La verità è che le dimissioni di Musumeci senza la sua ricandidatura getteranno nel caos il centrodestra siciliano

4 agosto 2022
  • Lo sanno tutti che ‘pezzi’ del centrodestra lavorano a sostegno del del centrosinistra. Sarà molto divertente, se il presidente uscente, Musumeci, si dimetterà senza ricandidarsi, capire chi, nel centrodestra siciliano, si candiderà alla guida della Sicilia con la sconfitta già in tasca…  
  • Con le eventuali dimissioni di Musumeci e l’election day, il coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, che ha fatto la guerra al presidente uscente,  dovrà scoprire le carte
  • La crisi del centrodestra siciliano – che, in realtà, è un ‘suicidio politico assistito’ dall’accoppiata Berlusconi-Miccichè – sta solo tirando la volata a Cateno De Luca

Lo sanno tutti che ‘pezzi’ del centrodestra lavorano a sostegno del del centrosinistra. Sarà molto divertente, se il presidente uscente, Musumeci, si dimetterà senza ricandidarsi, capire chi, nel centrodestra siciliano, si candiderà alla guida della Sicilia con la sconfitta già in tasca…  

Non è facile, in questo momento di grande confusione politica, fare previsioni su quello che avverrà in Sicilia nelle prossime ore. Alcuni osservatori danno per scontate le dimissioni del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. Opzione che farebbe coincidere le elezioni regionali con le elezioni politiche nazionali previste il 25 Settembre (election day). Altri osservatori mettono nel conto questa ipotesi, ma non ne escludono altre. Nella Giunta regionale convocata oggi a Palermo, così si sussurra, si sarebbe parlato di vari argomenti, ma non di imminenti dimissioni. Noi, già da qualche settimana, abbiamo ipotizzato le dimissioni di Musumeci e non cambiamo opinione. Diverso è il discorso di una sua eventuale ricandidatura. Che in tanti escludono, dando per scontata la sua presenza in lista in un seggio al Senato, naturalmente nel centrodestra. Qualcuno ipotizza anche un seggio al Parlamento nazionale per l’assessore regionale alla Salute-Sanità, Ruggero Razza. In questo momento la ricandidatura di Musumeci viene esclusa, anche se noi, invece, non la escludiamo: a patto – questo va da sé – che sia appoggiata da Fratelli d’Italia. Senza il sì della leader di questo partito, Giorgia Meloni, la ricandidatura di Musumeci è impossibile. Una cosa comunque è certa: per come è stata gestita, nel centrodestra siciliano, la ricandidadura-non ricandidatura del presidente della Regione uscente, molto difficilmente questo schieramento politico, pur essendo il più forte in Sicilia, riuscirà ad eleggere un presidente della Regione. Di fatto, il centrodestra siciliano sta optando per il ‘suicidio’.

Con le eventuali dimissioni di Musumeci e l’election day, il coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, che ha fatto la guerra al presidente uscente,  dovrà scoprire le carte

Le eventuali dimissioni di Musumeci costringerebbero il coordinatore di mezza Forza Italia in Sicilia, nonché presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, a scoprire le carte. Proviamo a illustrare meglio questo passaggio. Come scriviamo da oltre un anno, Miccichè persegue l’obiettivo della sua rielezione al vertice del Parlamento dell’Isola. Ma con un presidente della Regione di centrodestra molto difficilmente riuscirebbe a coronare la sua aspirazione. Miccichè, in questa legislatura, è diventato presidente dell’Ars con i voti del PD; ed è con i voti del centrosinistra che potrebbe farsi rieleggere al vertice del Parlamento nella prossima legislatura. Per attuare i suoi disegni Miccichè ha bisogno di molta confusione. Il tira e molla su Musumeci ricandidato sì-ricandidato no fino al 25 Settembre, quando si voterà per le elezioni politiche, era perfetto per la sua strategia. Ma con le eventuali dimissioni di Musumeci e con l’abbinamento delle elezioni regionali alle elezioni politiche nazionali per Miccichè saranno problemi. E’ stato lui, nel centrodestra, a fare la guerra a Musumeci per non farlo ricandidare: se l’attuale presidente della Regione uscente si dimetterà e non si ricandiderà, ebbene, toccherà Miccichè indicare il nome del candidato del centrodestra siciliano alla presidenza della Regione: e a questo punto… Da qualche tempo circola il nome dell’ex Ministra Stefania Prestigiacomo, esponente di Forza Italia della prima ora. La quale si è detta onorata di questa candidatura, ma ha aggiunto che tutto è subordinato all’unità del centrodestra in Sicilia. Cosa impossibile, sia perché la spaccatura provocata da Miccichè è profonda, sia perché ‘pezzi’ di Forza Italia, insieme con altri esponenti della vecchia politica di centrodestra, lavorano per appoggiare la candidata del centrosinistra, Caterina Chinnici. Per non parlare del fatto che altri ‘pezzi’ del centrodestra, nei vari territori, sono già passati con Cateno De Luca.

La crisi del centrodestra siciliano – che, in realtà, è un ‘suicidio politico assistito’ dall’accoppiata Berlusconi-Miccichè – sta solo tirando la volata a Cateno De Luca

La verità è che la gestione del quadro politico regionale della Sicilia non è il Comune di Palermo. Nel capoluogo siciliano Miccichè è riuscito a fare eleggere il suo fido Giulio Tantillo alla presidenza del Consiglio comunale con la ‘sponda’ del centrosinistra. Ma a Palermo, nel mondo della vecchia politica di appalti & affari, c’è un grande collante che tiene uniti tutti i soggetti con gli ‘scaglioni grandi così’ della città: i circa 800 milioni di euro di appalti ferroviari che si debbono spartire. Lo scenario politico regionale, invece, è politica allo stato puro. E lì, con rispetto parlando, Miccichè è perdente. Musumeci ha un brutto carattere ed è sicuramente un accentratore ma una cosa gli deve essere riconosciuta: fino ad ora, nel suo Governo, non sono emerse operazioni ‘trubole’: e ammesso e non concesso che emergano, difficilmente lo sfioreranno. Fuori Musumeci senza ricandidatura, per il centrodestra siciliano sarà un gran ‘casino’, perché nessuno accetterà di ricandidarsi con ‘pezzi’ dello stesso centrodestra che lavorano per il centrosinistra. Tutto questo sta agevolando il fin troppo sottovalutato Cateno De Luca che, tra territori in rivolta contro la Regione e contro Roma, sta trovando un’autostrada.

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