Il pistacchio di Raffadali e la grande tradizione dei gelati

7 marzo 2023
  • Riprendiamo un nostro articolo di sei anni fa sempre attuale 
  • Le tecniche di coltivazione diversa da quelle che si utilizzano a Bronte 
  • Le tradizioni legate al pistacchio di Raffadali
  • Il pistacchio a Joppolo Giancaxio 

Riprendiamo un nostro articolo di sei anni fa sempre attuale 

Riprendiamo un articolo sul pistacchio di Raffadali di se anni fa. Allora pensavamo che questa coltura, in questo centro dell’Agrigentino, facesse parte del passato. Ci sbagliavamo. Perché, come ci ha fatto notare Francesco Nocera, tra i protagonisti del rilancio del pistacchio in questa provincia, la coltura ha ripreso piede, tanto che, sei anni fa, si contavano circa 500 ettari investiti a pistacchieti. Oggi la situazione potrebbe anche essere migliorata. Rileggiamo il nostro articolo. La presenza di questa coltura è oggi una realtà importante: basti pensare ai gelati artigianali al pistacchio di queste contrade che vantano una lunga tradizione proprio a Raffadali. Nella nota gelateria di San Leone, contrada a mare di Agrigento, i gelati al pistacchio sono preparati con i pistacchi di Raffadali. In affetti, negli anni ’80 e nei primi anni ’90 del secolo passato, quando il pistacchi di Raffadali era quasi scomparso, i gelati di pistacchio ad Agrigento si preparavano con il pistacchio di Bronte (o con i pistacchi arrivati dall’estero. Oggi non è più così, se è vero che, tra gli agricoltori di queste zone, è rinata la voglia di scommettere sul pistacchio.

 

Le tecniche di coltivazione diversa da quelle che si utilizzano a Bronte 

Andiamo al nostro articolo di sei anni fa: “Oggi, ci racconta Francesco Nocera, a Raffadali e dintorni, si coltivano tre varietà di pistacchio: la Bianca napoletana, la Grattarola e la Cappuccia. Rispetto al polo produttivo di Bronte, provincia di Catania, la realtà della produzione agrigentina è più piccola (a Bronte, infatti, la coltura del pistacchio si estende per circa 2 mila e 600 ettari con un migliaia di agricoltori coinvolti). Ci sono anche differenze pedoclimatiche tra il polo di Bronte e i pistacchieti dell’Agrigentino: all’ombra dell’Etna, spiega sempre Nocera, i terreni sono per lo più asciutti, mentre a Raffadali e dintorni i terreni sono calcarei. Cambiano anche le tecniche di coltivazione. A Bronte, ci spiega Nocera, gli alberi di pistacchio si potano in modo tale da farli salire verso l’alto; mentre nell’Agrigentino si lasciano crescere in orizzontale. Queste differenze si riflettono sulle caratteristiche organolettiche dei pistacchi. Anche nella colorazione – ci racconta sempre Nocera – ci sono differenze: il nostro pistacchio è più verde, perché contiene più clorofilla”.

 

Le tradizioni legate al pistacchio di Raffadali

“I produttori di pistacchio dell’Agrigentino si stanno muovendo bene sia su fronte produttivo, sia su quello del marketing. Sul fronte produttivo lavorano per ottenere un pistacchio biologici, ovvero semi senza il ricorso ai pesticidi: e questo potrebbe essere un valore aggiunto, a patto che i controlli non si limitino, come avviene oggi con il biologico, con la semplice certificazione – che significa poco o nulla – ma con interventi doversi e più stringenti.  Si lavora anche, come già accennato, sul fronte del marketing: basti pensare, ci fa notare sempre Nocera, al gemellaggio con il passito di Pantelleria e con i rapporti con Seul e la California. Ci sono anche le tradizioni locali. Come quella delle monache di clausura del collegio di Santo Spirito, ad Agrigento, che dal mille e 200 conservano particolari tradizioni dolciarie come, ad esempio, il ‘Cus cus di pistacchio’”.

 

Il pistacchio a Joppolo Giancaxio 

C’è anche una tradizione legata ad Antonio Colonna, di Joppolo Giancaxio, piccolo centro a due passi da Raffadali, centro di grano duro e di fave, ma anche di pistacchi. Il pistacchio è una pianta che può vivere oltre 300 anni. Ebbene, Antonio Colonna, un nobile appassionato di botanica, aveva raccolto una collezione di antichi pistacchi che, purtroppo, oggi, sono andati perduti. “Di questi alberi che ci riportano nel passato – ci racconta ancora Nocera – ne è rimasto solo uno. Pensate che queste piante antiche producevano fino a 150 chilogrammi di prodotto all’anno, quando oggi la produzione di una pianta non supera i 30 chilogrammi all’anno”.

Nel 2021 il pistacchio di Raffadali ha ottenuto la certificazione DOP.

MOLTO INTERESSANTE QUESTO VIDEO SULLA PRODUZIONE DEL PISTACCHIO NELL’AGRIGENTIN DOVE SI PARLA ANCHE DI DOLCI E GELATI 

ALTRE NOTIZIE LE TROVATE SULLA PAGINA FACEBOOK DELLE CUSPIDI

E NELLA PAGINA FACEBOOK DEL PISTACCHIO DI RAFFADALI

SE VOLETE CONOSCERE DI PIU’ SU QUESTA PIANTA MILLENARIA, ORIGINARIA DELLA PERSIA, POTETE LEGGERE QUI 

Foto tratta da le Vie dei Tesori Magazine 

 

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