Quando gli inglesi con la Royal Navy liberarono l’Occidente da chi riduceva in schiavitù gli africani

3 marzo 2023
  • Un successo di civiltà ottenuto contro la feroce opposizione di Paesi come la Francia, la Spagna, il Portogallo e perfino – inizialmente – degli Stati Uniti
  • La storia del Blockade of Africa (embargo delle coste africane)

di Nota Diplomatica

Un successo di civiltà ottenuto contro la feroce opposizione di Paesi come la Francia, la Spagna, il Portogallo e perfino – inizialmente – degli Stati Uniti

“Rule (‘regna’) Britannia” è – con ‘God Save the King’ – l’inno nazionale della Gran Bretagna, particolarmente associato alla marina militare, la Royal Navy, come si desume dalla prima strofa, che recita “Rule, Britannia! Britannia rule the waves…”, cioè, ‘che regni sulle onde’ dei mari del mondo. Per 120 anni, più o meno dal 1800 al 1920, la Royal Navy esercitò un dominio praticamente incontrastato sugli oceani del globo. È stata la terribile distruzione portata dalla Prima guerra mondiale a far scivolare – prima lentamente e poi accelerando – il primato verso la United States Navy, erede effettiva del dominio marittimo britannico, ma forse mai così in assoluto come quello inglese. L’Impero britannico, con un’estensione globale tale da giustificare il luogo comune secondo cui il Sole ‘non calava mai’ sui suoi possedimenti, era controverso a quell’epoca come la sua storia lo è ancora oggi. Gli stessi dubbi venivano ovviamente affibbiati al suo principale ‘policy instrument’ su scala internazionale, la potente – e prepotente – Royal Navy. La RN però fu lo strumento attraverso il quale la Gran Bretagna, letteralmente ‘d’imperio’, decretò e poi eseguì l’effettiva abolizione del traffico internazionale degli schiavi africani, il risultato di una sorta di onda massiccia di ‘moralizzazione’ nazionale. Lo fece contro la feroce opposizione di Paesi come la Francia, la Spagna, il Portogallo e perfino – inizialmente – gli Stati Uniti, tutti grandi beneficiari del traffico, come fu lo stesso Regno Unito fino a cambiare repentinamente idea con lo Slave Trade Act del 1807, che mise al bando il commercio degli schiavi sull’oceano Atlantico.

 

La storia del Blockade of Africa (embargo delle coste africane)

La Gran Bretagna pose fine allo smercio infame attraverso il Blockade of Africa – un embargo delle coste africane – che in un primo momento riguardò solo cittadini e navi britannici, ma poi venne esteso a molte altre nazionalità, anche con l’utilizzo di mezzi diplomatici ‘pesanti’. Dal punto di vista navale, fu creato il famoso – o famigerato, a seconda da che parte si stava – West African Squadron della Royal Navy, i cui ufficiali e uomini si rivelarono poi solerti ed entusiasti collaboratori del programma abolizionista. L’Africa è grande e ha le coste lunghe in proporzione, ma l’embargo si dimostrò efficace. Le mega-multe imposte e la perdita di navi intere da parte degli schiavisti distrusse il motore economico del traffico, aiutando a ‘cambiare l’aria’ attorno al commercio degli esseri umani. Altri Paesi iniziarono a collaborare seriamente allo sforzo, anziché contrastarlo. Il West African Squadron venne sciolto nel 1870: aveva vinto. Oggi la Royal Navy è appena l’ombra di ciò che fu: il suo total displacement – il totale ‘tonnellaggio’ delle sue navi, una misura di rozza approssimazione che serve per paragonare flotte intere – è superiore alla marina francese, meno grande di quella giapponese e circa la decima parte della US Navy americana. Nessuna di queste altre marinerie ha fatto ciò che ha fatto la Royal Navy per l’Africa.

Foto tratta da La Minerva 

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