La ‘macchina del sospetto’ sull’arresto di Matteo Messina Denaro serve solo a rafforzare i mafiosi e lo Stato italiano ‘parallelo’

17 gennaio 2023
  • La cultura del sospetto non ha mai portato nulla di buono  
  • Mafia, camorra e ‘ndrangheta: i ‘regali’ degli anglosassoni al Regno delle Due Sicilie trasferiti in Italia nel 1860 e mai debellati 
  • I due Stati italiani

La cultura del sospetto non ha mai portato nulla di buono  

Arrestato il boss Matteo Messina Denaro, è già in azione, con la precisione di un’equazione chimica, la macchina del sospetto. Il pezzo forte è l’ex fiancheggiatore, Salvatore Baiardo, che una decina di giorni fa, nel corso di una trasmissione televisiva, aveva previsto tutto. E che dire della clinica privata ‘La Maddalena’ di Palermo? Si trova a poche centinaia di metri dalle sedi della Dia, di un Commissariato di Polizia e di una Caserma dei Carabinieri. Possibile che…? Era in cura da un anno, anzi da due anni e nessuno sapeva? Anzi no. Anzi sì. Hanno trovato il suo covo a Campobello di Mazara: sì, ma le armi non ci sono e non c’è nemmeno la cassaforte che si trovava nel covo non perquisito di Totò Riina: mizzica! Nella clinica era sempre con il telefonino cellulare tra le mani e scambiava messaggi con tutti. La latitanza di 30 anni è troppo lunga per essere normale, è stato protetto dall’alto. E’ un altro capitolo della trattativa tra Stato e mafia. Ci fermiamo qui, ma si potrebbe continuare. Che dire? Non possiamo essere accusati di non essere ‘complottisti’: da quando siamo in rete abbiamo sempre scritto che la trattativa tra Stato e mafia c’è sempre stata e non è iniziata nei primi anni ’90 del secolo passato ma va in scena da quando Garibaldi è arrivato in Sicilia. Siamo convinti che sono in corso cambiamenti climatici ma non escludiamo che ci sia qualche ‘manina’ che accentui i disastri climatici di qua e di là, se non altro perché, nella seconda metà degli anni ’80, abbiamo vissuto e raccontato (eravamo già giornalisti) il lancio nel cielo di razzi allo ioduro di argento proprio dalla Sicilia. La ‘laurea con 110 e lode’ in ‘complottismo’ ce la siamo guadagnati alla fine di Dicembre del 2020: quando abbiamo letto che una multinazionale americana aveva sperimentato il ‘vaccino’ per combattere il virus SARS-COV-2, responsabile della pandemia, abbiamo detto subito che un Coronavirus ad Rna non si può sconfiggere con i vaccini! Siamo a tutti gli effetti ‘complottisti’ ma ci rifiutiamo di associarci alla girandola dei sospetti che sta montando rispetto all’arresto di un grande boss della mafia.

 

Mafia, camorra e ‘ndrangheta: i ‘regali’ degli anglosassoni al Regno delle Due Sicilie trasferiti in Italia nel 1860 e mai debellati 

Perché non ci convincono i sospetti? In primo luogo perché il sospetto, per definizione, è qualcosa di diverso dal dubbio. Il sospetto è mancanza di fiducia, spesso immotivata e altrettanto spesso non suffragata da elementi razionali: una condizione che, talvolta, degenera in tesi preconcette. Il dubbio, invece, è una condizione di incertezza che spinge alla ricerca della verità, senza tesi preconcette. Il sospetto ci riporta alla Santa Inquisizione, il dubbio alla laica quanto difficile ricerca della verità. Ecco, la nostra sensazione è che nella vicenda dell’arresto di Matteo Messina Denaro il sospetto stia prevalendo sul dubbio, in una sorta di dialettica dell’oscurantismo. Un già visto che finisce per ‘esaltare’ lo Stato italiano nella sua versione di politica-politicante, sminuendo il lavoro degli inquirenti costretti ad affrontare un ‘nemico’ insidioso che non ha certo esitato, quando lo ha ritenuto opportuno, ad eliminare fisicamente magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine. Personaggi anche importanti hanno sostenuto e sostengono che la mafia sia nata con l’unità d’Italia. Non siamo molto d’accordo. La mafia era già presente nella provincia di Trapani nel 1838, descritta in una relazione dall’allora Procuratore del Regno, Pietro Calà Ulloa: “Vi ha in molti paesi delle unioni o fratellanze, specie di sette, che dicono partiti, senza colore o scopo politico, senza riunione, senza altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni ora di far esonerare un funzionario, ora di difenderlo, ora di proteggere un imputato, ora d’incolpare un innocente. Sono tante specie di piccoli Governi nel Governo. La mancanza della forza pubblica ha fatto moltiplicare il numero dei reati! Il popolò è venuto a tacita convenzione coi rei. Così come accadono i furti, escono i mediatori ad offrire transazione pel ricuperamento degli oggetti involati. Il numero di tali accordi è infinito. Molti possidenti perciò han creduto meglio divenire oppressori che oppressi, e s’inscrivon nei partiti…”. Nel 1860 la criminalità organizzata – che non era presente solo in Sicilia ma anche in altre aree del Regno delle Due Sicilie, criminalità che il Borbone cercava di debellare – entra dentro i gangli del nascente Stato italiano per mezzo degli anglosassoni che hanno prima creato e foraggiato la criminalità organizzata nel Regno delle Due Sicilie e poi finanziato e sostenuto l’impresa dei Mille: è noto a tutti, infatti, che Garibaldi è stato sostenuto in Sicilia dalla mafia e a Napoli dalla camorra. “Mafia, camorra e ‘ndgrangheta – si legge nel blog di Federico Dezzani – sono società segrete paramassoniche, inoculate dagli inglesi all’inizio dell’Ottocento per destabilizzare il Regno delle Due Sicilie e trasmesse all’Italia post-unitaria per minare lo Stato e castrarne la politica mediterranea…”. E così è stato: basti pensare all’assassinio di Enrico Mattei, che non era certo simpatico a inglesi e americani! E non è certo l’unico caso.

 

I due Stati italiani

Dal 1860, in Italia – ora sotto traccia, ora in modo palese, com’è avvenuto nel 1992 – si sono sempre fronteggiati due Stati: uno sfuggente e nascosto, legato comunque a settori della politica italiana ma con riferimenti d’oltreoceano; e l’altro fatto da uomini dello Stato italiano, rispettosi dello Stato di diritto, che in tanti casi sono stati uccisi. La dialettica dell’oscurantismo che comincia ad ‘avvolgere’ con il sospetto l’arresto di Matteo Messina Denaro finisce con l’accreditare lo Stato sfuggente e nascosto, che ancora una volta sarebbe stato abile a ‘consegnare’ il grande boss e quindi ‘vincente’; mentre sminuisce il ruolo dello Stato di diritto e di chi da anni lavora per fare un po’ di luce sui misteri italiani. Con questo schema – che alcuni interpretano anche in buona fede – non andiamo da nessuna parte. Anzi continuiamo a inoculare nella società una forma di ‘pessimismo cosmico’ che rafforza lo Stato sfuggente e nascosto. Per certi versi è un paradosso: la forza di una società sana che cerca di ribellarsi a una sorta di ‘Malasignoria’ occulta finisce con il dare linfa a coloro i quali la stessa società sana cerca di combattere! Così continuando il ‘regalo’ che gli anglosassoni hanno fatto all’Italia nel 1860 continuerà ad esistere. Magari per tornare a eliminare chi proverà a capire e a fare capire.

Foto tratta da CanicattiWeb

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