Deceduto (opportunamente?) il collaboratore di Giustizia Armando Palmeri che aveva paura di essere ucciso

21 marzo 2023
  • Questa volta l’autopsia è stata effettuata
  • Nell’ultimo periodo Palmeri era più turbato del solito ed aveva paura di essere ucciso
  • Nella strage di Capaci il telecomando in mano a Brusca era un giocattolo
  • L’eliminazione di Vincenzo Milazzo e della sua compagna Antonella Bonomo
  • Ruolo marginale apparente della mafia e molta intelligence internazionale raffinatissima
  • Le dichiarazioni di Armando Palmeri avrebbero potuto aprire nuovi scenari?

di Andrea Piazza

Questa volta l’autopsia è stata effettuata

E’ stata eseguita ieri mattina l’autopsia sul collaboratore di giustizia ex appartenente a Cosa nostra, Armando Palmeri, presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, opportunamente disposta dalla Procura della Repubblica di Palermo guidata da Maurizio De Lucia. Richiamo l’avverbio “opportunamente” perché l’accertamento ha natura cautelare ed è finalizzato esclusivamente a comprendere le cause del decesso che sembrerebbero naturali, non presentando il corpo ed il luogo del rinvenimento (la villetta in località Partinico, contrada Bosco alla Falconeria) riscontri di violenza sul corpo e/o segni di effrazione per accedere all’interno dell’unità immobiliare. Rammentiamo che in passato, per vicende più controverse, come accaduto in seguito del rinvenimento del corpo del maresciallo Antonino Lombardo all’interno della caserma Bonsignore di Palermo, oggi rinominata alla memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nonostante nessuno avesse sentito un colpo di pistola (solo il Capitano Ultimo avvertì un rumore associabile ad un tonfo) inavvertitamente la Procura non dispose l’autopsia. Come appreso dalle notizie di stampa, il collaboratore di giustizia, già appartenente della mafia di Alcamo in qualità di autista dell’allora boss Vincenzo Milazzo avrebbe dovuto deporre Lunedì 20 Marzo 2023, cioè ieri, innanzi il Tribunale di Caltanissetta in relazione al troncone “sempre verde” riconducibile ai depistaggi istituzionalizzati non di matrice mafiosa nelle stragi del 1992.

 

Nell’ultimo periodo Palmeri era più turbato del solito ed aveva paura di essere ucciso

Ricordiamo che Armando Palmeri è stato tra i pochi collaboratori che ha dichiarato per diretta cognizione (non de relato) di avere assistito a colloqui riservati tra l’allora boss Vincenzo Milazzo ed appartenenti ai SERVIZI SEGRETI in prossimità della stagione sanguinaria stragista del 1992. E’ opportuno rammentare che il boss di Alcamo contrario alla logica delle stragi fu ucciso cinque giorni prima della STRAGE BORSELLINO e secondo altri collaboratori tre giorni dopo fu strangolata la compagna Antonella Bonomo (incinta di tre mesi). I loro corpi saranno rinvenuti un anno dopo (in forza delle dichiarazione di un collaboratore di giustizia) tra le campagne del territorio di collegamento Alcamo-Castellamare del Golfo. Nell’ultimo periodo Palmeri era più turbato del solito ed aveva paura di essere ucciso. Fuori dal programma di protezione dal mese di Aprile 2021, tramite il proprio legale di fiducia l’avvocato Luigi Ferrone, aveva chiesto l’audizione in video conferenza, ovverosia senza comparire fisicamente innanzi il tribunale nisseno, ma l’istanza era stata rigettata.

 

Nella strage di Capaci il telecomando in mano a Brusca era un giocattolo

Armando Palmeri, continuava ad utilizzare tutte le precauzioni per non essere riconoscibile, in interviste in chiaro con passamontagna e guanti. In ombra ed immagine sfumata, nel mese di Settembre 2022 aveva rilasciato un’intervista all’esperto giornalista di inchiesta Paolo Mondani, andata in onda con la trasmissione Report. Nell’intervista si richiama la rilevanza del gruppo di fuoco alcamese, composto da killer esperti nell’uso di armi da guerra, le amicizie di peso dello stesso Palmeri, come il boss Antonino Gioè, in stretto rapporto con Salvatore Riina, presente con Brusca & Company a Capaci, che aveva dichiarato a Palmeri che il telecomando in mano a Brusca era un giocattolo, confermando che altri non presenti avevano azionato il telecomando. Sin dal 1967. come riscontrabile da un’informativa dei Carabinieri, Gioè era definito “idoneo alla sicurezza e a disimpegnare particolari incarichi di natura riservata”. Sarà ritrovato morto suicida in carcere tra il 28 notte ed il 29 mattina del mese di Luglio del 1993, casualmente poche ore prima di essere sentito a verbale dopo gli attentati di Roma e Milano, e dopo due mesi da quella dei Georgofili.

