… e così l’Egitto ha soffiato alla Sicilia e in parte anche alla Spagna il mercato delle arance!/ MATTINALE 894

18 aprile 2023
  • Mentre nella Piana di Catania si attende la riforma dei Consorzi di Bonifica gli egiziani producono e vendono arance in tutta l’Europa 
  • Durante la pandemia è aumentata la richiesta di arance. La Sicilia ha colto questa opportunità? 
  • In Sicilia alto costo della manodopera e disorganizzazione irrigua tarpano le ali all’agrumicoltura  

Mentre nella Piana di Catania si attende la riforma dei Consorzi di Bonifica gli egiziani producono e vendono arance in tutta l’Europa 

Cosa da non crederci: l’Egitto, Paese dai mille problemi – non ultimi la siccità e il Nilo inquinato da rifiuti organici e industriali – oltre alla produzione di carciofi che vengono esportati in Europa (anche in Sicilia dove non mancano certo i carciofi, da Cerda nel Palermitano a Ramacca nel Catanese), si sta affermando nella produzione di arance. Così, mentre in Sicilia, nella Piana di Catania, zona d’elezione nella produzione di arance, bisogna fare i conti con la mancanza di acqua frutto della ‘disorganizzazione organizzata’ degli uffici della Regione siciliana (ancora si aspetta la riforma dei Consorzi di Bonifica che in Assemblea regionale siciliana si trascina da quattro legislature!), l’Egitto diventa uno dei più grandi fornitori di arance del Vecchio Continente. Alla fine è una lezione per una politica siciliana che considera l’assessorato regionale all’Agricoltura un luogo per produrre voti e costruire effimere carriere politiche. Solo nella Sicilia dei nostri giorni un’area agricola come la Piana di Catania e zona che si distende tra Lentini, Carlentini e Francofonte si può lasciare senza acqua o con poca acqua, regalando ad altri i primati in materia di agrumicoltura. Incredibile.

 

Durante la pandemia è aumentata la richiesta di arance. La Sicilia ha colto questa opportunità? 

Racconta a ITALIA FRUIT NEWS – il giornale dell’ortofrutta – Alessandro Cecchinato, collaboratore dell’azienda veneta Dal Bello Sife: “Bisogna premettere che durante la pandemia da Covid 19 la richiesta mondiale di agrumi è cresciuta in modo esponenziale e Paesi come L’ Egitto si sono fatti trovare pronti”. Avrebbe potuto crescere anche l’agrumicoltura siciliana, se solo si fossero risolti i problemi delle dighe che in Sicilia, in moti casi, esistono solo per raccogliere acqua e gettarla in mare! Così scopriamo che l’Egitto, in questi anni, ha investito tanto nell’agrumicoltura. Dice ancora Cecchinato: “In Europa siamo alla fine con la produzione e l’Egitto si inserisce con facilità con varietà come le Valencia. Con questa varietà, che commercializza da febbraio a maggio, parte lentamente per poi trovare campo libero e riesce ad imporre prezzi molto aggressivi. Soprattutto ad aprile, le Valencia egiziane la fanno da padrone e diversi operatori riescono a tenere il prodotto anche fino a giugno. Poi iniziano a flettere quando subentra la merce sudafricana. Quest’anno, tuttavia, il Ramadan coincide con il mese di aprile e influisce negativamente per la continuità della fornitura, perché molte attività restano chiuse. Mentre la varietà Navel, che va da dicembre a marzo, ha più difficolta perché si imbatte in una concorrenza costituita dal prodotto italiano e spagnolo”.

 

In Sicilia alto costo della manodopera e disorganizzazione irrigua tarpano le ali all’agrumicoltura  

Nell’articolo di ITALIA FRUIT NEWS si racconta che in Egitto la manodopera costa poco (e questo lo sappiamo) e che la svalutazione della sterlina egiziana facilita le esportazioni 8noi invece abbiamo l’euro, moneta ‘pesante’, moneta comune europea che è stata inventata dai tedeschi per ridurre le esportazioni italiane: ma questo non si deve dire, perché il cretinismo che va in scena in Italia dall’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica impone la storiella dell’Europa unita e bla bla bla che, di fatto, ha distrutto l’economia italiana. Insomma, per la Sicilia, per l’agrumicoltura siciliana, le speranze sono poche, nonostante gli sforzi per valorizzare l’arancia rossa. Costo della manodopera elevato, l’INPS che si intrufola ovunque per multare chi non rispetta i contratti di lavoro in agricoltura, ben spendo che dovendo pagare un operai agricolo 80 euro al giorno non c’è produzione agricola che possa competere con le produzioni africane; disorganizzazione totale in materia di irrigazione (la Sicilia dovrebbe avere solo impianti irrigui per aspersione, invece siamo ancora fermi all’irrigazione con metodi gravitazionali, cioè al tempo degli Arabi 800-900 anni dopo Cristo…). E l’assessorato regionale all’Agricoltura oggi impegnato per eleggere il nuovo Sindaco di Catania… A, dimenticavamo: meno male che abbiamo avuto un presidente della Regione che coltiva arance nel Catanese…

P. s.

Egitto, oggi, significa anche Russia e Cina, perché in questo Paese di oltre 100 milioni di abitanti alle prese con la siccità il grano arriva dalla Russia. Così, tanto per essere precisi…

Foto tratta da ITALIA FRUIT NEWS

 

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