In Sicilia si prospetta un’Estate senza acqua per l’agricoltura. A parte le proteste del Sifus il silenzio è generale

25 marzo 2023
  • Ecco come il Governo siciliano e il Governo nazionale stanno affossando l’agricoltura siciliana per fare posto ai pannelli fotovoltaici
  • Mettere in crisi l’agricoltura siciliana significa anche favorire l’importazione di prodotti agricoli-munnizza che facilitano la genesi di malattie croniche, vera e propria manna per chi produce medicine  

Ecco come il Governo siciliano e il Governo nazionale stanno affossando l’agricoltura siciliana per fare posto ai pannelli fotovoltaici

Ancora siamo a Marzo e il tempo per cominciare a fronteggiare la siccità c’è. Però va detto che i segnali che registriamo in Sicilia, al di là dei problemi dell’attuale Governo regionale, sono piuttosto negativi. Nei Consorzi di Bonifica regna la confusione. Da anni si parla di riforma di questi Consorzi. L’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino, aveva assicurato che avrebbe presentato entro Giugno la proposta di riforma del settore. Ma a quanto pare non ci sarà alcuna riforma, come leggiamo in un post del sindacato Sifus Confali. Non c’è nemmeno bisogno di chiedersi perché il Governo regionale non vuole mettere mano alla riforma: ci sono di mezzo i debiti che non si sa a chi fare pagare. I debiti risalgono alle passate gestioni, in verità piuttosto ‘allegre’ dei Consorzi di Bonifica. La Regione siciliana è senza soldi, visto che l’attuale Governo siciliano i soldi che spettano Regione li ha praticamente regalati allo Stato. Ed è anche logico: il Nord Italia, al di là delle fesserie che raccontano, è con il culo a terra e il Governo di Giorgia Meloni, nordista fino al midollo, si deve occupare del Nord. Per il Governo, il Sud e la Sicilia sono buoni solo per piazzare pannelli fotovoltaici in terra e pale eoliche in mare per fornire energia al Nord. L’aspetto, come dire?, divertente è che nel Sud e in Sicilia i cittadini che vanno ancora a votare – poco più del 40%, ormai – votano in maggioranza centrodestra, cioè lo schieramento politico che li sta ‘incaprettando’. Né va meglio con il centrosinistra, formazione politica che è antimeridionale e antisiciliana come il centrodestra. Il risultato è che Sud e Sicilia stanno andando in malora. Però da qualche tempo sembra che una ‘mano divina’ stia riequilibrando le cose, se è vero che gli amici del Nord stanno ‘annegando’ nella siccità. La giustizia idrica ed economica che gli uomini non riescono ad assicurare in terra arriva dal cielo…

 

Mettere in crisi l’agricoltura siciliana significa anche favorire l’importazione di prodotti agricoli-munnizza che facilitano la genesi di malattie croniche, vera e propria manna per chi produce medicine  

In Sicilia non ci dovrebbe essere siccità, sia perché ha piovuto, sia perché ci sono circa 50 dighe artificiali. Un’enormità, in teoria. Il problema è che tante di queste dighe sono piene di fango e l’acqua, in molti casi, è inutilizzabile o utilizzabile in minima parte. Inutile chiedere al Governo di effettuare la manutenzione picchì sinni futtino! Del resto, nella politica siciliana di oggi trionfano gli avvocati, i medici, i letterati i sociologi. Gli ‘umanisti’ e gli ‘intellettuali’ della politica siciliana non possono certo occuparsi di argomenti ‘plebei’ come dighe e acqua: non scherziamo! In più, come segnala sempre il Sifus Confali, il mancato avvio al lavoro degli operai dei Consorzi di Bonifica sta determinando la mancata manutenzione delle condutture, peraltro in molti casi già usurate dal tempo. A farne le spese saranno gli agricoltori siciliani, che cominceranno ad accorgersi della mancanza di acqua a Giugno, quando sarà difficile, se non impossibile, intervenire. Da quello che leggiamo nel post del Sifus, gli operai dei Consorzi di Bonifica sono stati avviati al lavoro a Catania e, forse, a Caltagirone e a Ragusa perché ci sono state mezze alluvioni. Per il resto, l’incoscienza e la strafottenza regnano sovrane. Né leggiamo note di protesta da parte di Confagricoltura, Cia, Coldiretti, Lega delle Cooperative e via continuando. A parte il Sifus Confali, il silenzio – su un tema che è centrale per l’agricoltura siciliana – è pressoché generale. E’ evidente che questo fa parte di una strategia precisa: ridurre la produzione agricola siciliana per costringere, da un lato, gli agricoltori a cedere – in affitto o magari vendendoli – i terreni a chi deve produrre energia fotovoltaica; dall’altro, si aprono le porte ai prodotti agricoli esteri. Ormai in Sicilia è la regola trovare pomodori cinesi o africani, passata di pomodoro a prezzi stracciati che Iddio solo sa com’è stata preparata, olio d’oliva tunisino, lenticchie canadesi al glifosato, arance spagnole o marocchine, limoni argentini, mandorle californiane, noci sudamericane, carciofi egiziani, frutta estiva rigorosamente senza sapore che non si capisce da dove arrivi, farina derivante da grano estero (grano australiano, grano canadese e persino grano che arriva dai campi di guerra dell’Ucraina) con il dubbio che venga utilizzato per pane, pizze, rosticcerie e dolci. Pensate veramente che chi oggi va in pizzeria si sofferma a pensare chi che farina è fatta la pizza e da dove arriva il pomodoro utilizzato per condire la stessa pizza? Un disastro alimentare. Per la gioia di chi produce medicine, perché la cattiva alimentazione è alla base delle malattie croniche, il grande affare delle multinazionali farmaceutiche…

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