La Cina “pronta a unire le forze con la Russia per difendere con decisione gli interessi nazionali”/ MATTINALE 842

23 febbraio 2023
  • Queste parole, riportate da un canale Telegram, le ha pronunciate Wang Yi, direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Si avvicina la guerra globale?  
  • I rapporti economici tra Cina e Russia fino ad oggi
  • Che diranno i 500 milioni di abitanti dell’Unione europea davanti alla prospettiva di partecipare attivamente alla guerra tra Occidente e Russia in Ucraina?

Queste parole, riportate da un canale Telegram, le ha pronunciate Wang Yi, direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Si avvicina la guerra globale?  

“La Repubblica popolare cinese è pronta a unire le forze con la Russia per difendere con decisione gli interessi nazionali e promuovere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa in tutti i settori”. A parlare così è Wang Yi, direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. La dichiarazione la leggiamo su un canale Telegram. Parole che stupiscono un po’ – ma neanche troppo, poi, – dal momento che Wang Yi si è recato in Russia per discutere il possibile piano di pace tra la stessa Russia e l’Occidente in guerra in Ucraina. Perché scriviamo che non siamo troppo stupiti? Perché noi non crediamo – almeno fino a questo momento – che ci siano margini per discutere di una possibile pace. Ieri le televisioni ‘strillavano’ la posizione espressa dal presidente della Russia, Vladimir Putin, che avrebbe detto di essere disposto ad evitare un’ulteriore invasione per dare spazio alle trattative di pace. Ora, a parte che i russi hanno già conquistato parte dell’Ucraina, questa posizione che viene attribuita a Putin stride non soltanto con la dichiarazione di Wang Yi riportata da Telegram, ma anche con la posizione di Mosca espressa all’ONU, dove i russi hanno fatto un chiaro riferimento al possibile “uso tattico” delle armi nucleari. Tanto che il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, è intervenuto in modo molto duro: “Abbiamo sentito minacce implicite di usare le armi nucleari. Il cosiddetto uso tattico delle armi nucleari è assolutamente inaccettabile. È giunto il momento di fare un passo indietro dal baratro” (qui per esteso l’articolo de Il Fatto Quotidiano). Per la cronaca, la dichiarazione di Wang Yi fa seguito alle parole pronunciate dali portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin: “Gli Stati Uniti non hanno il diritto di tenere conferenze su possibili forniture di armi a Mosca. È la parte americana, non quella cinese, che fornisce costantemente armi al campo di battaglia. Chi invita al dialogo e alla pace, e chi distribuisce coltelli e incoraggia il confronto? Gli Stati Uniti non hanno il diritto di tenere lezioni alla Cina e non permetteremo mai agli Stati Uniti di dettare o fare pressioni sulle relazioni cino-russe” (qui un nostro articolo).

 

I rapporti economici tra Cina e Russia fino ad oggi

Per quello che registriamo, la sensazione è di trovarsi davanti a una guerra che non solo va avanti ma rischia di diventare sempre più pesante. Noi, per capire quello che sta succedendo, oltre a leggere i giornali che raccontano la guerra in Ucraina, seguiamo i report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi. I rapporti tra Cina e Russia – almeno fino a ieri – se visti dal punto di vista economico segnalano una certa cautela da parte della Cina. Da quello che sappiamo, di recente il Ministero del Commercio cinese ha incontrato i vertici delle raffinerie di petrolio cinesi indipendenti. Obiettivo: discutere gli accordi con la Russia. Nello specifico, il Ministero ha chiesto informazioni sui volumi e sui prezzi delle loro importazioni. I funzionari ministeriali cinesi hanno anche chiesto ai raffinatori se avessero incontrato ostacoli in queste transazioni. Il Governo di Pechino, insomma, vuole capire che quantità le raffinerie indipendenti potrebbero eventualmente acquistare e il loro reale fabbisogno per tali importazioni. E’ necessario notare che tali importazioni hanno fatto risparmiare agli acquirenti cinesi miliardi di dollari. Cina e India stanno acquistando il petrolio russo a forti sconti. E ovviamente qualsiasi scelta in un’economia programmata quale quella cinese va ponderata, soprattutto in relazione alle specifiche ripercussioni che detta scelta può determinare… Insomma, stando a quello che abbiamo capito leggendo i report di Puglisi, i cinesi faranno solo i propri interessi. Altra elemento da considerare è che questa attività di indagine del governo cinese arriva mentre il Parlamento si prepara per il suo congresso annuale che si terrà il mese prossimo, punto di base per la programmazione di una possibile visita di Stato in Russia da parte del presidente cinese, Xi Jinping. I funzionari del Ministero, all’inizio di Febbraio, avevano già incontrato i vertici delle raffinerie statali, per discutere della politica cinese sul commercio di combustibili raffinati. Alle raffinerie statali è stato chiesto anche se l’embargo europeo sulle esportazioni di carburante russo entrato in vigore il 5 Febbraio avesse avuto un impatto sulle esportazioni cinesi. Guardando ai numeri, la Cina ha importato 1,73 milioni di barili al giorno di greggio russo nel 2022. Questo è un aumento dell’8,3% rispetto all’anno precedente. Le più importanti raffinerie statali PetroChina e Sinopec stanno riprendendo gli acquisti di greggio russo via mare ad un prezzo scontato, dopo una breve pausa alla fine del 2022 per via dei blocchi Covid. Fino ad oggi l’approccio della Cina è stato cauto, se è vero che ha  acquistato solo carichi su base consegnata.

 

Che diranno i 500 milioni di abitanti dell’Unione europea davanti alla prospettiva di partecipare attivamente alla guerra tra Occidente e Russia in Ucraina?

Questo dal punto di vista economico. Dal punto di vista politico, le dichiarazioni di Wang Yi potrebbero annunciare una svolta non esattamente piacevole per l’Occidente. Non c’è nemmeno bisogno di aggiungere che se la Cina dovesse decidere di svolgere un ruolo attivo, anche parziale, nel conflitto in corso in Ucraina tra Occidente e Russia cambierebbe tutto. In che senso? Nel senso che a reggere il fronte occidentale in Ucraina potrebbero non bastare più gli ucraini e i mercenari assoldati dall’Occidente. Un vecchio adagio recita: “Quando la guerra arriva, arriva per tutti”. L’eventuale entrata della Cina nel conflitto in Ucraina scatenerebbe una guerra globale e accentuerebbe la possibilità di ricorso alle armi nucleari. Con molta probabilità, i politici europei che fino ad oggi, invece di cercare il dialogo con la Russia – Paese europeo a tutti gli effetti – si sono cimentati nell’invio di armi e nella formulazione di stupide sanzioni, sarebbero costretti ad entrare direttamente in guerra. Sarebbe interessante capire come reagiranno, davanti alla prospettiva di partecipare attivamente a una guerra dove si contano già 300 mila morti (ma c’è chi dice che potrebbero essere molti di più), gli abitanti di un’Unione europea antidemocratica, che ha bandito i referendum popolari perché quei pochi che sono stati celebrati hanno ‘bocciato’ regolarmente la Ue. Per non parlare degli effetti economici che la Cina è oggi in grado di provocare in un Occidente che, per una parte importante della componentistica, dipende dalla stessa Cina. Al di là di quello che raccontano i media occidentali, è l’Occidente che sta andando ad infilarsi, a grandi falcate, in un tunnel con pochissime vie d’uscita.

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