Prevenzione incendi nei boschi in Sicilia: il Governo Musumeci fa qualcosa ma è poco. E se in Estate si arriverà a 50 gradi?

14 aprile 2022
  • Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha riunito i vertici dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e del Corpo forestale
  • La questione degli incendi nelle Isole Minori
  • Il coinvolgimento dei sindaci nelle attività di prevenzione 
  • I tagli ai fondi regionali siciliani operati dal Governo Renzi mai revocati dal Governo Gentiloni, dai Governi di Giuseppe Conte e dall’attuale Governo di Mario Draghi. Si continuano a sottovalutare i cambiamenti climatici

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha riunito i vertici dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e del Corpo forestale

Memore del disastro dell’Estate dello scorso anno, quando sono andati in fumo quasi 80 mila euro di ettari di boschi siciliani, il Governo regionale di Nello Musumeci, per quest’anno, sembra voler anticipare gli eventi. Così almeno si legge in un comunicato della presidenza della Regione siciliana: “Regolamentare al meglio la gestione degli interventi antincendio in previsione della prossima stagione estiva. Con questo obiettivo il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha tenuto a Palazzo Orléans una riunione operativa con i vertici regionali del Corpo forestale e dei Vigili del fuoco. Presenti, fra gli altri, all’incontro l’assessore all’Ambiente, Toto Cordaro, il direttore regionale dei pompieri, Ennio Aquino, i dirigenti generali del dipartimento Sviluppo rurale, Mario Candore, della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, e del comando del Corpo forestale, Giovanni Salerno”. Insomma, la riunione c’è stata. Per fare che cosa? “Dobbiamo programmare nel miglior modo possibile – ha esordito Musumeci – l’attività che in maniera sinergica Regione e Vigili del fuoco dovranno realizzare nei prossimi mesi. L’importante non è chi faccia qualcosa e chi debba intervenire quando c’è un incendio, non solo boschivo, ma che qualcuno la faccia e soprattutto con tempestività”.

La questione degli incendi nelle Isole Minori

Per definire al meglio le competenze, nei prossimi giorni la Regione firmerà un’apposita convenzione che prevede l’impiego, da parte dei Vigili del fuoco, di dieci squadre aggiuntive di pronto intervento, da dislocare nelle province dell’Isola, oltre a personale specializzato nel coordinamento delle attività da destinare alla sala operativa regionale”. Che cosa c’entrino i Vigili del fuoco con gli incendi boschivi non lo riusiamo a capire: ma andiamo avanti. “Nel corso del vertice – leggiamo sempre nel comunicato – Musumeci ha chiesto inoltre che ‘squadre speciali’ dei pompieri vengano destinate, nei mesi estivi, nelle Isole Minori, dove non esiste un presidio dei pompieri: Favignana, Ustica e Vulcano, in quest’ultimo sito per specificità non strettamente legate all’antincendio”. Questo è un obiettivo corretto. “Per il mio governo – ha detto il presidente della Regione – questo della sicurezza è un tema prioritario, sul quale non intendiamo fare un passo indietro”. Tra gli altri argomenti affrontati anche quello relativo al personale dei pompieri in servizio in Sicilia. “Tremila uomini – ha detto Musumeci – sono troppo pochi per un’Isola grande come la nostra. In caso di necessità immediata, quanto tempo ci vorrebbe perché colonne mobili arrivino in aiuto da altre regioni? Questo è un problema del quale parlerò personalmente con il ministro dell’Interno. Non si possono utilizzare per la Sicilia gli stessi parametri applicati alle altre regioni della Penisola. E non è pensabile che nelle nostre Isole Minori debbano essere le finanze della Regione a garantire la presenza dei pompieri nel periodo estivo. Serve che il Governo centrale assicuri un presidio per tutto l’anno, magari con reclutamento dei vigili limitato agli abitanti del luogo, come già avvenuto trent’anni fa con una legge speciale”.

