Contratto di lavoro operai agricoli, il Sifus attacca Cgil, Cisl, Uil, Cia, Coldiretti e Confagricoltura

30 maggio 2022
  • “Mentono sapendo di mentire”
  • “Il salario teorico continuerà ad essere diverso da provincia a provincia, fermo restando che una parte di esso continuerà a rimanere nelle tasche dei caporali e/ o dei datori di lavoro”

“Mentono sapendo di mentire”

C’è un po’ di confusione nel mondo degli operai agricoli. Cgil, Cisl, Uil, Cia, Coldiretti e Confagricoltura hanno rinnovato il Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) di questa categoria di lavoratori. Ma, a quanto pare, si tratterebbe di un rinnovo, come dire?, a ‘coda di topo’. Insomma, c’è chi non sembra molto convinto del nuovo strumento che regolamenta i rapporti di lavoro in agricoltura. A Manifestare dubbi sono Maurizio Grosso, Segretario Generale SIFUS CONFALI, e Lino Masi, Segretario Nazionale B.A. il rinnovo, dicono i due sindacalisti, descrivono l’evento “come un fatto eccezionale per gli operai agricoli poiché grazie ad esso l’agricoltura fornirebbe un assist al Paese per scongiurare financo la recessione. Siamo sicuri che quanto ci hanno raccontato su questo Ccnl corrisponde a verità?”. Secondo il Sifus, “queste soggettività sindacali mentono sapendo di mentire!”.

“Il salario teorico continuerà ad essere diverso da provincia a provincia, fermo restando che una parte di esso continuerà a rimanere nelle tasche dei caporali e/ o dei datori di lavoro”

“Il primo problema strutturale del contratto degli operai agricoli – dicono i due sindacalisti del Sifus – è rappresentato, senza rischio di smentita, dal fatto che la retribuzione legata al costo del lavoro previsto in busta paga non giunge mai per intero nelle tasche degli operai agricoli. Né nel contratto, né in eventuali diversi accordi tra le parti c’è traccia di una soluzione a questo essenziale problema. Ciò significa che se il costo del lavoro previsto è, ad esempio 65 euro, gli operai continueranno a percepire 40 euro, ossia, quanto pattuito in parola con il caporale o con il datore di lavoro. Il secondo problema atavico del contratto degli operai agricoli è rappresentato dal fatto che il contratto non contiene un costo del lavoro minimo ed univoco per mansione da Avola a Trieste, poiché la sua definizione viene rinviata alla contrattazione provinciale per tipologia aziendale. Continueremo pertanto, ad avere, 109 contratti provinciali tante quante sono le province, quindi, 109 gabbie salariali, poiché il salario teorico continuerà ad essere diverso da provincia a provincia, fermo restando che una parte di esso continuerà a rimanere nelle tasche dei caporali e/ o dei datori di lavoro. In conclusione, si può sostenere che il neo contratto è buono e che i signori che lo hanno sottoscritto sono utili, sol perché hanno ‘immaginato’ un incremento delle retribuzioni del 4,7% nell’arco di 12 mesi che non è vero che corrisponderanno a 72 euro in un anno? Il Sifus interverrà presto con una conferenza stampa per rappresentare meglio la situazione ed annunciare soluzioni alternative”.

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