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Con l’attuale politica Sicilia e agricoltura siciliana non andranno da nessuna parte /MATTINALE 798

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  • Il prezzo del grano cresce in tutto il mondo tranne che in Sicilia
  • “Come posso competere con i carciofi egiziani, pomodori cinesi o olio d’oliva tunisino che si vendono ad un prezzo che, se va bene, è pari alla metà dei nostri prodotti agricoli grazie ai costi esigui di manodopera che hanno loro e, per di più, non controllati a livello di fitofarmaci usati?”
  • L’assessorato regionale all’Agricoltura, ovvero il ‘Castello’ di Kafka
  • In Sicilia c’è chi il grano duro non lo vende più e lo utilizza come mangime per gli animali
  • E la politica siciliana? Benissimo. Elette al Parlamento nazionale, con i voti dei siciliani, quattro donne del Nord Italia… 

Il prezzo del grano cresce in tutto il mondo tranne che in Sicilia

Qualche giorno fa abbiamo segnalato uno degli effetti della guerra in Ucraina in agricoltura, ovvero l’aumento dei prezzi di grano e mais nei mercati internazionali. E se il prezzo del grano duro, nel mercato di Foggia, varia da 49 a 50 euro al quintale, in Sicilia il prezzo del grano duro non va oltre i 42-43 euro con una tendenza verso il basso. Ieri abbiamo puntato i riflettori sul prezzo del pane in Europa, che rispetto all’Agosto dello scorso anno è cresciuto del 18%. La spiegazione è semplice: la crisi energetica ha determinato un aumento dei costi per i fornai che, inevitabilmente, si riflette sul prezzo del pane. Va notato che questo scenario – dove più, dove meno – colpisce gli agricoltori che hanno sì usufruito di un aumento del prezzo di vendita del grano (anche in questo caso, dove più, dove meno), ma scontano anche un aumento dei costi di produzione che vanifica la stessa crescita del prezzo del grano: aumento del prezzo delle sementi, aumento del costo dei concimi, aumento del costo del gasolio agricolo e aumento (in pratica, un raddoppio) del costo della mietitrebbiatura. In Sicilia i problemi sono maggiorati da una speculazione al ribasso sul prezzo del grano. E la politica che fa? Scrive Cosimo Gioia, agricoltore, produttore di grano duro nell’entroterra della Sicilia: ”

“Come posso competere con i carciofi egiziani, pomodori cinesi o olio d’oliva tunisino che si vendono ad un prezzo che, se va bene, è pari alla metà dei nostri prodotti agricoli grazie ai costi esigui di manodopera che hanno loro e, per di più, non controllati a livello di fitofarmaci usati?”

“In questa campagna elettorale, correggetemi se mi sbaglio, non ho sentito parlare nessun candidato, di Agricoltura e dei problemi specifici del settore. Per carità, bollette, Reddito di cittadinanza, Salario minimo e quant’altro. Argomenti rispettabilissimi ed importanti ma niente che riguardi la globalizzazione selvaggia del mercato, dell’importazione di grano duro dal Canada’, dei concimi e fitofarmaci triplicati, del gasolio agricolo… niente di niente… Ma se io il Salario minimo non lo posso pagare, se viene approvato, per evitare di essere accusato di ‘Capolarato’ posso solo chiudere… Se non posso competere con i costi (INPS, Salario minimo e costi di produzione sopracitati, etc) che faccio? Come posso competere con i carciofi egiziani, pomodori cinesi o olio d’oliva tunisino che si vendono ad un prezzo che, se va bene, è pari alla metà dei nostri prodotti agricoli grazie ai costi esigui di manodopera che hanno loro e, per di più, non controllati a livello di fitofarmaci usati? Penso che anche Jacobs perderebbe i 100 metri se dà 50 metri di vantaggio all’avversario… Non ne hanno parlato sia a livello nazionale che regionale… E’ per di più, il prezzo del grano duro continua a scendere… Chi ha una risposta me la dia per favore”.

