Come l’Italia post 1860 consegnò Sud e Sicilia al “mostruoso blocco agrario”. La denuncia di Gramsci

7 settembre 2022
  • La lucida analisi di Antonio Gramsci sulle condizioni economiche del Mezzogiorno d’Italia dopo la ‘presunta’ unificazione 

di Michele Eugenio Di Carlo 

Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, autori della celebre “Inchiesta in Sicilia” per il grande meridionalista sardo erano solo “Borghesi intelligenti” spaventati dagli anarchici

Sul progetto di Sonnino e Franchetti, Antonio Gramsci, in “Alcuni temi sulla quistione meridionale”, scriveva che aveva avuto l’aspirazione di «creare nell’Italia meridionale uno strato medio indipendente di carattere economico che funzionasse […] da “opinione pubblica” e limitasse i crudeli arbitrii dei proprietari da una parte e moderasse l’insurrezionismo dei contadini poveri dall’altra». Il grande intellettuale sardo affermava convinto che «il piano governativo di Sonnino e Franchetti» non aveva avuto «neanche l’inizio di una attuazione» dato che, nel quadro delle relazioni particolari Nord-Sud, l’organizzazione dell’economia nazionale e dello Stato era «tale per cui la nascita di una classe media diffusa di natura economica» e quindi di una «borghesia capitalistica diffusa» era «resa quasi impossibile». Per Gramsci «ogni accumulazione di capitali sul luogo e ogni accumulazione di risparmi» era negata «dal sistema fiscale e doganale e dal fatto che i capitalisti proprietari di aziende» non trasformavano «sul posto il profitto in nuovo capitale» perché non erano del posto. Gramsci riteneva che i governi liberali non avevano avuto altro obiettivo che conservare quel «mostruoso blocco agrario» che aveva funzionato da intermediario e da «sorvegliante del capitalismo settentrionale e delle grandi banche». Non rilevava all’interno di quel sistema «nessuna luce intellettuale, nessun programma, nessuna spinta a miglioramenti e progressi», se non al di fuori del Mezzogiorno, nei «gruppi politici agrari conservatori, specialmente della Toscana, che nel Parlamento erano consorziati ai conservatori del blocco agrario meridionale» e di cui facevano parte Franchetti e Sonnino, definiti benevolmente «borghesi intelligenti», spaventati dallo spettro dell’anarchismo che Bakunin rappresentava allora nel Mezzogiorno (1). Si possono cogliere nelle parole di Gramsci, allo stesso tempo, sia profonde discordanze dal pensiero di Fortunato, sia attinenze tematiche.

(1) A. GRAMSCI, Alcuni temi della quistione meridionale, in Id. La questione meridionale (a cura di Franco De Felice e Valentino Parlato), Roma, Editori Riuniti, 2005, pp. 181-183.

* Tratto dalla relazione tenuta il 23 luglio a Rionero in Vulture al convegno “Don Giustino”, il testamento alla sua città natale.

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