In Liguria c’è il festival di Sanremo, in Sicilia abbiano il festival degli ascari che stanno svendendo la nostra Isola

10 febbraio 2023
  • Così come in Italia stanno vendendo ITA e Telecom, in Sicilia venderanno gli aeroporti di Palermo e di Catania 
  • Il ‘caso’ Rocco Forte
  • Le tre isolette in vendita 
  • L’acqua dei Monti Sicani finita agli svizzeri della Neslté
  • La Lidl alla conquista della Sicilia 
  • I sali potassici siciliani ai tedeschi? 
  • Chi sfrutterà gli zolfi siciliani? 

Così come in Italia stanno vendendo ITA e Telecom, in Sicilia venderanno gli aeroporti di Palermo e di Catania 

La Sicilia è ancora dei siciliani? E’ noto che l’Unione europea dove l’Italia è finita ‘intrappolata’ sta provando – e ci riuscirà – a strappare agli imprenditori italiani la gestione delle spiagge. Fino ad ora i Governi italiani sono riusciti a rinviare i bandi europei. Ma è solo questione di tempo: quando la gestione delle spiagge italiane verrà messa a bando una buona parte delle stesse spiagge del Belpaese finirà in mani estere, probabilmente tedesche. A meno che la guerra in Ucraina non faccia saltare l’Unione europea. C’è già un’offerta per la Telecom. E siamo certi che l’attuale Governo italiano di Giorgia Meloni, che si è presentato agli elettori dicendo che avrebbe difeso la cosiddetta “italianità”, cederà Telecom a qualche gruppo estero. Anche in questo caso, è solo questione di tempo. L’Alitalia – passando ai cieli italici – è stata smantellata. E la società che ne ha preso il posto – ITA – sta per essere venduta ai tedeschi. I cieli ci riportano alla Sicilia. Prima dell’esplosione della pandemia la politica siciliana ascara ha cercato di vendere gli aeroporti di Palermo e di Catania. Il Coronavirus a Rna ha fermato l’operazione. Ma ora si torna a parlare di questa vendite. La Sicilia è una colonia e le colonie non possono mantenere la proprietà di due importanti aeroporti. Anzi, di quattro aeroporti, perché ci sono pure gli aeroporti di Comiso e di Trapani.  Li vogliono vendere e li venderanno. La probabili vendite degli aeroporti di Catania e di Palermo (e di Trapani e Comiso) sono soltanto quattro dei tanti esempi di ‘pezzi’ della nostra Isola quasi pronti per essere ceduti non al migliore offerente, ma a chi avrebbe già deciso di prendersi, pezzo dopo pezzo, la Sicilia, lasciando ai siciliani il ruolo di camerieri in casa loro. Come ora proveremo a raccontare, gli esempi vendite-svendite sono tanti: alcuni ‘pezzi’ di Sicilia sono già stati ‘opzionati’ (o già ceduti e non ci hanno detto niente?) alla fine degli anni ’80 del secolo passato; in altri casi si tratta di ‘cessioni’ recenti’; in altri casi ancora sono ‘cessioni’ in corso d’opera. I casi di ‘cessioni’ passate che ancora non si sono materializzate hanno storie a parte. I casi di ‘cessioni’ passate già materializzatesi, anche recenti, e i casi futuri vengono fatti passare per “imprenditori stranieri che investono in Sicilia”. In realtà, si tratta di bugie.

 

