa la fantasia. Pensavamo di aver visto tutto in materia di contraddizioni dell’antimafia militante con il ‘caso’ dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. Invece arriva un altro spaccato che lascia di stucco. Daniela Lo Verde, una delle più note esponenti dell’antimafia di Palermo, preside della scuola ‘Giovanni Falcone’ del quartiere Zen del capoluogo della Sicilia, premiata anche con il titolo di Cavaliere della Repubblica, è stata arrestata dai Carabinieri. Arresto ‘eccellente’ nel quadro di una lunga indagine coordinata dai pubblici ministeri della Procura europea, Gery Ferarra e Amelia Luise. Le accuse sono di peculato e corruzione. Con la complicità del vicepreside, Daniele Agosta, anche lui arrestato, è accusata di essersi appropriata di cibo per la mensa della scuola, computer, tablet e iphone acquistati con i fondi europei. Al Parlamento europeo si portano i soldi con i sacchi, Iddio solo sa cos’hanno combinato i signori della Commissione europea nel nome del Covid e adesso, con i fondi europei, viene fuori una storia sconcertante in uno dei quartieri più degradati di Palermo dove nella scuola, che dovrebbe dare il buon esempio, ne succedevano di tutti i colori! Peraltro in una scuola che porta il nome del magistrato siciliano Giovanni Falcone. Peggio di così non poteva andare. Ci tante le cose che colpiscono leggendo i giornali, soprattutto l’articolo de La Sicilia, molto ben fatto, o l’articolo de Il Fatto Quotidiano e anche di BlogSicilia. Una, in particolare, colpisce: il nome dato all’inchiesta: “La coscienza di Zen-o”, dove giocando con la parola del quartiere Zen, aggiungendo la o, si ottiene il titolo di un romanzo famosissimo di Italo Svevo, dove si parla di una confessione in chiave psicanalitica. E in effetti, da quello che si legge su questa storia incredibile, un ‘flusso di coscienza’ c’è, anche se a tiralo fuori non sono i protagonisti ma i magistrati.

 

“Per un cornuto un cornuto e mezzo, ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!”

Ecco un passaggio, che riguarda la preside, che leggiamo su Il Fatto Quotidiano: “Oltre al cibo, in base a quanto ricostruito dalle indagini, la donna si appropriava indebitamente di costosi dispositivi elettronici acquistati con fondi Ue e destinati alle classi: ‘Che è, un nuovo Mac?’, chiedeva la figlia, ‘Sì, ora ce lo portiamo a casa’, rispondeva la madre. Le conversazioni, inoltre, mostrano i retroscena di un episodio risalente all’agosto 2022, quando la scuola subì per l’ennesima volta un furto di computer dall’aula magna. Lo Verde e Agosta (preside e vice preside ndr), intercettati, festeggiano la solidarietà economica arrivata: ‘Per un cornuto un cornuto e mezzo, ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!’, diceva lui. E la dirigente, scrive il gip, rivendicava il merito di aver reso pubblica la notizia ‘proprio al fine di cavalcare l’onda, pubblicizzare ancora di più il suo personaggio di preside integerrima in prima linea ed ottenere attestazioni di stima, solidarietà, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni’: “Grazie tu devi dire… perché non l’aveva saputo nessuno… tu lo devi dire che… che sono io quella speciale!”.

 

Parole incredibili riscontrate dalle videocamere piazzate dai Carabinieri

Ora un passaggio dell’articolo de La Sicilia: “A giugno scorso i Carabinieri che la indagavano hanno intercettato la prima di una serie di conversazioni tra la donna e la figlia che provano che la dirigente si portava a casa gli alimenti, comprati con i fondi europei per gli alunni. Mentre lavorava in ufficio in compagnia della figlia, tra una pratica e l’altra, la preside impartiva alla ragazza indicazioni sugli alimenti da riporre all’interno di un sacchetto da portare a casa. «Questo me lo voglio portare a casa, questi me li voglio portare a casa … poi mettiamo da parte… poi vediamo cosa c’e qui … li esci e li metti qui sopra…» si sente nella intercettazione che risale al 15 giugno ed è uno degli esempi della gestione illegale della donna. «Il riso … lo metti li davanti alla cassettiera e per la cucina questo … benissimo … ora sistema sopra il frigorifero … questa cosa di origano mettila pure per casa … – spiegava – Quelle mettile in un sacchetto che non si può scendere. Il tonno mettilo qui sotto … poi lo portiamo a casa a Sferracavallo (la villa al mare della preside ndr)». Le parole della donna sono ulteriormente riscontrate dalle videocamere piazzate dai Carabinieri che la mostrano riempire delle buste di alimenti presenti nell’ufficio di presidenza”. A quanto pare le indagini, con intercettazioni ambientali, andavano avanti da oltre un anno”. Chiudiamo con un passo dell’articolo di BlogSicilia: “Ad aggravare il quadro, per come emerge dal provvedimento cautelare, la dirigente ha costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità, nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa, di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo tipizzato di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’I.C.S. ‘Giovanni Falcone’, che si rivolge a un’utenza particolarmente fragile, costituita da alunni che, nel caso di specie, sono già penalizzati da un contesto sociale e culturale di degrado come quello in cui versa il quartiere Zen”.

 

La verità è che a Palermo e in Sicilia è da rifondare l’antimafia e, forse, l’intera società

In effetti nel quartiere ZEN di Palermo ci mancava solo questo fulgido esempio. Queste sono le indagini, comunque piuttosto pesanti. Ci sarà sicuramente un processo. In ogni caso, già da quello che emerge non si può non formulare una domanda: come si può chiedere ai giovani di un quartiere difficile di non lasciarsi conquistare dall’illegalità se in una scuola dal nome importante succedono fatti di questo genere? Le intercettazioni che si leggono danno i brividi. E che dire dei titoli di onorificenza ricevuti dalla preside? La verità è che a Palermo e in Sicilia è da rifondare l’antimafia e, forse, l’intera società. Pensando a quanto succede oggi in Sicilia tra sanità pubblica allo sbando, città disastrate, lavori pubblici eterni con incredibili sprechi di denaro pubblico torna alla mente una frase di Agostino Depretis, capo del Governo italiano per poco più di un decennio, dal 1876 al 1887. Nel 1860 Depretis era stato in Sicilia al seguito di Garibaldi, in quella che è passata alla storia come l’impresa dei mille. Depretis aveva conosciuto molto bene la Sicilia i siciliani al seguito di Garibaldi e aveva avuto modo di vedere con i propri occhi di cosa erano capaci Francesco Crispi e altri siciliani risorgimentali. A questo politico ‘scafato’, disilluso, ironico, un giorno gli chiesero cosa pensava della Sicilia. E lui rispose così: “Ho avuto modo di conoscere molto bene la Sicilia e mi è sembrata un Paradiso governato da Satana…”.

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano  

 

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