Indice FAO dei prezzi dei generi alimentari in calo, ma il caldo riduce le produzioni e fa crescere il prezzo del grano ovunque/ MATTINALE 722

7 agosto 2022
  • Rispetto allo scorso anno, l’indice FAO dei prezzi dei generi alimentari è in diminuzione
  • Le incredibili speculazioni al rialzo nel prezzo al dettaglio dell’olio di girasole in Italia
  • In Italia, per il latte, inutile seguire l’andamento del mercato nel mondo, visto che i prezzi, chissà perché, sono sempre in calo
  • In India l’aumento del prezzo dei generi alimentari e del gas sta scatenando proteste di piazza. Si vede che da quelle parti – per fortuna – l’opposizione al Governo esiste. Altro che Italia dove una politica di pagliacci è totalmente sottomessa agli ultra-liberisti e ai globalisti 
  • Prezzi del grano all’insù anche in Europa. Cresce il prezzo del grano duro in Puglia, mentre in Sicilia l’aumento del prezzo è irrilevante. La conferma che nella nostra Isola una politica di ascari abbandona gli agricoltori nelle mani di chi specula al ribasso
  • E aumenti dei prezzi anche negli Stati Uniti d’America
  • In Ucraina lo scenario resta complicato nonostante la buona volontà della Russia
  • In calo la produzione di grano anche in Russia a causa del caldo
  • Nonostante lo scontro tra area del dollaro e Cina, la stessa Cina rimane un grande importatore di prodotti agricoli statunitensi
  • Prezzi del grano bassi in Australia
  • In Canada il caldo comincia a tirare brutti scherzi alle produzioni di grano
  • L’incontro di Santa Caterina Villermosa in Sicilia 

Rispetto allo scorso anno, l’indice FAO dei prezzi dei generi alimentari è in diminuzione

Dopo un assenza di qualche giorno torniamo oggi a fare il punto della situazione sul mercato del grano nel mondo. Le notizie sono tante e, in alcuni casi, contraddittorie. La prima notizia che riteniamo molto importante la leggiamo nel report della settimana che si è conclusa dell’analista dei mercato internazionali, Sandro Puglisi. Riguarda l’indice FAO dei prezzi dei generi alimentari. La FAO, per la cronaca, è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, organismo che è stato creato con lo scopo di contribuire ad accrescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale nel territorio. Ebbene, indice FAO, nel Marzo scorso ha raggiunto massimi record, è sceso a Luglio. “L’indice dei prezzi alimentari della FAO che replica le materie prime alimentari più scambiate a livello mondiale – leggiamo nel report di Puglisi – ha infatti raggiunto una media di 140,9 punti il ​​mese scorso contro i 154,3 rivisti di Giugno. Il calo di Luglio è stato il più marcato del valore dell’indice da Ottobre 2008, guidato da riduzioni significative degli indici degli oli vegetali e dei cereali, mentre anche quelli di zucchero, latticini e carne sono diminuiti, ma in misura minore”. Il report comunque ci ricorda che “l’indice mondiale dei prezzi è rimasto di 16,4 punti (13,1%) al di sopra del suo valore nel mese corrispondente dello scorso anno. In particolare, l’Indice FAO dei prezzi dei cereali ha raggiunto una media di 147,3 punti a Luglio dopo un calo di 19,1 punti (11,5%) rispetto a Giugno, ma è rimasto di 21,0 punti (16,6%) al di sopra del valore di Luglio 2021”.