Il ‘caso’ Rocco Forte

Eclatante il caso del Resort di Rocco Forte realizzato lungo la costa al confine tra Sciacca e Ribera, provincia di Agrigento, dove i proprietari del citato Resort sono diventati, di fatto, i titolari di un tratto di costa! Nella Prima Repubblica questo non era consentito. Chi scrive è originario di Sciacca e ricorda che quando, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, un noto gruppo veneto realizzò i quattro alberghi in un tratto di costa ad est della città (peraltro con i fondi della Regione) mai e poi mai si impossessarono del tratto di spiaggia. Ma erano altri tempi. A differenza di quanto avviene oggi, la politica siciliana – e i sindaci dell’epoca – certe cose non le consentivano. Oggi invece assistiamo alla vendita di ‘pezzi’ di Sicilia sul modello di quanto hanno fatto in Grecia. Ma tutto viene fatto con ‘naturalezza’, come se l’ascarismo (la svendita della Sicilia, a cominciare dall’Autonomia siciliana) fosse ormai non prerogativa dei politici siciliani ‘ascari’, ma anche della società siciliana poco attenta a certi accadimenti. Tragicomiche le motivazioni che stanno alla base della programmata cessione della società che gestisce degli aeroporti di Catania di Palermo: ci vogliono nuovi investimenti che la realtà catanese e la realtà palermitana non sono in grado di sostenere (?) e bla bla bla. Quindi per fare arrivare questi ‘investimenti’ si consegna l’aeroporto di Fontanerossa ai privati magari pure non siciliani: una scelta molto ‘intelligente’ e, soprattutto, lungimirante… Idem per l’aeroporto di Palermo. Va da sé che, quando venderanno gli aeroporti di Catania e di Palermo, venderanno, contemporaneamente, gli aeroporti di Comiso (nel ‘pacchetto’ con l’aeroporto Fontanarossa di Catania) e di Trapani (nel ‘pacchetto’ con l’aeroporto Falcone-Borsellino, già Punta Raisi, di Palermo). Non ci credete? Accettiamo scommesse.

 

Le tre isolette in vendita 

Da qualche anno di parla della vendita di tre isolette della Sicilia. La notizia l’ha raccontata qualche anno fa il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli. Così come la pandemia ha bloccato la vendita degli aeroporti siciliani, la pandemia ha bloccato anche la vendita delle tre isolette. Tranquilli: anche in questo caso è solo questione di tempo. E anche in questo caso i politici siciliani ascari che lavorano sottotraccia per questi ‘nobili’ obiettivi hanno già pronta la musichetta: la vendita servirà per lo sviluppo economico della Sicilia, si creeranno posti di lavoro e via continuando con le fesserie. Ma quali sono le isolette che finiranno nelle mani dei privati, quasi sicuramente non siciliani? In vendita sarebbe Isola delle Femmine, isolotto a due passi da Palermo che è sede di una Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana. La cosa non deve stupire. La Regione siciliana è l’unico caso italiano in cui le Riserve naturali sono state affidate alle Associazioni ambientaliste che, invece di controllare la Regione, prendono soldi dalla stessa Regione per gestire le Riserve naturali! Di fatto, le Associazioni ambientaliste sono diventate le vere ‘padrone assolute’ delle Riserve naturali della Sicilia. Il ‘caso’ del Resort che il gruppo tedesco Adler ha realizzato al confine con la Riserva naturale di Torre Salsa, in provincia di Agrigento, ha messo a nudo una vicenda incredibile: ovvero gli ambientalisti che gestiscono la Riserva di Torre Salsa che con un atto amministrativo avevano dato il placet alla realizzazione del Resort! Dopo le polemiche l’autorizzazione degli ambientalisti venne ritirata. Ma ormai il resort c’è. Tornando alle isolette siciliane in vendita ci sono anche l’isola di Santa Maria, una delle tre isolette dello Stagnone di Marsala, altra Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana e l’isoletta di Capo Passero, dalle parti di Porto Palo di Pachino, in provincia di Siracusa. E’ difficile pensare che chi conta di acquistare queste isolette lo farà per tutelare l’ambiente. Con molta probabilità, l’obiettivo è la speculazione turistica e, di conseguenza, la privatizzazione di questi ‘pezzi’ di Sicilia. Finiranno in mani non siciliane? E’ quello che vedremo.

 

L’acqua dei Monti Sicani finita agli svizzeri della Neslté

Fa storia a sé l’acqua dei Monti Sicani. Per decenni è stata l’acqua degli agrigentini. Ma è finita nelle mani della svizzera Nestlé. E agli agrigentini? Per loro c’è l’acqua gestita dai privati. E, tra questi ultimi, sembra ci siano anche quei politici agrigentini che hanno avallato la gestione dell’acqua dei Monti Sicani – l’Acqua Vera, per capirci – agli svizzeri della Nestlé! ‘Ascarismo’ con doppio salto mortale (con la rete sotto, perché anche con un’inchiesta giudiziaria in corso sono, come si dice in questi casi, caduti in piedi…). E’ noto che l’Amaro Averna – per decenni gloria e vanto dell’economia siciliana – non è più siciliana ormai da qualche anno. Lo stesso discorso vale per la Vini Corvo, Azienda regionale in attivo che è stata venduta a un gruppo del Nord Italia. Perché la Regione ha venduto un’Azienda vinicola che era un pezzo di storia della Sicilia? Bisognerebbe chiederlo al centrosinistra che tra fine degli anni ’90 e i primi del 2000 governava la Regione siciliana…Anche i Pantani della Sicilia Sud orientale sono stati venduti naturalmente ai tedeschi.

