Formazione: lo strano caso della Regione siciliana che non riconosce (e non paga) la NASPI come ammortizzatore sociale

16 maggio 2022
  • Gli storici ritardi nei pagamenti 
  • Toccherà al Tribunale di Palermo pronunciarsi sulla NASPI
  • E la riqualificazione del personale licenziato? Sta per partire ma non parte mai…

da Costantino Guzzo
presidente dell’Associazione Sindacale Lavoratori 99,9%
riceviamo e pubblichiamo

Gli storici ritardi nei pagamenti 

È indubbio ormai e chiaro anche ai non addetti ai lavori come il vero grande problema dello Stato e dei suoi Enti annessi, le Regioni in primis, sia il funzionamento e la scarsa qualità della burocrazia e della macchina amministrativa. Qualche giorno fa girò la notizia che fece scalpore di come lo Stato nella sua complessità sia debitore ai propri fornitori della bellezza di 55 miliardi di euro; non solo, ma che i pagamenti ben poche volte avvengono entro la scadenza dei 90 giorni. Tali ritardi bloccano l’economia: lo studente più svogliato sa bene che la velocità rende “buona” la moneta. Queste storie fanno un baffo, come si suol dire, ai lavoratori della Formazione professionale: la Regione siciliana con i suoi pesanti ritardi nei pagamenti agli Enti Gestori è stata la causa del crollo del sistema che ha lasciato sul campo migliaia di licenziati, migliaia di persone che al momento dell’espulsione dal mondo del lavoro hanno perso mensilità arretrate, TFR, versamenti di contributi e tante altre erogazioni economiche dovute.

Toccherà al Tribunale di Palermo pronunciarsi sulla NASPI

Struttura amministrativa e burocrazia di nomina presidenziale o assessoriale hanno mostrato tutti i loro limiti culturali e organizzativi: prova ne sia non soltanto il crollo del sistema ma il decuplicarsi di ogni tipo di contenzioso giudiziario sia con gli Enti Gestori ma soprattutto con lavoratori ed ex lavoratori. Il prossimo mese di Giugno, vogliamo ricordarlo, il Tribunale di Palermo sarà chiamato a dirimere e sentenziare su un caso che ha dell’assurdo: è o non è la NASPI un ammortizzatore sociale? La Regione siciliana, mentre ha sempre riconosciuto la Cassa integrazione un ammortizzatore sociale e quindi ha aggiunto le proprie quote di solidarietà in favore dei lavoratori garantiti da normative regionali, nel caso della NASPI, invece, si è rifiutata di integrare l’assistenza economica ai lavoratori col proprio finanziamento sostenendo che la NASPI non rientri nella vecchia normativa citata nei dispositivi della Formazione professionale tra gli ammortizzatori sociali. È chiaro come così facendo l’amministrazione regionale si sottragga al pagamento di centinaia di migliaia di euro in favore di tanti ex lavoratori. Il Tribunale d’appello di Palermo a cui i lavoratori si sono rivolti è chiamato ancora una volta a mettere ordine, interpretare, sistemare le analogie e anche lo stile letterario dei codicilli, circolari, leggi malscritte dal genius loci che abita e ispira gli uffici e le amministrazioni.

E la riqualificazione del personale licenziato? Sta per partire ma non parte mai…

Intanto i lavoratori attendono da anni tra la nomina di un burocrate ed un altro, così come attendono da due anni la loro riqualificazione. A proposito: della riqualificazione l’ex assessore regionale alla Formazione professionale, Roberto Lagalla, aveva fatto il suo cavallo di battaglia (risolutivo dei problemi del sistema Formazione diceva), che fine ha fatto? La riqualificazione non parte e non accenna a ripartire mentre Lagalla si è dato alle danze elettorali palermitane. E che fine hanno fatto i milioni di euro che erano stati accantonati per questa riqualificazione vitale per tanta gente? Ci vorrà forse un giudice, anche in questo caso, per farla partire?

 

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