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A Febbraio stop ai prodotti petroliferi russi con il risultato che il gasolio in Italia arrivera a 2,6 euro al litro?/ MATTINALE 908

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  • Al festival di Sanremo – con la partecipazione di Zelensky – si accompagnerà una nuova puntata del festival delle demenziali sanzioni alla Russia. Non è che in Italia  il costo del gasolio arriverà a 2,6 euro al litro?
  • Bolsonaro era riuscito a portare il Brasile in alleanza con la Cina. Ora aspettiamo di capire cosa farà il ‘comunista-americanizzato’ Lula vincitore delle strane elezioni presidenziali. Il Paese resterà nel BRICS in alleanza con la Cina o passerà con gli americani?  
  • La “Comunità internazionale che appoggia l’Ucraina” da quali ‘numeri’ è sostenuta?
  • Mentre la Russia sta piegando l’Occidente in Ucraina, in Europa si comincia a riflettere sul gasdotto tra Lutuania e Lettonia saltato in aria. Non è che ci prenderemo qualche dispiacere per i gasdotto del Mediterraneo secondo il principio che quando la guerra arriva arriva per tutti? 

Al festival di Sanremo – con la partecipazione di Zelensky – si accompagnerà una nuova puntata del festival delle demenziali sanzioni alla Russia. Non è che in Italia  il costo del gasolio arriverà a 2,6 euro al litro?

Ci sono tre notizie legate tra di loro. La Russia che sta umiliando l’Occidente nella guerra in Ucraina, l’embargo sui prodotti petroliferi raffinati della Russia che scatterà a Febbraio e il presidente dell’Ucraina, Zelensky, invitato al festival di Sanremo. Tre notizie che, lette insieme, ci danno la misura dei problemi che incombono sull’Europa e, in particolare, sull’Italia. Tre notizie che ci dicono non solo che siamo nel pieno di una guerra e di una crisi economica ma che la guerra e la crisi economica sono destinate ad aggravarsi. La guerra che è in corso in Ucraina non è la guerra tra Russia e Ucraina ma la guerra tra la Russia e il cosiddetto Occidente industrializzato. Al netto delle ambiguità della Germania – ambiguità che ogni giorno che passa fanno sempre più innervosire i vertici degli Stati Uniti d’America – l’Unione europea è coinvolta in prima persona in questa guerra. Ricordate cosa scrivevano i giornali occidentali a Marzo e ad Aprile dello scorso anno? Che la Russia sarebbe fallita entro l’Estate del 2022, che Putin era pazzo e malato e che lo avrebbero presto sostituito e che al suo posto sarebbe arrivato un nuovo leader accomodante verso l’Occidente. Ebbene, siamo a metà Gennaio del 2023 e la Russia non solo non è fallita ma, di fatto, è sostenuta da tanti Paesi che non si riconoscono più nei valori dell’Occidente americanizzato. Se oggi guardiamo alla realtà – i voti espressi dai vari Paesi del mondo all’ONU ma non solo – ci accorgiamo che l’Occidente è un’esigua minoranza condannata dalla storia rispetto al resto del mondo in evoluzione.

 

Bolsonaro era riuscito a portare il Brasile in alleanza con la Cina. Ora aspettiamo di capire cosa farà il ‘comunista-americanizzato’ Lula vincitore delle strane elezioni presidenziali. Il Paese resterà nel BRICS in alleanza con la Cina o passerà con gli americani?  

Noi scriviamo spesso dei Paesi del BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che lavorano al progetto di una moneta alternativa al dollaro statunitense. Ebbene, ormai la struttura e la linea politica ed economica del BRICS va aggiornata. Non si capisce che fine farà il Brasile, Paese che l’ex presidente Bolsonaro, con grande coraggio, aveva staccato dall’Occidente per allearsi con la Cina. La risposta degli americani non si è fatta attendere. Hanno fatto riemergere dalle nebbie del passato – un passato oscuro e non edificante – l’ex presidente ‘comunista’ Lula facendogli vincere, in un modo o nell’altro, le elezioni presidenziali (ormai i Democratici americani, dopo l’esperienza delle presidenziali del loro Paese del Dicembre 2020, sono specializzati in brogli elettorali tra voti ‘postali’ e voto elettronico, con corollario delle magistrature compiacenti). Mezzo Brasile è in rivolta contro gli americani che oggi appoggiamo Lula, con la solita disinformazione occidentale che racconta di “rivolte fasciste contro Lula”. In realtà, i brasiliani non vogliono tornare sotto il giogo americano. Ma come fa adesso il ‘comunista’ americanizzato Lula a dire che il Brasile è tornato alleato del dollaro statunitense? E infatti tace. Volendo, in Brasile si verifica quello che va in scena nell’Unione europea con il PSE, il Partito Socialista Europeo, formazione politica ridotta a ‘scendiletto’ delle multinazionali e degli ‘scienziati’ europeisti in queste ore impegnati a convincere i cittadini europei a mangiare insetti: lo schifo della schifo dello schifo.

 

La “Comunità internazionale che appoggia l’Ucraina” da quali ‘numeri’ è sostenuta?