Le incredibili speculazioni al rialzo nel prezzo al dettaglio dell’olio di girasole in Italia

C’è una diminuzione dei prezzi internazionali di tutti i cereali rappresentati nell’indice FAO. A guidare il calo sono i prezzi mondiali del grano, che sono scesi fino al 14,5% a Luglio. Anche l’indice dei prezzi del mais è sceso del 10,7%, sempre con riferimento Luglio scorso. La debolezza dei prezzi di grano e mais, scrive Puglisi, ha spinto al ribasso i prezzi del sorgo e dell’orzo, rispettivamente del 12,8% e del 12,6%. “Tuttavia – si precisa nel report – i prezzi internazionali del grano erano ancora del 24,8% al di sopra dei loro valori nel Luglio dello scorso anno. I prezzi internazionali dei cereali grezzi sono diminuiti per il quarto mese consecutivo, in calo dell’11,2%, ma sono rimasti del 12,1% al di sopra dei valori di un anno fa”. Ci sembra molto importante la notizia sugli oli vegetali: “L’Indice FAO dei prezzi dell’olio vegetale ha raggiunto una media di 171,1 punti a Luglio – leggiamo sempre nel report – in calo di 40,7 punti (19,2%) e segnando il minimo da 10 mesi.
Il forte calo è stato determinato dal calo dei prezzi mondiali degli oli di palma, soia, colza e girasole… Nel caso dell’olio di girasole, i prezzi internazionali sono diminuiti notevolmente a causa della debole domanda di importazioni globali, nonostante le continue incertezze logistiche nella regione del Mar Nero. Il calo dei prezzi del greggio ha anche esercitato pressioni al ribasso sui valori degli oli vegetali”. Domanda: se il prezzo dell’olio di girasole, a livello mondiale, è sceso, come mai in Italia è ancora a livello record? A questa domanda dovrebbe rispondere il Governo nazionale, visto che si tratta di un bene di largo consumo, soprattutto tra i ceti meno abbienti e nelle aree dove la frittura con olio di semi è molto diffusa: per esempio, la rosticceria in Sicilia.

In Italia, per il latte, inutile seguire l’andamento del mercato nel mondo, visto che i prezzi, chissà perché, sono sempre in calo

L’Indice FAO segna anche una riduzione dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari “in calo di 3,8 punti (2,5%) rispetto a Giugno, ma ancora 29,7 punti (25,4%) al di sopra del suo valore nel Luglio dello scorso anno”. Anche questo dato deve fare riflettere su chi governa l’agricoltura in Italia, se è vero che, nel nostro Paese i prezzi del latte sono sempre bassi penalizzando gli agricoltori e favorendo gli industriali trasformatori. Puglisi ci informa che  “i prezzi mondiali del formaggio sono rimasti stabili, poiché le vendite interne elevate nelle destinazioni turistiche europee hanno compensato la domanda di importazione globale più debole”. Anche l’Indice FAO dei prezzi della carne, dopo sei aumenti mensili consecutivi è in calo. “A Luglio – leggiamo sempre nel report – le quotazioni mondiali della carne ovina sono diminuite drasticamente, a causa dell’aumento delle disponibilità all’esportazione dall’Australia” e anche “a causa dell’elevata macellazione e delle aspettative di un aumento delle forniture di agnello, a fronte di una minore domanda di importazioni”. In calo anche i prezzi internazionali della carne bovina. Diverso lo scenario per i prezzi internazionali della carne di pollame che “hanno raggiunto i massimi storici, sostenuti dalla solida domanda globale di importazioni e dalle scarse forniture globali a causa dei focolai di influenza aviaria nell’emisfero settentrionale”.

In India l’aumento del prezzo dei generi alimentari e del gas sta scatenando proteste di piazza. Si vede che da quelle parti – per fortuna – l’opposizione al Governo esiste. Altro che Italia dove una politica di pagliacci è totalmente sottomessa agli ultra-liberisti e ai globalisti 

