Gli Stati Uniti proveranno a strappare la Siberia con le sue immense ricchezze (e i suoi misteri) a russi e cinesi?

21 settembre 2022
  • Tre anni fa l’autore della Nota Diplomatica ha anticipato quanto sta accadendo oggi nel mondo tra Stati Uniti, Russia e Cina
  • La Siberia larga 6mila km e più grande dell’intera Europa e del Brasile messi insieme.
  • Il mistero delle ricchezze minerarie 
  • Nel 2016 l’elezione del Repubblicano Donald Trump alla casa Bianca sconvolge i piani dei Democratici
  • Pensare che oggi la Cina abbandoni la Russia per consentire agli americani – e quindi alle multinazionali – di occidentalizzare la Russia e di prendersi la Siberia con tutte le sue immense e in larga parte ancora sconosciute risorse è da stupidi

Tre anni fa l’autore della Nota Diplomatica ha anticipato quanto sta accadendo oggi nel mondo tra Stati Uniti, Russia e Cina

Questo articolo del nostro amico che ogni settimana ci onora con la sua Nota Diplomatica è esattamente del Settembre di tre anni fa. La pandemia di Coronavirus era in incubazione ma non era ancora esplosa. E, soprattutto, non c’era la guerra in Ucraina. L’articolo riguarda la Siberia e i rapporti tra Cina e Russia che, oggi, sono molto diversi rispetto a tre anni fa. Leggiamo insieme la Nota Diplomatica di tre anni addietro: “Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Stalin poteva contemplare con sufficienza, dall’alto in basso, Mao Tse-tung, un ‘compagno’ un po’ disgraziato con gli occhi a mandorla. Pare comunque che Mao avesse un’ottima opinione del russo. Gli fece visita a Mosca nel 1949 – un po’ da supplicante – in occasione del suo settantesimo compleanno. Alla morte di Stalin, nel 1953, la Cina gli tributò una montagna di onori. Da sempre i due imperi, indipendentemente dalla leadership, si guardano se non in cagnesco, almeno con perdurante diffidenza. Negli ultimi decenni però il manico del coltello – storicamente più dalla parte russa – sembra essere passato definitivamente ai cinesi. Una volta Mosca e Pechino erano molto distanti l’una dall’altra e ciò che succedeva al lontano confine poteva essere ignorato con sdegno se necessario. Ancora nel 1967, quando le Guardie Rosse di Mao presero d’assedio l’ambasciata sovietica a Pechino, la situazione non degenerò, come nemmeno l’anno dopo, quando truppe sovietiche attaccarono le guardie di frontiera cinesi sul fiume Ussuri: ma si tratta di episodi contingenti. Ora invece il mondo è molto più piccolo e interi popoli sono in movimento, come anche i baricentri economici”.

La Siberia larga 6mila km e più grande dell’intera Europa e del Brasile messi insieme

Già, i baricentri economici mutati: “Il crollo dell’Urss – leggiamo sempre nella Nota Diplomatica di tre anni fa – ha comportato anche il collasso dell’agricoltura siberiana. Le terre coltivate sono scese del 39%, -13,7 milioni di ettari. Si stima che dal 2007 solo 1,1 milione di ettari di questi sono tornati in produzione, lasciando la Siberia con una delle maggiori ‘riserve’ di terreni agricoli incolti nel mondo. Purtroppo, i russi non hanno le risorse economiche per svilupparla. La Cina forse sì, e lo fa anche notare con irritante insistenza, almeno vista da parte russa. Il confine comune tra i due Paesi è lungo 3.400 km ed è praticamente indifendibile. A sud della linea c’è la popolosa Cina, vorace di risorse. A nord invece, la vuota vastità siberiana, larga 6mila km e più grande dell’intera Europa e del Brasile messi insieme. Malgrado la comune percezione occidentale, non è solo un deserto artico buono per installarvi dei Gulag e per sostenere occasionali cacciatori di pellicce. Il potenziale agricolo della Siberia è enorme, specialmente in vista del riscaldamento globale. Si attende che la domanda alimentare mondiale crescerà tra il 59% e il 98% entro il 2050. Quegli alimenti devono pur venire da qualche parte. È un imperativo che dovrà per forza essere soddisfatto, e ad ogni costo… Poi c’è l’energia, un altro appetito cinese. Quando la Russia cede il gas naturale della Siberia e dell’Asia Centrale all’Europa, acquisisce un’arma di ricatto: ‘Buoni, o vi facciamo passare un inverno al freddo’. Se vende lo stesso gas ad est, ai cinesi, sa che in fondo nulla osta a che il PLA – il People’s Liberation Army – passi la frontiera per riaprire i rubinetti se si chiudono. La storia non è, come si pensava qualche anno fa, ‘finita’. Lo sanno i cinesi, lo sanno anche i russi. Ma nei fatti la Cina non ha bisogno di invadere militarmente la Siberia per prendere ciò che gli serve. Quello lo può fare con l’industria, il commercio e la finanza cinesi, con il PLA sempre lì per ricordare che i patti sono patti e che i contratti si rispettino…”.

