Con il no ai candidati con “procedimenti penali pendenti” Caterina Chinnici sta cercando di chiamarsi fuori dalla partita?

21 agosto 2022
  • Il dubbio è legittimo, perché a giudicare da come si sono messe le cose Caterina Chinnici appare più debole rispetto al candidato alla presidenza della Regione siciliana del centrodestra, Renato Schifani, e a Cateno De Luca 
  • La possibile interpretazione dei fatti di queste ore 
  • Ora Gianfranco Miccichè è letteralmente terrorizzato da un’eventuale vittoria di Cateno De Luca 
  • Ma che ci fanno in Sicilia, candidati alle elezioni politiche nazionali, Annamaria Furlan e Bobo Craxi? E’ probabile che gli altri partiti ringrazino…

Il dubbio è legittimo, perché a giudicare da come si sono messe le cose Caterina Chinnici appare più debole rispetto al candidato alla presidenza della Regione siciliana del centrodestra, Renato Schifani, e a Cateno De Luca 

Forse la cosa più giusta su Caterina Chinnici, la candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione siciliana, l’ha detta Carmelo Raffa, storico sindacalista del mondo bancario in Sicilia e attento osservatore politico della nostra Isola. In queste ore, è noto, la Chinnici ha chiesto che gli esponenti del centrosinistra che hanno “procedimenti penali pendenti” non vengano candidati. Così nell’occhio del ciclone sono finiti il parlamentare regionale uscente del PD, Giuseppe Lupo, e gli ex assessori del Comune di Catania, Angelo Villari e Luigi Bosco. Di fatto, sono persone che, stando a quanto prevede l’ordinamento italiano, sono innocenti fintantoché un processo non dimostri il contrario. Il ‘vezzo’ di colpire persone che non sono state dichiarate responsabili da un processo (fino al terzo grado di giudizio) è cominciato con il Governo di Mario Monti e la sua ‘meravigliosa’ legge Severino che sa un po’ di Santa Inquisizione spagnola riveduta e corretta. A quanto pare questa legge ‘montiana’ ha fatto scuola. Raffa non la pensa come la Chinnici e in un comunicato scrive: “La candida ‘Governatrice’ (il riferimento è a Caterina Chinnici ndr) inventa nuove regole per esautorare le candidature degli indiziati anche se poi ai processi risulteranno innocenti. Ciò significa imporre al PD di praticare un giustizialismo estremo e al di fuori di qualsiasi logica e di rispetto della persona umana. Il PD subirà quest’imposizione? Se lo farà si etichetterà come un partito estremista e quindi ne pagherà le conseguenze sia alle consultazioni nazionali e principalmente a quelle regionali”. Da qui l’invito alla Chinnici a fare un passo indietro. Anche Claudio Fava, esponente della lista Cento Passi, presidente uscente della Commissione Antimafia del Parlamento siciliano è piuttosto perplesso: “Non entro, per dovuto rispetto, nel merito della lista del Partito Democratico, ma mi sembra sproporzionato e irrituale il veto posto da Caterina Chinnici alle candidature di Lupo, Bosco e Villari. Se per essere messi fuori da una campagna elettorale basta un procedimento penale in corso per reati minori, il rischio di una deriva frettolosamente giustizialista diventa reale ed umiliante per tutti”.

La possibile interpretazione dei fatti di queste ore 

Come stanno, in realtà, le cose? Possiamo provare a dare un’interpretazione per chiarire che, forse, Caterina Chinnici sta cercando di tirarsi fuori da un pasticcio politico creato dal centrosinistra siciliano e da un paio di confusionari alleati travolti dal ciclone Cateno De Luca. Va detto che, nella nostra Isola, a parte la maggioranza relativa dei voti nelle prime elezioni regionali del 1947, le sinistre non hanno mai vinto un’elezione. I Socialisti, quando erano ancora presenti, governavano con i Democristiani. I Comunisti e gli eredi di questo partito, in Sicilia, sono andati al governo sempre con operazioni trasformiste. E’ stato così nel 1958 con l’Operazione Milazzo. Idem alla fine degli anni ’90, quando Angelo Capodicasa venne eletto presidente della Regione con i voti dei centristi che, seguendo l’UDEUR di Francesco Cossiga a Roma, erano passati dal centrodestra al centrosinistra (allora il presidente della Regione siciliana lo eleggeva Sala d’Ercole, perché non c’era ancora l’elezione diretta). Nel 2008 il PD è andato al Governo della Regione grazie al ribaltone dell’allora presidente Raffaele Lombardo. Le elezioni regionali del 2013 sono state sì vinte dal centrosinistra con l’elezione alla presidenza della Regione di Rosario Crocetta: ma si è trattato di un’elezione politicamente falsata dal solito trasformismo, con Gianfranco Miccichè che aveva spaccato il centrodestra per candidarsi contro il candidato ufficiale del centrodestra, Nello Musumeci, con l’obiettivo di fare vincere, appunto, Crocetta. Trasformismo politico, appunto.