Le cronache di queste ore registrano disordini e tumulti in India a causa degli alti prezzi del cibo, del carburante e di nuove tasse. E’ quello che dovrebbe succedere anche in Italia, tra inflazione alle stelle e speculazioni. Forse la differenza sta nel fatto che in Italia non esiste, in Parlamento, un partito di vera opposizione, mentre in India l’opposizione guidata da Rahul Gandhi è scesa in piazza. Il Governo ha risposto con le cariche dei militari. Da un video pubblicato dal quotidiano scenarieconomici.it si nota che la protesta fa molti proseliti. La protesta, in India, coinvolge l’anima popolare del Paese. In piazza sono scese tante donne che hanno cucinato all’aperto con la legna per protestare contro l’aumento del prezzo del gas. In Italia, invece, almeno fino ad ora, la ‘sinistra’ in Parlamento è rappresentata dal PD, che sostiene l’Agenda Draghi, ovvero il programma del banchiere Mario Draghi, ex Goldman Sachs ed ex ‘capo’ della BCE, un personaggio legato a doppio filo all’economia ultra-liberista e globalista. A questo signore e al PD che lo sostiene si sono uniti, per le elezioni, i Verdi e la ‘Sinistra’ alternativa. Altro che proteste di piazza!

Prezzi del grano all’insù anche in Europa. Cresce il prezzo del grano duro in Puglia, mentre in Sicilia l’aumento del prezzo è irrilevante. La conferma che nella nostra Isola una politica di ascari abbandona gli agricoltori nelle mani di chi specula al ribasso

In Europa si registra “un netto rimbalzo per tutti i prodotti”. Insomma, i prezzi vanno su. Perché? Per la sostenuta domanda internazionale e perché il clima estivo con il caldo asfissiante, oltre a rendere la vita dura alle persone, crea problemi anche alle piante. In Francia le alte temperature non danno tregua e le poche piogge degli ultimi giorni, ci informa il report, non hanno portato alcun sollievo. Da qui i prezzi in crescita a cominciare dal grano macinato di Dicembre che è andato su “dell’1,6% a 323,00 euro ($ 327,91) a tonnellata”. Il caldo non risparmia il mais. Di più: le previsioni per le prossime settimane sono di “un clima più caldo e secco nelle regioni chiave in crescita, inclusa la Francia, e si prevede che causerà ulteriori danni alle colture già stressate da una primavera secca e temperature soffocanti”. Puglisi ci dà notizie anche della Germania, altro Paese con tempo asciutto: “Sono stati riportati buoni risultati di volume con una qualità complessivamente decente, ma con un contenuto proteico inferiore in alcune regioni settentrionali. I livelli di proteine ​​a volte sono inferiori dell’1% rispetto ai livelli dell’anno scorso, il che potrebbe essere dannoso per le forniture di esportazione”. E il grano duro meridionale e siciliano? In Puglia il prezzo del grano duro è andato su, attestandosi intorno a 53 euro al quintale. Non siamo ai 60 euro al quintale, ma già sono passi avanti. In Sicilia, invece, l’aumento del prezzo è irrilevante. La nostra Isola si conferma la più colpita dalla speculazione ribassista, complice una politica di ascari che abbandona gli agricoltori nelle mani degli speculatori. Forse i voti vengono anche da lì? Domanda d’obbligo, visto che siamo in campagna elettorale.

E aumenti dei prezzi anche negli Stati Uniti d’America

Dall’Europa passiamo agli Stati Uniti d’America. Anche da queste parti si registrano aumenti dei prezzi. “I prezzi della soia e del grano sono fortemente aumentati – leggiamo sempre nel report – rimbalzando dai minimi plurimestrali, sui segnali di una ripresa della domanda a seguito del recente calo dei prezzi e delle previsioni di caldo negli Stati Uniti”. Su anche i prezzi del mais. Giappone e Messico hanno acquistato 57.914 tonnellate di mais vecchio raccolto americano.

