Boschi siciliani senza prevenzione degli incendi: esposto del Sifus alla Magistratura/ MATTINALE 686

1 luglio 2022
  • Due post del segretario generale del Sifus, Maurizio Grosso, fanno il punto della situazione sulla lotta agli incendi nei boschi di Sicilia e Campania
  • In Sicilia operai forestali avanti con l’età dotati di mezzi vetusti e privi di manutenzione
  • “Nelle prossime settimane il Sifus depositerà un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica per denunciare la gestione approssimativa del patrimonio boschivo e l’inefficacia degli strumenti di contrasto agli incendi”
  • In Campania ci si affida ai volontari

Due post del segretario generale del Sifus, Maurizio Grosso, fanno il punto della situazione sulla lotta agli incendi nei boschi di Sicilia e Campania

Dedichiamo questo MATTINALE al problema degli incendi boschivi per segnalare, ancora una volta, il pressappochismo con il quale un argomento delicato viene affrontato in due grandi Regioni del Sud, Sicilia e Campania. Stupisce, in primo luogo, la ‘leggerezza’ con la quale le amministrazioni pubbliche preferiscono affidarsi ai mezzi aerei e alla Protezione civile piuttosto che agli operai della Forestale. La Protezione civile e, soprattutto gli aerei, intervengono quando gli incendi sono già scoppiati e, magari, hanno già provocato danni. Non c’è, in parole semplici, attività di prevenzione, se non raffazzonata. Da parte delle amministrazioni pubbliche non c’è l’attenzione per i cambiamenti climatici in corso. Tutto viene trattato ordinariamente e burocraticamente. Due post del segretario generale del Sifus, Maurizio Grosso, fanno il punto della situazione. Cominciamo con la Sicilia.

In Sicilia operai forestali avanti con l’età dotati di mezzi vetusti e privi di manutenzione

“I devastanti incendi boschivi che stanno investendo la Sicilia – scrive Grosso – sono la dimostrazione autentica che le strategie per contrastarli messe in campo dal Governo Musumeci, nonostante i raboanti proclami, hanno la stessa inefficacia del 2021 quando la nostra Regione raggiunse il triste primato di più bruciata d’Italia. E’ evidente che né i droni, né i Canadair, né le folcloristiche convenzioni con chicchessia, né tanto meno la Protezione civile sono in grado di contrastare gli incendi boschivi nei casi in cui il Governo regionale non è stato in grado di attivare politiche che mirano alla prevenzione attraverso la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria del patrimonio boschivo capaci di tenere strettamente conto del ciclo biologico della natura. Ciò significa che l’avviamento degli addetti allo spegnimento degli incendi 15 giorni prima del solito, come già registratosi nel 2021, serve solo a ‘fare propaganda fine a se stessa’, se nei boschi insistono erbacce infestanti e vegetazione spontanea più alta ed intensa degli stessi alberi e non sono stati realizzati i viali tagliafuoco in tempi utili. Avviare il primo Giugno la campagna antincendio serve ancora meno se ai forestali preposti, decimati di circa 800 unità e avanti con l’età, vengono affidati mezzi vetusti, spesso per lunghi periodi senza manutenzione e revisione e pertanto, non certamente all’altezza della sfida con il fuoco in una Regione dove si registrano solo temperature africane (fino a 48/50 gradi)”.

“Nelle prossime settimane il Sifus depositerà un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica per denunciare la gestione approssimativa del patrimonio boschivo e l’inefficacia degli strumenti di contrasto agli incendi”

Lo scorso anno il Governo regionale siciliano di Nello Musumeci ha sottovalutato i cambiamenti climatici in corso: e come ricorda il segretario generale del Sifus, è stato un disastro, con quasi 80 mila ettari di boschi andati in fumo. Purtroppo anche quest’anno la storia si sta ripetendo. “La nostra organizzazione sindacale – scrive Grosso – ritiene che solo con l’utilizzo dei lavoratori forestali tutti i giorni dell’anno per eseguire gli interventi di manutenzione del territorio boschivo in corrispondenza con le esigenze del ciclo biologico della natura e con l’avviamento della Campagna Antincendio, a partire dal 15 Maggio, sia possibile cambiare rotta contro la lotta agli incendi, poiché si innescherebbe un processo di lotta attiva che li contrasta ‘da terra’ e riduce in maniera esponenziale rischi e danni che, a questo punto, con l’ausilio di droni e Canadair verrebbero ridotti al lumicino. Il Sifus invita pertanto il prossimo Governo Regionale ad attivare strategie che puntano alla prevenzione, stabilizzando i lavoratori forestali, fermo restando che, nelle more e nell’immediato, è opportuno che il Governo Musumeci tenga tutti i lavoratori forestali nei cantieri, compresi i 78isti che attualmente sono a casa, in maniera che si possano realizzare tutti i viali parafuoco (siamo al 30%) e presidiare il territorio fino a quando non torneranno temperature sopportabili. Nelle prossime settimane il Sifus depositerà un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica per denunciare la gestione approssimativa del patrimonio boschivo e l’inefficacia degli strumenti di contrasto agli incendi”. Scoprire che ad inizio Luglio, dopo tutto quello che è avvenuto lo scorso anno, la realizzazione dei viali parafuoco sia al 30% è veramente incredibile!

In Campania ci si affida ai volontari

Dalla Sicilia alla Campania. Dove lo scenario descritto dal Sifus non è molto diverso dalla Sicilia: “Abbiamo appreso – scrive Grosso – che nei giorni scorsi la Giunta regionale della Campania ha aggiornato il Piano per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi nel triennio 2022-2024 e stanziato 19 milioni 480 mila euro per l’attuazione degli interventi previsti. Leggendo il Piano Antincendio in questione, tuttavia, non è chiaro chi farà o se si farà la prevenzione degli incendi che, in teoria, dovrebbe consistere nella realizzazione di lavori di manutenzione ordinaria ( le erbacce sono intense e più alte degli stessi boschi) e nella pulizia dei viali tagliafuoco con le temperature africane che abbiamo davanti. Nel Piano Antincendio si legge molto bene invece che c’è stato un abbattimento di risorse del 50% per gli AIB, ossia per quei lavoratori forestali che, per esperienza, professionalità e conoscenza dei territori montani sono i più attrezzati per condurre la lotta attiva agli incendi. Nel Piano Antincendio è spiegato ancora meglio che si prevede un notevole potenziamento del ruolo dei volontari coordinati dalla Protezione civile e dei mezzi di contrasto aereo. E’ davvero singolare che un servizio così delicato per il contrasto agli incendi boschivi si basi, prevalentemente, sul lavoro di soggetti volontari e sulla Protezione civile rinunciando, evidentemente in partenza, alla lotta attiva agli incendi da terra. A giudizio del Sifus un sistema integrato tra soggetti istituzionali e mezzi coinvolti rappresenta un modello organizzativo che presto si rivelerà fallimentare con grave nocumento per il patrimonio boschivo”.

Foto tratta da Libertà Sicilia 

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