I 5 referendum del 12 Giugno: sbagliato ricorrervi per materie che richiedono conoscenze specifiche e tecniche

29 maggio 2022
  • I cinque referendum 
  • Per chi non ha conoscenze giuridiche avventurarsi nella lettura dei quesiti referendari è operazione complicata
  • Il referendum va utilizzato per questioni di immediata a facile comprensione

di Enzo Guarnera 

I cinque referendum 

Il prossimo 12 Giugno saremo chiamati a votare per i referendum sulla Giustizia. Argomento complesso che provo a sintetizzare. Sono cinque referendum e riguardano le seguenti materie.
1) MISURE CAUTELARI. Si mira a limitare i casi in cui è possibile disporre la custodia cautelare, cioè la detenzione degli indagati o imputati prima della sentenza definitiva. Se vincesse il sì i presupposti che consentono di arrestare qualcuno, prima che sia riconosciuto colpevole con sentenza definitiva, vengono ristretti ai casi di pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati solo di particolare gravità (con armi o con violenza).
La custodia cautelare, invece, non sarebbe più possibile per reati ritenuti meno gravi, come quello di finanziamento illecito ai partiti.
2) LISTE DEI CANDIDATI AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA.
Riguarda le norme che regolano l’elezione dei magistrati al CSM.
3) LE PAGELLE DEGLI AVVOCATI AI MAGISTRATI.
Si mira a rendere possibile che gli avvocati eletti nei Consigli Giudiziari Regionali e della Cassazione valutino la professionalità dei magistrati.
4) ABOLIZIONE DELLA LEGGE “SEVERINO”.
Si punta a cancellare la legge che ha introdotto la decadenza e incandidabilità dei condannati in via definitiva per reati contro la Pubblica Amministrazione, e che ha fissato un regime rigoroso per eletti e amministratori locali, non eleggibili o decaduti se condannati in primo grado.
Con la vittoria del sì tornerebbe in vigore la legge precedente, che prevede l’interdizione dai pubblici uffici solo come pena accessoria decisa dal giudice, e comunque operativa solo con la sentenza passata in giudicato.
5) SEPARAZIONE DELLE FUNZIONI DEI MAGISTRATI.
Oggi Pubblici Ministeri e Giudici condividono la stessa carriera e si distinguono solo per le funzioni.
Il referendum mira a rendere definitiva la scelta, all’inizio della carriera, di una o dell’altra funzione.
Affinché il referendum sia valido è necessario che si rechino a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto: il c.d. “quorum”.

Per chi non ha conoscenze giuridiche avventurarsi nella lettura dei quesiti referendari è operazione complicata

Detto questo, ritengo che utilizzare il referendum per decidere materie complesse, che richiedono conoscenze specifiche e tecniche, sia una scelta sbagliata, superficiale e demagogica. Invito, chi avesse voglia e tempo, a leggere il testo dei singoli quesiti referendari: è un richiamo continuo a norme ed articoli di legge che anche un giurista deve impegnarsi per comprenderli. Solo per fare un esempio, quello che riguarda la separazione delle funzioni dei magistrati è lungo circa 90 righe: leggerlo e decifrarlo, per un esperto di diritto, richiede almeno 30 minuti. Certe materie vanno decise in Parlamento, dopo studio approfondito nei gruppi di lavoro e nelle commissioni. A prescindere da una disamina nel merito, la mia opinione è che i proponenti, Radicali, Lega e Forza Italia, pur culturalmente eterogenei, siano mossi solo da una comune insofferenza per il controllo di legalità e per la indipendenza della Magistratura rispetto al potere politico. Peraltro non sono riusciti neppure a raccogliere la firme necessarie e la richiesta, come prevede la Costituzione, è stata presentata dalle 9 regioni governate dal centrodestra.

Il referendum va utilizzato per questioni di immediata a facile comprensione

Il referendum è uno strumento di democrazia, ma va utilizzato su questioni di facile e immediata comprensione da parte dei cittadini, come alcuni temi di valore etico che incidono direttamente sulla vita delle persone. E lo furono certamente quello sul divorzio e sull’aborto. Altrimenti lo strumento referendario risulta svilito e ricondotto a mero strumento di lotta politica. Per tale ragione ritengo inutile entrare nel merito dei singoli quesiti. Ma non intendo esimermi dal dire cosa farò il 12 Giugno. Innanzitutto spero che non si raggiunga il “quorum”, vanificando così l’intera proposta referendaria. Pertanto penso di non andare a votare. Se decidessi di andare voterei NO per tutti e 5 i referendum. Rinvio, eventualmente, ad un ulteriore intervento la spiegazione del mio NO.

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