In Ucraina lo scenario resta complicato nonostante la buona volontà della Russia

In Ucraina, come scriviamo spesso, lo scenario è complicato. La guerra con la Russia continua, ma si cerca di fare in modo che il grano ucraino venga esportato. C’è, in questo, la buona volontà del governo russo. Tre navi ucraine cariche di cereali hanno lasciato Venerdì scorso i porti di questo Paese. “In particolare, due navi per il grano sono partite da Chornomorsk e una da Odessa, per un totale di circa 58.000 tonnellate di mais. Il Navistar battente bandiera panamense, che trasportava 33.000 tonnellate di mais diretto in Irlanda, è partito da Odessa. Il Rojen battente bandiera maltese, trasportando 13.000 tonnellate di mais, è partito dal porto di Chornomorsk diretto in Gran Bretagna. La nave battente bandiera turca Polarnet, che trasporta 12.000 tonnellate di mais, è partita da Chornomorsk per il porto turco di Karasu, nel Mar Nero”. Altra notizia: la nave portarinfuse turca Osprey S, battente bandiera della Liberia, è pronta o è già arrivata nel porto ucraino di Chornomorsk: sarebbe la prima nave ad arrivare in un porto ucraino durante la guerra. L’Ucraina, stando al Financial Times, ha chiesto l’estensione dell’accordo sul grano per includere altri prodotti, come i metalli”. In ogni caso, lo scenario è destinato a peggiorare, se è vero che a Dicembre ripartiranno le demenziali sanzioni dell’Unione europea alla Russia.

In calo la produzione di grano anche in Russia a causa del caldo

Il caldo si fa sentire anche in Russia. Insomma, le alte temperature di Luglio e Agosto stanno tagliando le gambe a molti Paesi, mettendo in discussione, in alcuni casi, le produzioni da record. E’ quello che sta succedendo in Russia dove potrebbe non essere raggiunto il record di produzione di 130 milioni di tonnellate di grano. Ci sono i cambiamenti climatici a creare problemi, ma anche la mancanza di pezzi di ricambio per attrezzature straniere. Il calo di produzione costringerà il Governo russo a rivedere i piani di esportazione (leggere riduzione).

Nonostante lo scontro tra area del dollaro e Cina, la stessa Cina rimane un grande importatore di prodotti agricoli statunitensi

La Cina e l’area del dollaro sono in rotta di collisione. Ma ciò non impedisce alla stessa Cina di diventare, leggiamo sempre nel report, “il principale acquirente internazionale di prodotti agricoli statunitensi per il terzo anno consecutivo, poiché il valore totale delle merci esportate dagli Stati Uniti ha raggiunto livelli record nella prima metà del 2022. I dati pubblicati Giovedì dall’Ufficio del censimento degli Stati Uniti, infatti, hanno mostrato che le esportazioni di prodotti agricoli e correlati statunitensi verso la Cina hanno raggiunto i 17,5 miliardi di dollari tra Gennaio e Giugno, un aumento del 15% rispetto al record dello scorso anno per il periodo. La soia ha rappresentato il 29% del valore delle esportazioni di quest’anno verso la Cina, il mais il 18%, il cotone l’11% e il sorgo il 9%. Tuttavia, per l’attuale campagna di commercializzazione 2021-22 iniziata il 1° Settembre e fino a Giugno, le spedizioni di mais e soia in Cina dagli Stati Uniti sono diminuite rispettivamente del 33% e del 20%. Le spedizioni di cotone sono diminuite del 10% tra Agosto 2021 e Giugno 2022. Le spedizioni di carne di maiale dagli Stati Uniti in Cina nel primo semestre 2022 sono crollate del 53% su base annua a 460.300 tonnellate. Al contrario, la Cina ha aumentato le importazioni di carne bovina dagli Stati Uniti, poiché le esportazioni in volume del primo semestre 2022 sono aumentate del 49% rispetto al primo semestre 2021. Le esportazioni statunitensi di carne bovina e di prodotti a base di carne bovina verso la Cina nel primo semestre di 120.500 tonnellate, accumulando oltre $ 1 miliardo di valore, il quinto articolo più grande dell’anno dietro soia, mais, cotone e sorgo”. Morale: almeno fino ad ora non ci sono problemi commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Prezzi del grano bassi in Australia

In Australia – altro Paese grande produttore di grano – i prezzi sono in calo. In pratica, la domanda langue e i prezzi vanno giù. E diminuiscono i ritmi di esportazione.

