Sul Titanic

Palermo piange la morte di Biagio Conte il missionario laico sempre vicino agli ultimi

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  • E’ volata in Cielo una delle poche anime nobili del capoluogo siciliano. Un ricordo del 1997 
  • Insopportabili le “passerelle” dei potenti della città  

E’ volata in Cielo una delle poche anime nobili del capoluogo siciliano. Un ricordo del 1997 

E’ morto Biagio Conte. Una delle poche anime nobili di Palermo è volato in Cielo. Per ricordarlo comincio con un ricordo. Correva l’anno 1997. Avevamo fondato con alcune amiche e alcuni amici l’Inchiesta Sicilia. Il periodico andava in edicola ogni 15 giorni. Allora la rete non aveva sostituito la carta stampata. La formula del quindicinale non era di moda ma per noi era obbligata, perché per fare un settimanale ci volevano risorse che non avevamo. Una mattina, nella redazione di Palermo di via Carducci – un miracolo di quel grande amico che per me è stato Arrigo Pasquini, amico di un avvocato che ci diede questa bellissima sede gratis – Patrizia mi disse: “Ho deciso di intervistare Biagio Conte”. E chi è?, chiesi. “Una persona unica – mi rispose-. Pensa che è figlio di una famiglia benestante di Palermo. Ha donato tutto ai poveri e ha fondato una comunità che si occupa degli ultimi”. “Ma chi è un nuovo San Francesco?”, risposi a Patrizia. “In effetti è a San Francesco che si ispira”. Ero io a ‘passare’ gli articoli e debbo dire che l’intervista a questo personaggio fino a quel momento a me sconosciuto mi colpì. Tutta la mia ormai lunga attività di giornalista l’ho vissuta e, grazie a Dio, la vivo ancora a Palermo. Ma di personaggi come Biagio Conte non ne avevo mai visti prima di allora. Nei primi anni ’80, da giornalista alle prime armi, avevo scritto dell’esperienza del Coceme, grandi persone per bene – quasi ‘marziani’ per la politica di una ‘Città cannibale’ come Palermo – che si erano messi in testa di convincere il Consiglio comunale e i Sindaci dell’epoca a stornare una parte dei fondi comunali – che allora erano piuttosto copiosi – per i poveri e per gli ultimi. Ricordo ancora il Consiglio comunale di Palermo di quegli anni, dove la stragrande maggioranza degli allora 80 consiglieri comunali considerava quasi un’eresia stornare denaro pubblico dai “fini istituzionali” (la spiegazione di questi “fini istituzionali” la lascio alla vostra immaginazione…) per occuparsi dei poveri, dei senza casa, in una parola degli ultimi. Oggi, ai Democristiani – soprattutto se li paragono ai politici di oggi – riconosco tanti meriti. Ma anche qualche limite. E tra questi limiti – mi riferisco ai Democristiani di Palermo e, in parte, della Sicilia – quello di non avere mai capito né l’esperienza di Una Città per l’Uomo (con la ‘declinazione’ di Università per l’Uomo), né l’esperienza del Coceme.

 

Insopportabili le “passerelle” dei potenti della città  

Nel 1997, mentre ‘passavo’ per l’Inchiesta Sicilia l’intervista a Biagio Conte pensavo che sì, aveva ragione Patrizia, l’esperienza di questo personaggio era diversa, molto diversa rispetto ad altre. Nel corso degli anni, da cittadino prima che da giornalista, ho seguito il grande lavoro fatto da Biagio Conte e dai suoi amici e sostenitori che non l’hanno mai abbandonato. Quando parlo degli amici di Biagio Conte non mi riferisco ai potenti che in questi ultimi giorni hanno fatto passerella per finire immortalati con lui nelle fotografie di rito ‘strillate’ qua e là. Mi riferisco alle persone semplici, umili, di cuore che hanno sempre sostenuto lo sforzo sovrumano di un uomo mite ma sorretto da una forza e da una determinazione che non mi sono mai sembrate di questo mondo. Nel corso degli anni il lavoro di Biagio Conte e di chi è stato sempre vicino a lui si è arricchito e ha arricchito Palermo di nuove esperienze: dopo la “Missione di Speranza e Carità” di via Archirafi sono arrivate “La Cittadella del povero e della speranza”, realizzata nell’ex caserma di via Decollati, e “La Casa di Accoglienza femminile”, che ha trovato sede in via Garibaldi, a due passi dalla chiesa della Magione, opera dedicata a donne e mamme con bambini. Un gigante, Biagio Conte, in una città dove indifferenza e affarismo sono state e sono le note dominanti. Ma dove ci sono anche tante persone che, nel silenzio, lontano dai riflettori, si dedicano agli ultimi. Penso al grande lavoro svolto dalla Caritas, penso alle parrocchie impegnate in questo tempo di povertà crescente a sostenere tantissime famiglie in difficoltà con sacrifici enormi. Penso a Nino Rocca, che ho conosciuto da ragazzo, negli anni del Coceme, sempre in prima fila in difesa degli ultimi, dagli anni della pedofilia a Ballarò alla mafia nigeriana a Palermo. Penso a Tony Pellicane, tra le poche persone che si dedicano ai senza casa di Palermo senza seguire le mode politiche del momento, come invece fanno certe sigle sindacali, pronte a tacere se governa la sinistra e a ergersi a paladini degli ultimi se la città è amministrata dal centrodestra. E penso, ovviamente, a Biagio Conte, alla sua incrollabile volontà. Ricordo il 2012, o forse il 2013. Allora ero a una delle mie prime esperienze nell’on line, con il quotidiano Link Sicilia. C’erano da pagare le bollette e Biagio Conte e i suoi sostenitori, tanto per cambiare, erano stati lasciati soli dalla politica cittadina che già allora si ‘svuccazziava’ con la “Missione” di qua e la “Missione” di là. Peccato che per convincere questi politici a ‘cacciare’ i soldi per pagare le bollette della “Missione” bisognava inseguirli a uno a uno di qua e di là. Da oggi Biagio Conte non c’è più e a Palermo non verrà a mancare la “goccia nell’oceano”, ma mancherà proprio l’oceano.

Foto tratta da Avvenire 

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