La storia della diga siciliana di Pietrarossa tra Agira e Mineo che dagli anni ’50 ad oggi è rimasta un miraggio/ MATTINALE 896

21 dicembre 2022
  • Diga Pietrarossa, Schifani: “Pubblicata gara per i lavori, dopo 25 anni non sarà più un’incompiuta”
  • Storia di un’opera pubblica la cui realizzazione va avanti da oltre 60 anni
  • Le contestazioni del mondo dell’archeologia 

Diga Pietrarossa, Schifani: “Pubblicata gara per i lavori, dopo 25 anni non sarà più un’incompiuta”

“Un altro passo avanti verso il completamento della Diga di Pietrarossa, la più grande incompiuta del sistema idrico siciliano. Dopo il via libera, qualche settimana fa, da parte del mio Governo, al progetto definitivo, adesso è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea e su quella italiana la gara per i lavori con un investimento complessivo di 82 milioni di euro. Un’infrastruttura strategica per lo sviluppo economico della nostra Isola, sia in termini occupazionali per tutto l’indotto, sia per i benefici che gli agricoltori della Piana di Catania avranno una volta concluso il cantiere”. Lo dice il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani. Che aggiunge: “Sono soddisfatto perché finalmente si sblocca un’opera ferma da 25 anni. Ringrazio il commissario straordinario Ornella Segnalini, nominata dal presidente del Consiglio dei ministri per gli interventi di completamento dell’infrastruttura, per l’impegno profuso e la collaborazione prestata”.

 

Storia di un’opera pubblica la cui realizzazione va avanti da oltre 60 anni

In realtà, la realizzazione di questa diga, dislocata tra i Comuni di Agira e Mineo, va avanti da oltre 60 anni. Fa parte di uno schema idrico della Sicilia approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nel 1959. La diga dovrebbe servire per irrigare le colture della Piana di Catania, agrumi, carciofi e via continuando. Il progetto e la realizzazione di quest’opera sono sempre stati sofferti. Il progetto è stato modificato nel 1969, ma lo Stato non lo ha mai finanziato con gli interventi ordinari. E’ stata l’Agenzia per il Mezzogiorno (che aveva preso il posto della Cassa per il Mezzogiorno), nel 1988, a finanziare l’opera con un investimento di 144 miliardi di lire, inserendola in uno degli otto schemi idrici della Sicilia. Grazie soprattutto all’impegno profusa dal presidente della regione siciliana dell’epoca, Rino Nicolosi. Nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica tutto si è complicato. Scrive Wikipedia: “I lavori furono appaltati al raggruppamento Lodigiani-COGEI ed iniziarono nel 1989 per interrompersi una prima volta nel 1993 a causa di una frana sulla spalla destra; nel 1995 inoltre furono rilevate alcune lesioni sulla struttura e il gruppo di imprese chiese un ulteriore finanziamento di 20 miliardi di lire sostenendo che tali danni fossero stati causati dal terremoto di Carlentini del 1990. Una successiva inchiesta della Procura di Caltagirone avrebbe appurato che i danni erano stati causati da errori nella costruzione della diga e che quindi le imprese stavano tentando di truffare lo Stato. I lavori ripresero nel maggio 1997 dopo l’approvazione di un progetto di sistemazione e completamento su prescrizioni del Servizio nazionale per le dighe con un’ulteriore spesa di 43 miliardi di lire e al raggruppamento Lodigiani-COGEI subentrò Imprepar-Impregilo Partecipazioni; i lavori si fermarono nuovamente nel mese di ottobre in seguito al sequestro giudiziario del cantiere da parte della Procura di Enna, che indagava per abuso e rifiuto d’atti d’ufficio oltre che deturpamento di bellezze naturali e archeologiche. Durante i lavori erano infatti stati rinvenuti alcuni reperti archeologici di epoca romana. Contestualmente all’interruzione dei lavori Imprepar avviò una causa per il risarcimento dei danni che secondo una sentenza del Tribunale di Catania ammonterebbero a 4,7 milioni di euro. Al momento dell’ultima interruzione i lavori avevano portato ad un completamento pari al 95%”.

 

Le contestazioni del mondo dell’archeologia 

Da anni quest’opera è oggetto di contestazioni. Motivo: avrebbe occupato aree archeologiche. Proprio per salvaguardare i beni archeologici ne è stata più volte chiesta la demolizione. Il problema è che la diga, tra alti e bassi, è ormai avanti nei lavori. Qualcuno ha scritto che i lavori sono stati completati al 95%. Diciamo che chi lo dice è piuttosto ottimista, considerato che la Diga di Pietrarossa, mettiamola così, è l’equivalente idraulico della strada a scorrimento veloce Nord-Sud, la ‘mitica’ Mistretta-Gela che è in costruzione dagli anni ’50 del secolo passato… Insomma, stiamo parlando delle due opere pubbliche più ‘incompiute’ della Sicilia. Dopo un tira e molla – demolirla o completarla? – nel 2017 è stato deciso di completarla. Con quali soldi? In Sicilia, ormai da un ventennio, vanno di moda gli appalti eterni di strade, autostrade, ferrovie e Tram. Tutte opere pensate per drenare montagne di denaro pubblico senza arrivare mai al completamento. Basti pensare che mentre da decenni vanno avanti i lavori delle ‘nuove’ Palermo-Agrigento, Agrigento-Caltanissetta e le infinite manutenzioni sull’autostrada Palermo-Catania è stata finanziata l’autostrada Catania-Ragusa. opera che dovrebbe impegnare le ‘intelligenze-appaltizie’ almeno per i prossimi venti anni… C’era la volontà di completare tale opera, ma non c’erano i soldi. Alla fine, per la diga di Pietrarossa, arriverà un finanziamento a valere sui fondi del Pnrr. Come già ricordato, 82 milioni di euro. Oggi è l’unico dato numerico certo. Infatti se mettiamo insieme il primo finanziamento dell’Agenzia per il Mezzogiorno nel 1988 e i finanziamenti successivi nessuno saprà mai quanto sta costando questa benedetta diga. Dicono che sarà completata nel 2025. Voi ci credete? Nei primi anni ’80 chi scrive muoveva i primi passi nel mondo del giornalismo e si diceva che la strada Nord-Sud sarebbe stata completata in tempi brevi…

Foto Regione siciliana 

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