Ora Gianfranco Miccichè è letteralmente terrorizzato da un’eventuale vittoria di Cateno De Luca 

Insomma, senza trasformismo il centrosinistra non ha mai governato la Regione siciliana. A nostro modesto avviso, Caterina Chinnici – che non è nata ieri e che conosce molto bene le ‘dinamiche’ della politica siciliana essendo stata, per quattro anni, assessore del citato Governo Lombardo – non avrebbe accettato la candidatura con la certezza di perdere. Perché il centrosinistra siciliano, contro il centrodestra siciliano unito, è matematicamente perdente. E’ plausibile pensare che a Caterina Chinnici era stato assicurato che il centrodestra siciliano si sarebbe spaccato: cosa che, in un modo o nell’altro, avrebbe aiutato la candidata di centrosinistra, che grazie alla spaccatura del centrodestra, come Crocetta nel 2013, avrebbe dovuto vincere le elezioni. In questo scenario sia il centrosinistra, sia il centrodestra hanno sottovalutato la candidatura di Cateno De Luca. Solo da qualche settimana i ‘capi’ del centrodestra e del centrosinistra siciliano hanno capito che con De Luca c’è poco da scherzare. Ma forse l’hanno capito con ritardo. Nel centrodestra si erano già consumate troppe rotture. Il ritiro della propria ricandidatura del presidente uscente, Nello Musumeci, ha semplificato le cose e, contemporaneamente, le ha complicate. Le ha semplificate perché Forza Italia – il partito che ha chiesto il ritiro di Musumeci – non ha avuto più scuse e ha dovuto trovare un candidato alla guida della Sicilia: designazione che ha ‘colpito’ un parlamentare nazionale di Forza Italia di 72 anni – Renato Schifani – che non è mai stato eletto in Assemblea regionale siciliana e che non ha alcuna esperienza di amministrazione regionale. Il ritiro di Musumeci ha complicato lo scenario per il centrosinistra – che si aspettava la spaccatura del centrodestra – e per gli esponenti di centrodestra siciliano che, in un modo o nell’altro, avrebbero dovuto aiutare la candidata del centrosinistra. Non solo. Nel centrodestra Gianfranco Miccichè è oggi letteralmente terrorizzato: perché se dovesse vincere le elezioni regionali Cateno De Luca lo accuseranno di aver tolto un candidato presidente ad alte probabilità di vittoria come Nello Musumeci per portare il suo schieramento alla disfatta. Un finale, l’eventuale vittoria di De Luca, tutt’altro che improbabile, soprattutto per i tanti ‘mal di pancia’ che si registrano nel centrodestra e bel centrosinistra… A proposito di Miccichè segnaliamo un particolare: Miccichè dovrebbe essere candidato alle elezioni politiche, ma ci sono manifesti dove il nome di Miccichè è abbinato alle elezioni regionali. Mah…

Ma che ci fanno in Sicilia, candidati alle elezioni politiche nazionali, Annamaria Furlan e Bobo Craxi? E’ probabile che gli altri partiti ringrazino…

Il risultato è che Caterina Chinnici si ritrova candidata di uno schieramento politico debole e diviso. Il PD siciliano è in subbuglio perché la segretaria nazionale, con il segretario Enrico Letta, sta provando ad imporre in Sicilia candidati alla Camera e al Senato estranei alla nostra Isola. La situazione è in divenire, ma già è stato reso noto che la ligure Annamaria Furlan, ex segretaria nazionale della Cisl, sarà candidata al Senato a Marsala. Un altro ‘paracadutato’ nel PD in Sicilia è Bobo Craxi, per conto non abbiamo capito di quale partito socialista. Resta misterioso il motivo per il quale gli elettori siciliani del PD dovrebbero votare ed eleggere soggetti che con la Sicilia non hanno nulla a che spartire. Personaggi che – come avvenuto più volte nel passato – una volta eletti in Sicilia andranno a fare politica in altre Regioni italiane. Si tratta di una forma di colonialismo culturale prima che politico che provoca fastidio a prescindere dagli schieramenti politici. Non è da escludere che molti elettori del PD scelgano di votare per altri partiti: per esempio, l’Unione Popolare di Luigi De Magistris che, a differenza del PD, è un vero partito di sinistra; ma anche Cateno De Luca alle elezioni regionali per ‘mettere bordello’. Le polemiche sulle candidature alle nazionali avranno un riflesso anche nel dibattito sulle elezioni siciliane: ed è molto probabile che stasera, nel corso della direzione regionale del PD, salteranno anche i possibili equilibri sulle candidature alle elezioni regionali siciliane. La Chinnici, oltre ai problemi di un PD siciliano in subbuglio, se la deve vedere anche con i grillini siciliani, sulla carta alleati del PD e sostenitori della stessa Chinnici, ma con una base che non ne vuole sapere del PD. In questa confusione totale c’è da stupirsi se Caterina Chinnici stia cercando di chiamarsi fuori?

Foto tratta da la Repubblica Palermo      

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