L’Autonomia siciliana va ‘de-ascarizzata’ e applicata. Voto segreto strumento di libertà e democrazia

15 maggio 2022
  • L’Autonomia siciliana non va ripensata: va applicata
  • Il voto segreto è uno strumento di libertà e di democrazia. I parlamentari rispondono al popolo non alle camarille di partiti, movimenti e massoni. Il vero problema è la legge che, nel 2001, ha introdotto l’elezione diretta del presidente della Regione: legge sbagliata  

L’Autonomia siciliana non va ripensata: va applicata

Quanta retorica, oggi. nel ricordare l’Autonomia siciliana tradita! L’Autonomia, ha detto il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, va ripensata. Arriva tardi, l’attuale presidente. A ‘ripensare’ l’Autonomia siciliana hanno già pensato l’ex capo del Governo nazionale, Matteo Renzi, l’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e il centrosinistra che, nella passata legislatura, hanno massacrato l’Autonomia finanziaria della Regione siciliana. E’ lo ‘stile’ amministrativo del PD e dei suoi accoliti: quando acchiappano ‘qualcosa’ in Sicilia – dal 2009 al 2017 la Regione siciliana, dal 2012 ad oggi il Comune di Palermo – ‘spolpano’ tutto quello che possono ‘spolpare’ (anche grazie a ‘protezioni’ di cui godono da decenni, grosso modo dai tempi della ‘Solidarietà autonomista’, quando “I pentuli vugghiano pi tutti”…) e lasciano ai successori il disastro finanziario. Lo hanno fatto alla Regione e lo stanno facendo al Comune di Palermo. Non c’è nulla da ripensare, presidente Musumeci. Le tre cose da fare sono rivedere non l’articolo 36 dello Statuto, ma le nome di attuazione di tale articolo; e applicare gli articoli 37 e 38. Per realizzare queste tre semplici cose bisogna liberare la politica siciliana dagli ‘ascari’. La ‘filosofia’ non serve.

Il voto segreto è uno strumento di libertà e di democrazia. I parlamentari rispondono al popolo non alle camarille di partiti, ai movimenti e ai massoni. Il vero problema è la legge che, nel 2001, ha introdotto l’elezione diretta del presidente della Regione: legge sbagliata  

Sbagliata, egregio presidente della Regione siciliana, la sua polemica sul voto segreto. I parlamentari eletti in Assemblea regionale siciliana non rispondono ai partiti, ai movimenti e alle camarille massoniche ma agli elettori. Se un parlamentare non è d’accordo con il partito del quale fa parte vota contro. Punto. Il voto segreto serve per evitare le ritorsioni da parte dei partiti e delle camarille varie. Cosa fondamentale, questa, in una Regione dove la mafia è ancora presente, pronta a vendicarsi. Pensare di trovare la stabilità politica limitando le libertà fondamentali dei parlamentari è un gravissimo errore. La stabilità, nel Parlamento siciliano, manca per due motivi. Primo motivo: le emergenze sociali che è bene che emergano con o senza il voto segreto in Aula, a seconda delle situazioni. Secondo motivo: i legislatori siciliani che, nel 2001, hanno approvato la legge che ha introdotto l’elezione diretta del presidente della Regione hanno combinato un grandissimo casino: bastano, infatti, tre candidati alla presidenza della Regione per determinare la quasi matematica certezza che il presidente eletto non avrà una maggioranza in Aula. E’ un tema che si è posto anche per le Regioni a Statuto ordinario: problema risolto con lo ‘sforamento’: ovvero con il premio di maggioranza al presidente della Regione eletto che consiste nell’aumento del numero di consiglieri regionali rispetto a quelli previsti, fino a garantire la maggioranza al presidente eletto. In Sicilia non si può fare perché il numero dei parlamentari è ‘costituzionalizzato’? Si sarebbe potuto prevedere la riduzione del numero dei parlamentari degli altri partiti, in proporzione ai voti presi, fino a garantire la maggioranza al presidente eletto, senza variare il numero di parlamentari ‘costituzionalizzato’. Invece si è preferito lasciare tutto bloccato, abbandonando i Governi  in balìa di maggioranze variabili spesso funzione diretta di interessi ‘esterni’ all’Aula. A Novembre, egregio presidente Musumeci, alle elezioni per eleggere il nuovo presidente e la nuova Assemblea regionale siciliana ci saranno almeno quattro candidati. Il caos, nella prossima legislatura, è assicurato. La differenza, rispetto al passato – quando il presidente della Regione e gli assessori venivano eletti dall’Assemblea regionale – è che allora alla formazione di un Governo si arrivava con una democratica trattativa tra i partiti. Oggi un Governo nominato da una sola persona deve trovare di giorno in giorno la ‘quadra’ in Aula. Una follia. Pensare di risolvere errori di ‘sintassi’ costituzionale eliminando il voto segreto è un altro errore che aggiungerebbe rabbia e frustrazione tra i parlamentari, aumentando l’ingovernabilità e dando più potere a soggetti ‘esterni’ che in Sicilia non sempre sono ‘raccomandabili’…

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