In Sicilia gli appalti infiniti per autostrade e ferrovie si stanno applicando anche alle opere per la tutela dell’ambiente?/ MATTINALE 828

29 ottobre 2022
  • Negli ultimi vent’anni in Sicilia non è stata completata nemmeno una grande opera pubblica, tra autostrade e ferrovie. Questo modo di operare si sta applicando anche alle opere per la tutela dell’ambiente, se è vero che una pioggia di media intensità provoca allagamenti?  
  • Va dato atto al passato Governo regionale di Nello Musumeci di aver impegnato tante somme per fronteggiare dissesto idrogeologico e problemi legati all’ambiente. Chi sta monitorando la realizzazione di tali opere? Quante di queste grandi opere sono state completate?   
  • Il canale di gronda di Catania: i tempi di realizzazione verranno rispettati o finirà come il collettore (mancato) di Palermo? 

Negli ultimi vent’anni in Sicilia non è stata completata nemmeno una grande opera pubblica, tra autostrade e ferrovie. Questo modo di operare si sta applicando anche alle opere per la tutela dell’ambiente, se è vero che una pioggia di media intensità provoca allagamenti?  

 

Un comunicato della Regione siciliana ci fornisce l’opportunità per provare ad affrontare un tema piuttosto complicato: la realizzazione, in Sicilia, di opere pubbliche legate alla tutela dell’ambiente. Sappiamo tutti che fine hanno le strade e le autostrade e le linee ferroviarie che dovrebbero essere realizzate nella nostra Isola. Parlano i fatti: la Caltanissetta-Agrigento non è ancora stata completata, non parliamo della Palermo-Agrigento; i lavori sull’autostrada Palermo-Catania non finiscono mai; idem l’autostrada Siracusa-Gela. Evitiamo anche i commenti sulla Nord-Sud, la strada a scorrimento veloce Mistretta-Gela, i cui lavori vanno avanti da circa 70 anni! Sul fronte ferroviario il Passante di Palermo è in corso di realizzazione da quasi 15 anni e adesso c’è l’ennesimo intoppo nella fase finale; nel capoluogo siciliano c’è anche la folle chiusura dell’Anello ferroviario che nessuno sa da chi verrà gestito. Non parliamo della Circumetnea di Catania i cui lavori vanno avanti da decenni. Meglio tacere sui raddoppi ferroviari: ce ne sono alcuni attesi dagli anni ’50 del secolo passato! Non c’è bisogno di aggiungere molto sullo stato delle ferrovie in Sicilia: sono ciò che sono e sono sotto gli occhi di tutti. Ormai siamo rassegnati: in Sicilia autostrade e ferrovie sono appalti eterni, tanti Achilli Piè veloci che non raggiungeranno mai le rispettive tartarughe: sono grandi appalti tipo i rotoloni di carta che non finiscono mai! Gli operai che lavorano agli appalti stradali e ferroviari della Sicilia vanno in pensione dopo decenni di lavori… Gli appalti stradali e ferroviari, in Sicilia, durano ma non completano un bel nulla. Oggi l’unica soluzione seria per collegare Trapani, Palermo e Catania tra di loro sono compagnie aeree di terzo livello: e non stiamo scherzando.

Va dato atto al passato Governo regionale di Nello Musumeci di aver impegnato tante somme per fronteggiare dissesto idrogeologico e problemi legati all’ambiente. Chi sta monitorando la realizzazione di tali opere? Quante di queste grandi opere sono state completate?   

 

Fin qui quello che sappiamo di strade e ferrovie in Sicilia. La nostra sensazione è che questo metodo si stia trasferendo anche alle opere per la tutela dell’ambiente. In questi anni il passato Governo regionale di Nello Musumeci ha finanziato tante opere per fronteggiare il dissesto idrogeologico. E’ un fatto positivo e gliene abbiamo dato atto. Ma chi sta realizzando queste opere? Una volta in Sicilia operava l’Azienda Foreste Demaniali per la Regione Siciliana. Negli anni ’70 e negli anni ’80 del secolo passato ha realizzato tante opere di sistemazione idraulica e forestale. Allora le opere di tutela dell’ambiente si realizzavano. Molte erano giuste e alcune erano sbagliate (per esempio, la ‘cementificazione’ dei letti dei fiumi, come avvenuto con le Fiumare del Messinese). Nel complesso, gli uffici della Regione siciliana funzionavano. Con l’avvento dell’ottuso modello liberista tutto deve passare nelle mani dei privati. La pessima riforma dell’Azienda Foreste siciliana operata dal Governo di Raffaele Lombardo tra il 2009 e il 2012 ha provocato un mezzo disastro. Oggi tutto va in appalto, anche le opere di sistemazione idraulica e forestale. Questo sta avvenendo nel mezzo di cambiamenti climatici pesanti, tra siccità e alluvioni. Sarebbe interessante sapere quante delle opere di tutela dell’ambiente avviate dal Governo Musumeci nel 2018 sono state completate e quanti corsi d’acqua sono stati regimati. La nostra sensazione? Si appaltano le opere e poi cala il silenzio. Chi controlla che vengano effettuate? Non se ne potrebbe occupare la Protezione civile regionale? L’unica cosa che sappiamo, ad oggi, è che quando arrivano le piogge di media intensità – com’è avvenuto lo scorso anno nel Catanese e nel Siracusano e com’è avvenuto nelle scorse settimane a Trapani – gli allagamenti, o mezze alluvioni sono quasi matematiche. Attenzione: gli eventi andati in scena lo scorso anno a a Catania e nel Catanese e nel Siracusano, e le piogge di qualche settimana fa a Trapani non sono affatto eventi estremi: sono piogge di media forza, con qualche punta di alta intensità. Le piogge estreme sono un’altra cosa e sono molto più devastanti!

