Musumeci si è dimesso ignorando e snobbando l’Assemblea regionale siciliana di Gianfranco Miccichè/ MATTINALE 720

5 agosto 2022
  • Le dimissioni del presidente della Regione siciliana sono arrivate ieri sera sulla rete, mandando ‘a mare’ non il Parlamento dell’Isola, ma la maggioranza dei parlamentari che, con la regia del presidente dell’Ars, Miccichè, gliene hanno combinate di tutti i colori
  • Alla fine Cateno De Luca li metterà tutti d’accordo, vincendo le elezioni e mandando a casa centrodestra e centrosinistra

Le dimissioni del presidente della Regione siciliana sono arrivate ieri sera sulla rete, mandando ‘a mare’ non il Parlamento dell’Isola, ma la maggioranza dei parlamentari che, con la regia del presidente dell’Ars, Miccichè, gliene hanno combinate di tutti i colori

I giuristi di Oxford, quando debbono indicare la ‘fattispecie’ che si è verificata ieri sera in Sicilia con le dimissioni del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, utilizzano una formula linguistica precisa: lavatina ‘i facci. Da un anno e mezzo, forse anche due anni il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, utilizza la sua funzione di garante del Parlamento dell’Isola per organizzare l’opposizione al Governo, dentro e fuori Sala d’Ercole. E’ stato così fino a due giorni fa, quando l’Aula ha stravolto il disegno di legge del Governo trasformando la manovra finanziaria di fine legislatura nella solita, volgare legge omnibus. I provvedimenti più importanti dell’esecutivo sono stati ‘bocciati’ e sono state approvare le clientele locali dei vari deputati che sperano di farsi rieleggere. ‘Sto ‘bordello’ parlamentare, grazie a una legge elettorale sbagliata approvata dal Parlamento dell’Isola nel 2001 – legge che consente l’elezione di un presidente della Regione senza una maggioranza d’Aula – come già accennato, dura da quasi due anni. Così, ieri, il presidente della Regione, manuale dei Gesuiti di Palermo fine anni ’80 alla mano, ha restituito pan per focaccia. Il presidente Miccichè ha (o aveva?) convocato il Parlamento dell’Isola per “comunicazioni urgenti del presidente”; ma Musumeci “ha altri impegni” e non potrà partecipare alla seduta. Dimissioni annunciate sulla rete e buona notte ai suonatori. Da qui il richiamo alla formula oxfordiana: ‘a lavatina ‘i facci. Se il Parlamento siciliano si riunirà anche in assenza del presidente Musumeci facendo finta di niente, sarà comunque un trunzu ‘i malafiura; se il Parlamento siciliano si riunirà stigmatizzando il comportamento del presidente Musumeci e bla bla bla sarà comunque un “dare sazio” allo stesso Musumeci e un doppio trunzu ‘i malafiura (il diretto e il ‘sazio’); se il presidente Musumeci ‘sconvocherà’ il Parlamento siciliano sarà un triplo trunzu ‘i malafiura: Parlamento convocato, umiliato e ‘sconvocato’. Insomma, giunti a questo punto – questa volta restando in Sicilia, senza bisogno di scomodare Oxford – il presidente dell’Assemblea regionale, Miccichè, arristò c’a cuccuzza ‘nni manu: e – sempre per dirla alla Siciliana – girala come vuoi, ma sempre cucuzza è!

Alla fine Cateno De Luca li metterà tutti d’accordo, vincendo le elezioni e mandando a casa centrodestra e centrosinistra

E al di là di Oxford e della cucuzza che succede, adesso? Un ‘casino’ politico. Il finale di legislatura non è quello immaginato da Miccichè e dal suo fedele alleato, Raffaele Lombardo da Grammichele. Per questi due ‘geni’ della politica il finale migliore sarebbe stato senza election day: ovvia vittoria del centrodestra alle elezioni politiche con Forza Italia di Berlusconi che torna al 10-12% e diventa decisiva per la formazione del Governo; poi Berlusconi che trova la scusa per rompere con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, probabile vincitrice delle elezioni; per poi dare vita al Governo con il PD di Letta e la sua armata Brancaleone, perché “glielo chiede l’Europa”. A questo punto, in Sicilia, sul velluto, Forza Italia targata Miccichè e gli Autonomisti di Lombardo ufficializzano il loro appoggio alla candidata alla guida della Sicilia del PD, Caterina Chinnici. Invece con le dimissioni e il voto contestuale di elezioni politiche nazionali ed elezioni regionali siciliane il 25 Settembre cambia tutto. Adesso Miccichè dovrà scoprire le carte. Ha sempre detto di essere contro la ricandidatura di Musumeci. Bene: adesso toccherà a lui indicare il candidato ‘vincente’ del centrodestra siciliano. Ma dovrebbe essere un candidato in grado di vincere le elezioni regionali e di assicurare allo stesso Miccichè la rielezione alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana. Tre problemi all’orizzonte. Il primo problema è che è stato lo stesso Miccichè che, da un anno e mezzo-due anni a questa parte, ha spaccato il centrodestra attaccando un giorno sì e l’altro pure il Governo di centrodestra di Musumeci: e non sarà facile, per lui, rimettere assieme i cocci. Il secondo problema è che con un presidente della Regione di centrodestra non sarà facile, per Miccichè, farsi rieleggere alla presidenza dell’Ars. Il terzo problema è che, tra debolezza del centrosinistra e divisioni del centrodestra, un terzo incomodo fino ad oggi troppo trascurato – Cateno De Luca – potrebbe vincere le elezioni mandando a casa il centrodestra e il centrosinistra. Della serie, agneddru e sucu e finiu ‘u vattiu…  

Foto tratta da Editoria.tv

 

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