Utilizzare donne cerebralmente morte come uteri in affitto: la proposta arriva dalla Norvegia

11 febbraio 2023
  • Non è il freddo che gioca brutti scherzi, se è vero che la proposta è stata argomentata su una nota rivista scientifica
  • Perplessità su una scienza senza limiti

Non è il freddo che gioca brutti scherzi, se è vero che la proposta è stata argomentata su una nota rivista scientifica

Utilizzare le donne morte cerebralmente come uteri in affitto? Ormai la scienza va a ruota libera e dalla Norvegia arriva questa idea ‘innovativa’. Per la precisione, dall’Università di Oslo. Una proposta illustrata in un articolo pubblicato dalla rivista Theoretical Medicine and Bioethics (qui l’articolo). Il titolo dell’articolo è: Whole Body Gestational Donation (Donazione gestazionale di tutto il corpo). Per dirla in parole semplici, i corpi delle donne in stato vegetativo dovrebbero essere utilizzati come madri surrogate per dare al mondo figli. Per fortuna – e meno male! – che per potere utilizzare il corpo di una donna cerebralmente morta per dare vita a un figlio si prevede il consenso anticipato. Nell’articolo di ipotizza di utilizzare questo metodo non soltanto per aiutare le donne senza figli, ma anche per eliminare le gravidanze, che sono sempre rischiose e andrebbero “eradicate”.

 

Perplessità su una scienza senza limiti

Quando abbiamo letto questo articolo sulla rete ci è sembrato si trattasse di qualche esagerazione. Così abbiamo effettuato una piccola ricerca sulla rete per verificare la presenza di questa notizia sui giornali. Così abbiamo verificato che la notizia si può leggere su vari mezzi di informazione. Ne ha scritto Il Messaggero, ilSussidiario.net, il Quotidiano d’Italia, La Verità, Il Primato Nazionale. Di quest’ultimo giornale i ha colpiti un passaggio dell’articolo che ha dedicato a tale argomento con riferimento ad uno studio di una ventina di anni fa dove si ipotizzava di utilizzare i corpi delle donne in uno stato vegetativo persistente (Pvs) “fino a quando l’ectogenesi — la crescita dei bambini in uteri artificiali — non diventerà una realtà. Per chi fosse a digiuno di termini medici – leggiamo sempre nell’articolo – la Pvs è uno stato in cui i pazienti non mostrano segni di percezione e comunicazione o consapevolezza di sé. Poiché il tronco encefalico non è colpito, i pazienti in Pvs possono ancora essere in grado di respirare da soli e mostrare di possedere alcune forme di coscienza, tra cui aprire gli occhi, sperimentare cicli sonno-veglia o modificare le proprie espressioni facciali. Statisticamente vi sono possibilità di riprendersi da uno stato vegetativo”. Per questo motivo lo studio norvegese ritiene che sia più “problematico incubare i bambini in donne affette da Pvs: è remotamente possibile che questi possano riprendersi” (qui per esteso l’articolo de Il Primato Nazionale). Si offende qualcuno se diciamo di essere perplessi e anche un po’ spaventati?

Foto tratta da Il Messaggero 

 

 

 

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