Alle elezioni comunali di Palermo un centrosinistra senza argomenti riscopre l’antimafia contro Totò Cuffaro e Marcello dell’Utri. Ma…

13 maggio 2022
  • Invece di parlare dei disastri cittadini provocati dall’amministrazione comunale uscente di Leoluca Orlando torna in scena l’antimafia a corrente alternata… 
  • Facciamo finta di non sapere che con Cuffaro il centrosinistra ha fatto un Governo regionale alla fine degli anni ’90. Allora andava bene, oggi no…
  • Marcello Dell’Utri – in Sicilia e a Milano – ha avuto per anni, come braccio destro, Gianfranco Miccichè, con il quale il centrosinistra ha dato vita al Governo regionale di Raffaele Lombardo. Su scurdaru? E non parliamo di quello che combinò il Pci alla fine degli anni ’50 con il milazzismo…   

Invece di parlare dei disastri cittadini provocati dall’amministrazione comunale uscente di Leoluca Orlando torna in scena l’antimafia a corrente alternata…

A Palermo sta andando in scena una brutta campagna elettorale. Un centrosinistra alle corde, che si porta dietro i disastri amministrativi, economici, sociali e culturali dell’amministrazione uscente di Leoluca Orlando, non sapendo cosa raccontare agli elettori riscopre l’antimafia. Invece di parlare del dramma del cimitero di Santa Maria dei Rotoli, con le bare prive di sepoltura che si accingono a passare la seconda Estate nelle tende per mancanza di loculi, in assenza anche di un forno crematorio, i disperati di uno scalcagnato centrosinistra parlando di mafia e di antimafia. Invece di parlare del fallimento della raccolta differenziata dei rifiuti e di una discarica – Bellolampo – che dovrebbe essere già chiusa da vent’anni e invece è ancora aperta con l’immondizia che sommerge anche la piazza della discarica e i viali di parla di mafia e di antimafia. Invece di parlare degli impianti sportivi cittadini che cadono a pezzi si parla di mafia e di antimafia. Invece di parlare di strade e marciapiedi che cadono a pezzi si parla di mafia e di antimafia. Invece di parlare di 15 allucinanti Km di Tram costati (solo le rotaie) 320 milioni di euro, con i Tram che girano quasi vuoti, con una manutenzione di 10 milioni di euro all’anno si parla di mafia e di antimafia. Invece di parlare dei monopattini che sfrecciano nelle corsie preferenziali come se fossero ambulanze, taxi o autobus, senza che nessuno controlli, in attesa che ci scappi l’incidente, si parla di mafia e di antimafia. Invece di parlare dell’ultimo scandalo – le presunte ‘attività culturali’ nelle mani di un gruppo ristretto di personaggi che facevano il bello e il cattivo tempo, si parla di mafia e di antimafia. Invece di parlare dei cantieri eterni che hanno distrutto il tessuto economico e commerciale della città parlano di mafia e di antimafia. Invece di parlare dei provvedimenti discutibili adottati dall’assessore alla Mobilità, il rifondarolo Giusto Catania, parlano di mafia e di antimafia. E l’elenco potrebbe continuare.

Facciamo finta di non sapere che con Cuffaro il centrosinistra ha fatto un Governo regionale alla fine degli anni ’90. Allora andava bene, oggi no…