L’assessorato regionale all’Agricoltura, ovvero il ‘Castello’ di Kafka

Il problema è che non c’è una risposta, perché in Sicilia non esiste una politica agricola. In Sicilia c’è solo la spartizione dei fondi della Politica Agricola Comune (PAC) che potrebbe benissimo non essere mediata dalla Regione siciliana, che con la sua burocrazia, spesso, crea solo problemi. Emblematico, nei mesi scorsi, il ‘caso’ kafkiano della presunta ‘innovazione’ della procedura per ottenere il gasolio agricolo, con tanti agricoltori che non riuscivano a dialogare con l’assessorato regionale all’Agricoltura che troppo spesso somiglia al ‘Castello’ del celebre scrittore di Praga. Negli ultimi cinque anni l’assessorato regionale all’Agricoltura è stato appannaggio di Forza Italia, a nostro avviso uno dei peggiori partiti politici presenti nella nostra Isola, forza politica che vive di clientelismo spicciolo allo stato puro: precari, gestione – ovviamente clientelare – della pubblica amministrazione e ‘ammennicoli’ vari. Per gli amici di Forza Italia l’assessorato all’Agricoltura deve ‘produrre’ voti. Non siamo così ingenui da opporci drasticamente a questo sistema, perché sarebbe una battaglia contro i mulini a vento. Ma almeno qualcosa di diverso e concreto, oltre il clientelismo, si potrebbe anche avere. Invece se andiamo a leggere i comunicati stampa degli ultimi cinque anni diramati dagli assessori all’Agricoltura di Forza Italia troviamo parole altisonanti che annunciano la divisione di contributi per OCM e altri fondi europei. Al massimo, qualche comunicato che plaude alle autorità che hanno sequestrato qualche centinaio di chili di prodotti agricoli di dubbia provenienza. Tutto questo – tanto per fare un esempio – in un Paese dove il 90% circa delle olive da olio viene prodotto da Puglia, Calabria e Sicilia, mentre tutto il mercato dell’olio extra vergine italiano è controllato dal Nord Italia dove – a parte Liguria e Toscana peraltro con coltivazioni di olivo poco estese rispetto a quelle del Sud Italia – gli alberi di olivo si contano sulla punta delle dita!

In Sicilia c’è chi il grano duro non lo vende più e lo utilizza come mangime per gli animali

Cosimo Gioia vuole una risposta: e noi gliela diamo, la risposta. Marsala è una cittadina da sempre operosa. Lo era già nel 1860, quando arrivò Garibaldi protetto da inglesi, massoneria e mafia per consegnare la Sicilia ai piemontesi. Marsala è, da sempre, una delle realtà siciliane più importanti per l’agricoltura siciliana. Ma fino a che punto gli agricoltori marsalesi contano sulla Regione siciliana? Durante questa doppia campagna elettorale siamo rimasti colpiti da quello che ci hanno raccontato alcuni agricoltori siciliani, che ormai si tengono lontani dallo Stato e dalla Regione. “Fino a quando ce la faremo a pagare le tasse e i costi di produzione resteremo nel mercato, quando non ce la faremo più – e con la crescita dei costi di produzione ormai ci siamo – produrremo per noi”. Alcuni titolari di aziende agricole e zootecniche della nostra Isola non vendono più da anni il grano duro che producono, che utilizzano come mangime per gli animali (mentre, se andiamo ad approfondire la questione, scopriamo che sulle tavole dei siciliani finiscono pasta e pane prodotti con grani esteri, magari canadesi!). Il latte che producono lo vendono solo a produttori locali di formaggi di fiducia, perché le grandi aziende, spesso, si prendono il latte e non lo pagano. Un agricoltore ci ha raccontato che, insieme con altri agricoltori, in Estate organizzano un servizio antincendio. Ci ha spiegato che non ce l’hanno con gli operai forestali. Il problema è che, questi ultimi, spesso, si presentano con mezzi antincendio che cadono a pezzi: “Facciamo prima noi a spegnere gli eventuali incendi – ci ha detto -. basta solo organizzarsi”.

E la politica siciliana? Benissimo. Elette al Parlamento nazionale, con i voti dei siciliani, quattro donne del Nord Italia… 

La metafora di una politica siciliana che ormai è totalmente sganciata dai bisogni reali della popolazione è rappresentata dall’elezione, nella nostra Isola, di tre donne che non hanno nulla a che vedere con la Sicilia. Marsala ha eletto al Parlamento nazionale la fidanzata di Berlusconi, Marta Fascina, supponiamo per ‘rilanciare’ l’agricoltura di questa cittadina… A Gela sono state elette Stefania Craxi e Michela Brambilla. Per carità, tre donne intelligenti e brave. Ma cosa c’entrano con la Sicilia? Cosa c’entrano con i problemi della nostra Isola? Cosa c’entrano con la politica siciliana? E dove sono state elette? Nel partito che, negli ultimi cinque anni, ha gestito l’assessorato regionale all’Agricoltura, Forza Italia. Queste tre signore – ribadiamo: rispettabilissime – non hanno vinto i seggi in un gioco a premi: sono state votate ed elette in tre collegi uninominali da migliaia di cittadini siciliani. Così come nel PD – questa volta nel proporzionale – migliaia di siciliani hanno eletto Annamaria Furlan. Quattro donne del Nord Italia elette al Parlamento nazionale in Sicilia. Ecco la risposta al nostro amico Cosimo Gioia: se la politica in Sicilia è questa, i siciliani che si attendono qualcosa dalla politica non hanno alcuna speranza.

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