Siccità e fame costringono l’Africa ad importare mais geneticamente modificato

19 novembre 2022
  • Succede in Kenya, come scrive nel suo report l’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi. Fine del mito dell’alimentazione africana indenne dalle diavolerie genetiche?  
  • Il Governo del Kenya ha revocato il divieto decennale di coltivazione e importazione di Ogm. Fine di un’epoca? 
  • I consumatori italiani lo sanno che il nostro Paese è pieno di vegetali Ogm e relativi derivati? 

Succede in Kenya, come scrive nel suo report l’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi. Fine del mito dell’alimentazione africana indenne dalle diavolerie genetiche?  

“‘U mortu ‘nsigna a chianciri”, recita un vecchio proverbio siciliano. Chi non ha mai conosciuto il dolore lo prova quando viene a mancare una persona a lui molto cara. In effetti, qualche lacrima non sembra esagerata nel commentare la notizia che il mais geneticamente modificato è sbarcato anche in Africa. E’ noto che gli Organismo geneticamente modificati, da anni, danno luogo a un dibattito molto acceso: c’è chi dice che non bisogna temerli e chi, invece, dice che fino ad oggi non si conoscono gli effetti, che potrebbero essere non piacevole per l’organismo umano. In ogni caso, stando a quanto leggiamo nel report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, il mais geneticamente modificato è arrivato in Kenya. “Dall’Africa – scrive Puglisi – il Kenya importerà il suo primo mais geneticamente modificato, ha affermato il segretario del gabinetto per il commercio, mentre il governo cerca di alleviare la carenza di cibo causata dalla peggiore siccità del Paese degli ultimi 40 anni”.

 

Il Governo del Kenya ha revocato il divieto decennale di coltivazione e importazione di Ogm. Fine di un’epoca? 

L’Africa di oggi affronta una grande emergenza – la siccità e anche gli effetti della guerra in Ucraina che, vuoi o non vuoi, ha ridotto l’arrivo di cereali dalla Russia e dall’Ucraina. E’ noto che, ad Agosto, dopo oltre cinque mesi di guerra, con la mediazione dell’ONU e della Turchia, è stato aperto il corridoio umanitario nel Mar Nero proprio per far transitare il grano, l’olio di girasole e altri prodotti freschi e trasformati ucraini, corridoio umanitario che è stato prorogato per altri quattro mesi. Ma vuoi perché la Russia, per con tutta la buona volontà, essendo impegnata in una guerra contro tutto l’Occidente industrializzato che fornisce soldi e armi all’Ucraina, vuoi perché nei primi mesi di apertura del corridoio umanitario gli europei – con grande spirito di ‘solidarietà’ – si sono preso il grano ucraino, vuoi perché la siccità in alcuni Paesi Africa, quest’anno, non ha dato tregua, l’emergenza non consente di respingere i prodotti agricoli geneticamente modificati. “I media locali – leggiamo sempre nel report di Puglisi – hanno riferito che Nenerdì il Kenya autorizzerà l’importazione esentasse di 10 milioni di sacchi di mais nei prossimi sei mesi e per la prima volta includerà mais geneticamente modificato. Le importazioni saranno le prime da quando il mese scorso il presidente William Ruto ha revocato un divieto decennale sulla coltivazione e l’importazione di colture geneticamente modificate, che le autorità sperano possano migliorare i raccolti e la sicurezza alimentare mentre milioni di persone affrontano la fame. Le piogge annuali sono mancate in Kenya, Etiopia e Somalia nelle ultime quattro stagioni, costringendo 1,5 milioni di persone a lasciare le loro case in cerca di acqua e cibo altrove”.

 

I consumatori italiani lo sanno che il nostro Paese è pieno di vegetali Ogm e relativi derivati? 

Per completezza d’informazione va detto che il mais geneticamente modificato e anche altre colture Ogm sono molto più presenti di quanto noi immaginiamo. Un esempio per tutti: l’Unione europea, sulla carta, è sempre stata molto cauta sugli Ogm. In Italia sono in teoria vietati. Ma è solo ipocrisia, perché l’80% circa degli allevamenti di animali europei fanno largo uso di mais e soia Ogm. A parte gli allevamento in biologico – che non è possibile ricorrere agli Ogm – la carne, il latte e i derivati del latte, piaccia o no, sono in qualche modo legati a vegetali Ogm che l’Europa importa. Non è un mistero che l’Unione europea importa tanto mais e tanta soia Ogm. Per non parlare di alcuni Paesi europei dove gli Ogm – per esempio le patate – esistono e vengono commercializzate già da tempo. Lo stesso discorso non si può dire dell’Africa, se è vero che l’attenzione verso questi problemi, almeno in alcuni Paesi di questo Continente, è sempre stata maggiore rispetto all’ipocrisia che va in scena nell’Unione europea. Ci sono Paesi africani, ad esempio, che non importano grano canadese perché in Canada, è noto, almeno nelle aree fredde e umide, per far maturare il grano si ricorre al glifosato in pre-raccolta: e gli africani, a differenza degli europei, non vogliono portare sulle loro tavole derivati del grano al glifosato! Ma oggi alcuni di questi Paesi, causa fame, sono costretti a ‘sciropparsi’ il mais Ogm!

Foto di prima pagina tratta da Avvenire    

 

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