Il mistero delle ricchezze minerarie 

Già tre anni fa l’autore della Nota Diplomatica descriveva uno scenario che si sta verificando: “Quando la Russia cede il gas naturale della Siberia e dell’Asia Centrale all’Europa, acquisisce un’arma di ricatto: ‘Buoni, o vi facciamo passare un inverno al freddo'”. Che è quello che sta succedendo in questo momento storico, con la Russia che ha chiuso i rubinetti del gas all’Europa. Se la Russia “vende lo stesso gas ad est, ai cinesi – scriveva sempre il nostro amico autore della splendida Nota Diplomatica – sa che in fondo nulla osta a che il PLA – il People’s Liberation Army – passi la frontiera per riaprire i rubinetti se si chiudono”. Oggi la Russia fornisce gas alla Cina e i cinesi non hanno bisogno di passare la frontiera per aprire i rubinetti del gas russo perché russi e cinesi sono alleati di ferro contro l’area del dollaro. Nella guerra in corso in Ucraina gli elementi in gioco sono tanti, ma il più importante rimane in ombra: e il più importante è il controllo della Siberia con la sue sterminate possibilità di grandi produzioni agricole e con una ricchezza mineraria ancora oggi al mondo sconosciuta. Quando gli Stati Uniti, ai tempi di Obama, provarono a sfondare in Siria, è in Russia che cercavano di arrivare, e precisamente in Siberia. Non fu un caso che in difesa della Siria si schierò subito la Russia. Sempre in quegli anni gli Stati Uniti d’America hanno occupato l’Ucraina con l’intento di sferrare l’attacco alla Russia nei primi mesi del 2016. Ma…

Nel 2016 l’elezione del Repubblicano Donald Trump alla casa Bianca sconvolge i piani dei Democratici

Ma i Democratici americani che, da sempre, hanno governato razzismo e guerre impattarono in un evento che non avevano calcolato: l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America. I Democratici pensavano di avere calcolato tutto: erano d’accordo, sotto banco, con la potente famiglia Bush, da sempre ai vertici del Partito Repubblicano. Ma Trump, con il consenso popolare – ovvero con il consenso di ampie fasce della popolazione americana impoverite dalle tante guerre aperte nel mondo dall’amministrazione finto-progressista ma in realtà imperialista, ultra-liberista e globalista di Obama – riuscì, anche se per un soffio, a battere le potenti famiglie dei Democratici. Per le multinazionali fu un colpo durissimo. Il progetto era quello di iniziare l’invasione della Russia nei primi mesi del 2016, un’invasione in parte militare, in parte da organizzare con colpi di Stato da programmare qua e là. Obiettivo: defenestrare Putin e iniziare l’occidentalizzazione della Russia, Paese con 150 milioni di abitanti da ‘intellettualizzare’ – come si fa nell’Occidente ormai ultra liberista e globalista – con Grandi Fratelli, Isole dei famosi, talk show televisivi dove tutti gridano e non si capisce una mazza, televisione demenziale al posto dei libri, fast food a tempesta e, come avviene ormai in Italia, mitizzazione dei lavori servili al posto di scuola e università da ridurre ai minimi termini (Matteo Renzi con la sua ‘Buona scuola’ ha aperto le danze in Italia…).

Pensare che oggi la Cina abbandoni la Russia per consentire agli americani – e quindi alle multinazionali – di occidentalizzare la Russia e di prendersi la Siberia con tutte le sue immense e in larga parte ancora sconosciute risorse è da stupidi

Il problema, per gli americani, è che i quattro anni di Trump hanno creato un ritardo che non è semplice colmare. Non solo Trump non ha avviato guerre, ma ha anche stretto buoni rapporti con Putin. Cosa che non ha impedito al presidente della Russia di stringere un’alleanza di ferro con la Cina. La Russia, come già accennato, ha 150 milioni di abitanti che non possono certo valorizzare la Siberia. Che invece è già sotto il controllo cinese, in perfetta sintonia con la Russia. Dicono che i cinesi, d’accordo con i russi, abbiamo già avviato i programmi di valorizzazione della Siberia in campo agricolo: in un mondo dove i cambiamenti climatici non danno tregua aumentare le superfici da coltivare è una scelta politica strategica. Non solo. I cinesi avrebbe già iniziato a studiare il sottosuolo della Siberia, sempre in accordo con i russi. La verità è che gli Stati Uniti hanno perso la scommessa in Siberia. Pensare che oggi la Cina abbandoni la Russia per consentire agli americani – e quindi alle multinazionali – di occidentalizzare la Russia e di prendersi la Siberia con tutte le sue immense e in larga parte ancora sconosciute risorse è da stupidi. Certo, i cinesi di Xi Jinping non possono certo dire all’universo mondo che sono pronti a intervenire con le armi in difesa della Russia: le regole della diplomazia prevedono, infatti, l’esatto contrario. Perché è la Cina che, oggi, ha il controllo della Siberia, in perfetta sintonia con la Russia e con gli altri alleati schierati contro l’area del dollaro. La Cina non ha alcun interesse a fomentare la guerra in Ucraina. Jinping non può che essere favorevole a una pace che non penalizzi la Russia. Per i cinesi, ovviamente, non è nemmeno da discutere l’ipotesi che gli americani arrivino in Siberia. Il problema degli americani, adesso, è duplice: debbono parare l’attacco silenzioso all’area del dollaro, attacco portato avanti senza armi da Paesi che non hanno più alcuna intenzione di utilizzare il dollaro negli scambi internazionali e che, ormai da tempo, lavorano a una nuova valuta alternativa al dollaro; e, in seconda battuta, debbono prendere atto che la Siberia, con tutti i suoi misteri e le sue immense e sconosciute ricchezze, è ormai appannaggio della Cina. Cosa, questa, che fa letteralmente impazzire i Democratici americani che hanno persino ‘taroccato’ le elezioni presidenziali del Dicembre 2020 per cercare di bruciare sul tempo i cinesi in Siberia. Che succederà? Questa è una bella domanda. La guerra è già realtà. Con le armi – fino ad ora non nucleari – in Ucraina e con la guerra economica tra area del dollaro e Paesi contrari all’area del dollaro. Che forme prenderà questa doppia guerra non è facile da immaginare. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nei giorni scorsi, ha detto una cosa che dovrebbe fare riflettere: “La fine della guerra Russia-Ucraina è ancora lontana”.

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