Ma se gli americani, in modo maldestro, stanno provando a portare fuori dall’orbita cinese il Brasile con una sorta di colpo di Stato elettorale (cosa che stanno cercando di fare anche in Perù, dove il presidente socialista Pedro Castillo è stato destituito con un altro colpo di Stato), cresce il numero di Paesi che non ne vogliono più sapere degli USA e del dollaro. Quasi tutta l’Africa sta con la Cina (ad eccezione dei 14 Paesi africani ancora oggi ‘prigionieri’ della Francia), idem il Medio Oriente e l’Asia e naturalmente India, Russia e Sudafrica. Quando le televisioni occidentali raccontano della “Comunità internazionale che appoggia l’Ucraina” viene da sorridere, perché si tratta, alla fine degli Stati Uniti, del Canada, dell’Australia, del Giappone e dell’Unione europea e qualche altro Paese di ‘scappati di casa’. Messi tutti insieme, i Paesi della “Comunità internazionale che appoggia l’Ucraina” arrivano a malapena a un miliardo di abitanti rispetto agli 8 miliardi di abitanti del Pianeta Terra. E’ in questo scenario che si inseriscono le sanzioni dell’Occidente alla Russia. Basta gas russo all’Occidente? E il gas russo finisce in Cina e in India. Basta petrolio russo all’Occidente? E il petrolio russo finisce in Cina, in India e in altri Paesi non allineati al dollaro americano. A Febbraio, come già ricordato, scatterà l’embargo ai prodotti petroliferi russi. Non c’è nemmeno bisogno di dire che tali prodotti petroliferi verranno acquistati da altri Paesi del mondo. Sanzioni demenziali, quelle dell’Occidente alla Russia. Sanzioni che, viste dall’Europa, fanno ridere e piangere: fanno ridere perché i russi non perdono nulla, fanno piangere perché – è il caso dell’Italia – è già previsto che il gasolio, a fine Febbraio, costerà 2,6 euro al litro, al netto di eventuali speculazioni sui prezzi dei carburanti, che in Italia sono la regola (potrebbe spuntare anche un prezzo maggiore). E mentre l’economia italiana cola a picco, tra dubbi sull’emissione di Btp per finanziare lo Stato e la follia del Governo di Giorgia Meloni che ha deciso di fare ‘cassa’ eliminando gli sconti fiscali sui carburanti e, di conseguenza, facendo aumentare il prezzo di benzina e gasolio, l’Italia del festival di Sanremo si accinge a ospitare il presidente dell’Ucraina Zelensky, che ne approfitterà per chiede altri soldi e altre armi, richiesta che finirà di affossare l’Italia e l’Unione europea (con o senza insetti nei piatti).

 

Mentre la Russia sta piegando l’Occidente in Ucraina, in Europa si comincia a riflettere sul gasdotto tra Lutuania e Lettonia saltato in aria. Non è che ci prenderemo qualche dispiacere per i gasdotto del Mediterraneo secondo il principio che quando la guerra arriva arriva per tutti? 

La Russia, da parte sua, procede con la propria strategia. Il presidente Putin ha fatto sapere che le Regioni dell’Ucraina filorusse liberate dai nazisti sono ormai della Russia. Punto. Se l’Occidente non accetterà i nuovi confini dell’Ucraina la guerra continuerà. Il racconto dell’Occidente è che la Russia ha invaso l’Ucraina. Questo è vero solo in parte. In realtà sono stati gli americani che, nel 2014, hanno effettuato un colpo di Stato in Ucraina per mettere a capo di questo Paese un proprio fantoccio. Operazione condotta dall’amministrazione dei Democratici di Barack Obama. I Democratici americani pensavano di vincere le elezioni presidenziali del 2016 e di proseguire verso la Russia. Ma nel 2016, a sorpresa, le ultime elezioni presidenziali regolari le ha vinte Donald Trump, ex Democratico passato nel Partito Repubblicano. Per quattro anni i Dem americani si sono dovuti fermare e per vincere le elezioni presidenziali del Dicembre 2020 si sono inventati i voti ‘postali’ e altri imbrogli. Nel Febbraio dello scorso anno l’America del Democratico Joe Biden ha fatto esplodere la guerra in Ucraina provocando la Russia con la storia della stessa Ucraina pronta a entrare nella NATO. In realtà, gli Stati Uniti hanno aperto il fronte di guerra in Ucraina (e anche altri fronti di guerra in altre aree del mondo) per difendere l’area del dollaro insidiata dai cinesi. Questi ultimi erano anche riusciti a tirare dalla propria parte l’Unione europea con l’impegno di pagare in euro una mega-fornitura di gas acquistato dagli stessi cinesi dalla Russia. Operazione ‘sgamata’ dagli statunitensi che hanno costretto l’Unione europea a schierarsi contro Cina e Russia. Il problema, per gli americani e, in generale, per l’Occidente, è che la guerra in Ucraina la stanno perdendo. Proprio in questi giorni i russi hanno aggiornato la strategia di guerra: ai continui bombardamenti alle centrali elettriche e agli acquedotti si sono aggiunte le guerre di posizione in vari punti per conquistare piano piano lì una città, là il controllo delle sponde di un fiume e via continuando. Nel frattempo si è materializzato un attentato a un gasdotto che collega Lituania e Lettonia. Sarà un avvertimento all’Europa ‘schiacciata’ sull’Ucraina, della serie, attenti ai metanodotti che, passando per il Mediterraneo, portano il gas del Nord Africa (alleato della Cina e della Russia) nel vecchio Continente?

Foto tratta da Qualenergia

 

 

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