Mafia e antimafia. I signori del centrosinistra di Palermo hanno capito che con la soglia del 40% – tanto basta a un candidato sindaco per essere eletto al primo turno (legge regionale sbagliata, peraltro voluta proprio da loro) – il candidato di una parte del centrodestra, Roberto Lagalla, ha ottime probabilità di essere eletto a ‘prima botta’. Non sapendo cosa dire e cosa fare, ecco che spostano l’attenzione su Totò Cuffaro che, con la sua Nuova Democrazia cristiana appoggia Lagalla; e su Marcello Dell’Utri, che ha sponsorizzato Lagalla. Siccome Cuffaro è stato condannato per favoreggiamento alla mafia e siccome Dell’Utri è stato condannato per concorso esterno alla mafia, automaticamente Lagalla diventa ‘colpevole”. Di che cosa? ‘Colpevole’ è basta, tanto al chilo, perché adesso torna di moda la “questione morale”. Peccato che con Cuffaro assessore all’Agricoltura il centrosinistra, nel 1999, ha dato vita al Governo regionale presieduto da Angelo Capodicasa, con Claudio Fava – che allora era stato appena nominato segretario de Democratici di sinistra (Ds) – che si ritrovò, lui che doveva spostare a ‘sinistra’ l’asse dei Ds siciliani, ad ‘annacarsi’ Mirello Crisafulli assessore alla Presidenza… Non conoscevano Cuffaro? Impossibile, se è vero che nei primi anni ’90 Cuffaro si era presentato nella celebre trasmissione di Michele Santoro a Palermo (se non ricordiamo male al Teatro Biondo), difendendo la Democrazia cristiana quando quasi tutti – erano gli anni di Tangentopoli – la attaccavano. Nel 1999 Cuffaro andava bene, oggi non gli piace più…

Marcello Dell’Utri – in Sicilia e a Milano – ha avuto per anni, come braccio destro, Gianfranco Miccichè, con il quale il centrosinistra ha dato vita al Governo regionale di Raffaele Lombardo. Su scurdaru? E non parliamo di quello che combinò il Pci alla fine degli anni ’50 con il milazzismo…   

E che dire di Dell’Utri? “Ah, Marcello dell’Utri appoggia Lagalla”, dicono oggi gli esponenti del centrosinistra. Ma Marcello Dell’Utri, in Sicilia e a Milano, ha avuto come braccio destro – in Sicilia e a Milano – Gianfranco Miccichè. Quel Gianfranco Miccichè con il quale, nel 2009, il centrosinistra, ha dato vita al Governo del ribaltone di Raffaele Lombardo. O forse gli esponenti del centrosinistra hanno dimenticato che nel Governo Lombardo c’erano anche gli assessori vicini a Gianfranco Miccichè? Se è per questo, nel Governo Lombardo – appoggiato dal PD – c’era anche Confindustria di Antonello Montante... Va detto che gli eredi del Pci siciliano sono sempre stati così: per loro conta solo la convenienza del momento. Vi raccontiamo una storia e poi vi lasciamo ad altri articoli. Intorno al 1954-1955 in Assemblea regionale siciliana il gruppo comunista polemizzava ripetutamente con i Governi democristiani. I comunisti volevano che il Parlamento dell’Isola si desse vita auna Commissione speciale per indagare sulla mafia: insomma, una Commissione antimafia. La maggioranza della Dc siciliana era contraria perché temeva strumentalizzazioni. Ma c’erano democristiani favorevoli alla commissione Antimafia siciliana: per esempio, i parlamentari Giuseppe Alessi e Giuseppe D’Angelo. Alla fine – non ricordiamo bene se nel 1956 o nel 1957 – la commissione Antimafia del Parlamento siciliano venne varata. Solo che nel 1958 arrivò il Governo di Silvio Milazzo, un democristiano ‘ribelle’ sostenuto da una maggioranza eterogenea: un ‘pezzo’ di Democrazia cristiana e una serie di partiti che andavano dai fascisti ai comunisti, con la Dc ufficiale all’opposizione. Come per ‘magico incanto’ ai comunisti la voglia della Commissione Antimafia passò. E dire che – soprattutto nel terzo ed ultimo Governo Milazzo – la mafia non era esattamente assente: deputati che venivano presi a schiaffi da Mammasantissima dell’Onorata società perché non volevano votare la fiducia al Governo, esattorie che finivano nelle mani di allora oscuri personaggi di Salemi, appalti lucrosi assegnati ad imprenditori catanesi che diventeranno famosi negli anni ’80… Ma tutto andava bene. La verità è che, come si usa dire in Sicilia, cu nasci tunnu un po’ moriri quatratu… 

Foto tratta da Il Sito di Sicilia             

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