 

La Lidl alla conquista della Sicilia 

La svendita della Sicilia passa anche dalla presenza, nella nostra Isola, di marchi della Grande distribuzione organizzata che non la Sicilia non hanno nulla a che spartire. Per avere in cambio che cosa? A quanto pare, grandi esercizi commerciali internazionali per vendere ai siciliani prodotti non siciliani. Basti pensare ai tedeschi della Lidl, che in Sicilia contano già su una cinquantina di punti vendita e che, a Palermo, sono persino riusciti ad aprire un centro commerciale a due passi dall’ormai defunto mercato storico della Vucciria. Già, la Vucciria, un mercato storico di Palermo che è stato distrutto nel silenzio generale. Tutto questo si lega all’altra grande tema che I Nuovi Vespri affronta spesso: la perdita, da parte della Sicilia, della sovranità alimentare. Ovvero l’attacco concentrico portato all’agricoltura siciliana per smantellarla e vendere ai siciliani prodotti che con la Sicilia non hanno nulla a che vedere. A partire proprio dall’agroalimentare.E’ sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo con il grano duro, coltura d’elezione del Sud Italia, che viene sostituto con il grano duro estero di pessima qualità, spesso a base di glifosato. Problema che non riguarda solo il grano duro, ma un po’ tutti i prodotti agricoli, dal latte ai formaggi, dagli ortaggi alla frutta. La dimostrazione della morte della cosiddetta Dieta Mediterranea in Sicilia, oggi stravolta globalizzazione dell’economia. Tre esempi su tutti della farsa che è diventata la Dieta Mediterranea non soltanto in Sicilia ma in tutta l’Italia: pasta, pane e altri derivati prodotti con grano estero al glifosato e alle micotossine al posto del grano duro meridionale e siciliano; pomodoro che arriva dalla Cina; olio d’oliva che arriva dalla Tunisia; frutta, ortaggi e verdure che arrivano dal Nord Africa e da dove capita.

 

I sali potassici siciliani ai tedeschi? 

C’è anche il sottosuolo siciliano. Alla fine degli anni ’80 i tedeschi – così si racconta – avrebbero deciso di prendersi le miniere di sali potassici della Sicilia. Vero? Falso? A Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliano, i sali potassici siciliani furono al centro dell’allora deputato regionale di Alleanza Nazionale, Guido Virzì. Che citò una società austriaca. Dalla fine degli anni ’80 ad oggi – quando chiuse i battenti la miniera di Pasquasia, in provincia di Enna, uno dei pochi esempi di sfruttamento della kainite contenuta nel sottosuolo siciliano (dalla kainite si estrae il solfato di potassio) – la Regione siciliana non ha nemmeno provato ad avviare l’estrazione di sali potassici. Perché? Forse perché i Sali potassici del sottosuolo siciliano non sono più siciliani? Gli austriaci – quante strane combinazioni – li ritroviamo nella Adler, il gruppo che, come già ricordato, ha realizzato il Resort a Torre Salsa. Austriaci e tedeschi. Abbiamo già accennato agli interessi della Lidl in Sicilia. Ma i tedeschi sono piombati in Sicilia nel 2016 prendendosi una parte di terreni limitrofi alla Riserva naturale di Vendicari, provincia di Siracusa. Guarda caso, questa zona si trova a due passi dall’isolotto di Capo Passero, oggi in vendita…

 

Chi sfrutterà gli zolfi siciliani? 

Chiudiamo con lo zolfo siciliano, già in crisi ai tempi di Luigi Pirandello. Lo zolfo è una ricchezza. E in Sicilia ce n’è ancora tanto. Sì, ce n’è ancora tanto, ma in Sicilia con le miniere di zolfo facciamo musei… Tutto questo mentre il Canada e l’India esportano zolfo in tutto il mondo. E mentre altri Paesi cominciano a puntare su questi minerale. L’estrazione e la lavorazione dello zolfo è in aumento in tutto il Pianeta. Gli studi rivelano che la produzione di zolfo aumenterà nei prossimi anni ed è destinata a diventare una dei principali commerci del mondo. E dello zolfo della Sicilia che ne sarà? Chi lo sfrutterà?

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