Il canale di gronda di Catania: i tempi di realizzazione verranno rispettati o finirà come il collettore (mancato) di Palermo? 

 

Andiamo al comunicato del Governo regionale: “Un team di professionisti, che fa capo alla Omniservice Engineering di Aragona, è già al lavoro per pianificare le opere di completamento del canale di gronda della città di Catania. Si tratta del cosiddetto ‘Collettore b’ destinato a raccogliere le acque a monte per poi smaltirle correttamente in mare. L’intervento, non appena sarà ultimato il progetto esecutivo, potrà immediatamente essere realizzato. A entrare in azione sarà il Consorzio Stabile Medil di Benevento che, contestualmente, si è aggiudicato i lavori per un importo di 32 milioni di euro. E’ questo il risultato della gara espletata dalla Struttura contro il dissesto idrogeologico, guidata dal presidente della Regione siciliana, Renato Schifani. Tempi che inevitabilmente si accorceranno, dunque, grazie all’appalto integrato al quale hanno fatto ricorso gli uffici diretti da Maurizio Croce. I lavori dovranno essere completati in tre anni”. Già ci cominciamo a preoccupare, perché la formula “i lavori verranno completati entro…” abbiamo cominciato a leggerla con Agenda 2000 a partire dal 2001. Ma di grandi opere iniziate in quegli anni e completate ne abbiamo visto solo un paio: il completamento dell’autostrada Palermo-Messina che un anno dopo cominciava a cadere a pezzi e la bonifica dell’area portuale a Palermo, completata in parte: ancora aspettiamo il completamento dei lavori del collettore di Palermo: altra opera infinita, e le tante opere ‘in divenire’ (eterno?) nel porto di Palermo. Torniamo al comunicato su Catania: “Il doppio responso del bando porta oramai a un passo dal traguardo inseguito invano per oltre trent’anni. L’opera, fondamentale per la raccolta delle acque meteoriche provenienti dai paesi che si trovano alle falde dell’Etna, fu infatti pensata già nel 1989, ma fino a oggi è rimasta una grande incompiuta nonostante gli allagamenti provocati dal canale Buttaceto, le cui straripanti piene vengono favorite proprio dall’assenza, nell’area nord occidentale del territorio etneo, di un adeguato sistema di convogliamento che ne impedisca il sovraccarico d’acqua. «E’ un impegno – dice il presidente Schifani – che la Regione sta portando avanti nel modo più celere possibile per archiviare definitivamente una interminabile stagione di pericoli, danni e disagi. Con quest’opera, attesa da oltre trent’anni, saranno impediti i devastanti allagamenti che hanno più volte interessato la zona industriale. Su questa linea proseguiremo, attraverso la Struttura contro il dissesto idrogeologico, in ogni altra porzione del territorio siciliano dov’è necessario ristabilire condizioni di sicurezza e ridare serenità ai cittadini». Intanto, sul Buttaceto e i terreni adiacenti sono già in corso indagini che adesso saranno comparate e condotte in sinergia con le verifiche avviate dai progettisti che stanno lavorando al “Collettore b”. Ciò aiuterà a individuare le migliori soluzioni tecniche da adottare in fase di esecuzione delle opere. Le acque che saranno intercettate dalla nuova conduttura – che si snoderà dal quartiere di San Giovanni Galermo verso il Comune di Misterbianco – troveranno sbocco nel torrente Cubba, emissario finale del sistema fognario pluviale. Saranno realizzate anche alcune vasche di laminazione per aumentare la capacità di accumulo e innalzare ancora di più il livello di sicurezza delle fabbriche dislocate nell’area industriale, ridotta spesso in passato a un enorme pantano”. Siamo sicuri che, da qui a tre anni, non sorgeranno intoppi? Conserviamo questo MATTINALE a futura memoria…

P.s.

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