In Canada il caldo comincia a tirare brutti scherzi alle produzioni di grano

In Canada è appena iniziata la raccolta nella provincia del Saskatchewan. Coltivazioni che si trovano principalmente nelle regioni centro-occidentali e sud-occidentali, dove le colture sono più avanti nello sviluppo. In alcune aree di queste regioni, ci informa il report, sono state registrate precipitazioni e ciò ha ritardato ulteriori attività di raccolta come la combinazione e l’essiccazione. Rispetto alle previsioni rosee delle scorse settimane, anche in Canada il clima potrebbe creare problemi alle colture. Ci sono raccolti in ritardo nello sviluppo e altre coltivazioni quasi pronte per l’essicazione. Vedremo.

L’incontro di Santa Caterina Villermosa in Sicilia 

Qualche notizia anche dalla Sicilia. Dove il 4 Agosto, a Santa Caterina Villermosa, sotto lo sguardo vigile delle forze dell’ordine, si è svolta un’assemblea di agricoltori promossa dal movimento Gran Sicilia. Nel comunicato si legge che ci sono stati “interventi di alto profilo”, che “hanno caratterizzato, un dibattito-confronto molto acceso e appassionato da parte chi sopporta tutti i giorni l’inasprirsi di condizioni lavorative divenute ormai, quasi impossibili. Crisi internazionali, maggiori costi energetici di carburanti e fertilizzanti. Politiche di raccolta e distribuzione dell’acqua irrigua quasi inesistenti, carenza di banda ultra larga e assenza di consorzi territoriali, vere cause di grande debolezza negoziale nell’interfacciarsi con i mercati globali. Inadeguata pianificazione e per ultimo, ma non certo ultimo, constatare con profonda amarezza la scarsa partecipazione di tanti, molti operatori del settore”. Gli agricoltori siciliani – e non è una novità – hanno snobbato questo appuntamento. E non escludiamo che, alle elezioni politiche nazional e alle elezioni regionali, votino i partiti nazionali che stanno massacrando Sud e Sicilia: Movimento 5 Stelle, PD, Forza Italia, Lega, Italia Viva, Liberi e Uguali. Attenzione: questa voglia di farsi penalizzare dalla politica non è tipica solo di tanti agricoltori meridionali e siciliani ma, in generale, di tanti cittadini meridionali e siciliani che vanno ancora dietro ai partiti nazionali. Gli organizzatori del convegno hanno ringraziato il  Sindaco di Santa Caterina Villarmosa Giuseppe Ippolito, il Sindaco di Resuttano Rosario Carapezza, Federico Inglisa, vice sindaco di Santa Caterina Villarmosa, Paolo Scicolone, Andrea Piraino, Agostino Cascio, Angelo Stella, Giuseppe Li Rosi, Salvatore Licari, Salvo Sparatore, Mario DI Mauro, Santo Bono, Lorenzo Giocondo, Nino Gulli e Lalicata Salvatore. “Il settore primario – si legge nel comunicato finale del presidente di Gran Sicilia, Ezo Castrense Cassata – vocato alla produzione di cibo e alimenti per la nutrizione umana e degli allevamenti, e più in generale per lo sviluppo economico della nostra Terra, penalizzato dalla latitanza politica e dalla incapacità alla pianificazione di infrastrutture che sappiano reggere le sfide e il confronto con chi, già oggi, pratica l’agricoltura 4.0. La Civiltà contadina, la civiltà rurale da salvaguardare ad ogni costo, per farla giungere alle nuove generazioni. Valori etici e morali essenziali come il pane e la pasta. I partecipanti hanno convenuto di istituire un Comitato di cui fanno parte coloro sopra menzionati, che avranno la responsabilità di organizzare, coadiuvare e sviluppare, proposte da sottoporre alla Comunità siciliana nel suo insieme e nello specifico presso le autorità preposte. Misure necessarie e non più procrastinabili”.

Foto tratta da La Sicilia 

 

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