 

L’eliminazione di Vincenzo Milazzo e della sua compagna Antonella Bonomo

Secondo Palmeri, logica vuole che sarebbe stato ucciso inscenato un suicidio-omicidio dai servizi segreti (rammentiamo la trave più che lo zampino nella costruzione del falso collaboratore Vincenzo Scarantino ‘DEPISTAGGI DI STATO’ l’accessibilità libera dei servizi segreti anche in regime di massima sorveglianza), apprendendo dallo stesso Gioè che era stato lui l’autore materiale dell’omicidio del suo capo, Vincenzo Milazzo, perché oppostosi alla strategia stragista, unitamente alla compagna Antonella Bonomo, parente di un appartenente ai servizi segreti. Palmeri ha ripetuto questa versione in tanti processi e solo di recente avrebbe rivelato ai magistrati della Direzione Nazionale Antimafia, l’identità di uno dei due uomini dei servizi segreti che si sarebbero incontrati con il boss Milazzo, confermando altresì la circostanza che avrebbe assistito al traffico di materiale nucleare nelle campagne di Alcamo, con probabile destinazione Nord Africa.

 

Ruolo marginale apparente della mafia e molta intelligence internazionale raffinatissima

In precedente articolo, pubblicato dopo l’arresto del boss Matteo Messina Denaro in data 18 Gennaio 2023 (che potete leggere qui) abbiamo rinverdito l’ipotesi che dietro le stragi ci potrebbe essere un ruolo marginale apparente della mafia e molta intelligence internazionale raffinatissima con l’accessoria amara considerazione che il movente individuato dalla nostra magistratura inquirente e giudicante – “la vendetta mafiosa dopo il passaggio in giudicato delle condanne in Cassazione in relazione al maxi processo” – è palesemente inidoneo, con l’aggravante che non ricercare la verità profonda indirettamente favorisce l’impunità… Sarebbe opportuno quanto meno aprire una riflessione sul piano storico, non delimitata dai limiti degli accertamenti e verità processuali, mettendo in stretta connessione gli eventi macro sistemici dopo la caduta del Muro di Berlino, ovvero l’esito degli accordi di Maastricht, il transito di taluni personaggi di rilievo dalla CIA alla FBI, l’emarginazione dei politici italiani definibili “atlantisti moderati dialoganti con il mondo arabo”, la mancata elezione di Giulio Andreotti a Presidente della Repubblica, l’avvio di Tangentopoli con l’implosione della prima Repubblica con la consapevolezza generale che la caduta del Muro di Berlino aveva squarciato la riservatezza contrapposta dei due blocchi della guerra fredda NATO-PATTO DI VARSAVIA e presumibilmente talune figure opportunamente uccise o delegittimate non avrebbero potuto minacciare una nuova realtà compatibile al neoliberismo.

 

Le dichiarazioni di Armando Palmeri avrebbero potuto aprire nuovi scenari?

In conclusione, narrata la dinamica degli accadimenti, opportunità o inopportunità della morte che potrebbe essere realmente naturale-apparentemente naturale o un omicidio assistito, ci dobbiamo porre un semplice quesito e segnatamente: le dichiarazione ed il patrimonio di conoscenza del collaboratore deceduto Armando Palmeri a distanza di oltre trent’anni sarebbero attuali e/o potrebbero costituire una minaccia funzionale e aprire nuovi scenari dinamici per individuare (almeno sotto il profilo logico) il quadro di insieme di una pianificazione esecutiva, ponendo in discussione le (in)certezze processuali acquisite dopo le stragi di mafia anche del ’92 in combine con taluni delitti eccellenti? Ai posteri l’ardua sentenza.

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano 

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