Il coinvolgimento dei sindaci nelle attività di prevenzione 

Tutto assolutamente corretto. Non abbiamo ancora capito cosa sta facendo il Governo Musumeci per prevenire gli incendi. Un accenno arriva solo nella parte finale del comunicato: “Durante il vertice si è parlato anche di prevenzione, con l’impiego degli operai forestali già dal 26 aprile”. Finalmente spuntano le due parole “operai forestali”. Detto ciò, ci chiediamo e chiediamo: la prevenzione degli incendi – ovunque, in Sicilia e negli arcipelaghi siciliani – non dovrebbe essere al primo punto? E non dovrebbero essere gli operai forestali a presidiare il territorio con un servizio H 24? Dice l’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro: “Invitiamo i sindaci, fin da adesso, a chiedere ai proprietari di terreni incolti di predisporre subito i viali tagliafuoco, pena pesanti sanzioni nei confronti dei privati inadempienti affidate alle forze dell’ordine e agli agenti del Corpo forestale. L’incuria di qualcuno non può essere fra le cause degli incendi. Per questo è stato deciso che si farà ricorso anche all’uso di droni in sede di prevenzione, nella lotta ai piromani e nella segnalazione immediata di focolai”.

Le parole del segretario regionale del Sifus Confali Forestali, Giuseppe Fiore  

Che dire? Abbiamo chiesto ‘lumi’ al segretario regionale del Sifus Confali del settore forestale, Giuseppe Fiore: “Le assunzioni di operai forestali previste alla fine del mese ammontano a circa 5 mila unità. Sono tutti 151-isti (operai che lavorano 151 giornate all’anno ndr). Questo sarà possibile grazie a fondi extra regionali. Per le altre assunzioni – aggiunge Fiore – bisognerà aspettare l’approvazione del Bilancio regionale”. Chiediamo a Fiore: con lo stanziamento attuale e con i 5 mila operai forestali che verranno avviati al lavoro si arriverà ad effettuare tutte le opere di prevenzione degli incendi? “No – di risponde il segretario regionale del Sifus forestali -. Ci saranno aree verdi della Sicilia che rimarranno prive delle opere di prevenzione degli incendi”. Quanto al Bilancio regionale, o meglio, alla legge di stabilità regionale (dizione che ha preso il posto del Bilancio e della Finanziaria regionale), va detto che l’approvazione, da parte dell’Assemblea regionale siciliana, dovrebbe avvenire tra la fine di questo mese e l’inizio di Maggio. Se aggiungiamo i tempi che occorrono per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione, le somme dovrebbero essere disponibili tra la fine di Maggio e i primi di Giugno.

I tagli ai fondi regionali siciliani operati dal Governo Renzi mai revocati dal Governo Gentiloni, dai Governi di Giuseppe Conte e dall’attuale Governo di Mario Draghi. Si continuano a sottovalutare i cambiamenti climatici

La vera domanda è: i soldi per le attività forestali ci saranno? Noi sapevamo che dei 900 milioni di euro di disavanzo fisso – frutto scegli scippi finanziari ai danni della Regione siciliana operati dal Governo Renzi e fino ad oggi confermati dal Governo Gentiloni, dai due Governi i Giuseppe Conte e dall’attuale Governo dei ‘Migliori’ di Mario Draghi – una parte era stata recuperata, circa 500 milioni di euro. Ma ci dicono che la situazione potrebbe essere più complicata, nel senso che il ‘buco’ da coprire con ‘soldi finti’ potrebbero essere più di 400 milioni di euro (per ‘soldi finti’ si intendono i capitoli ‘coperti’ con accantonamenti negativi, cioè con somme che non ci sono e che quindi non esistono e di conseguenza non sono disponibili, a meno che non si dovessero materializzare in forza di improbabili accordi finanziari tra la Regione siciliana e Roma: campa cavallo!). Perché questa precisazione? Perché non è da escludere che tra gli accantonamenti negativi – cioè dai settori della vita pubblica siciliana che potrebbero restare senza soldi, ovvero capitoli ‘finanziati’ con gli accantonamenti negativi – ci potrebbero essere le attività forestali. Ma questo lo vedremo quando verrà approvata la legge di stabilità regionale. Quello che possiamo dire in questa fase è che, rispetto allo scorso anno, c’è l buona volontà del Governo Musumeci di affrontare la questione e non è certo per responsabilità dello stesso Governo Musumeci se, ogni anno, il Bilancio della regione presenta un disavanzo fisso di 900 milioni di euro. Detto questo, noi ribadiamo la nostra tesi che portiamo avanti dall’Autunno dello scorso anno: in Sicilia, che per affrontare la stagione calda che si avvicina con il punto interrogativo dei cambiamenti climatici, occorrono almeno 30 mila operai forestali ben equipaggiati da dislocare i tutto i territorio, senza chiamare in causa dei Comuni dell’Isola che sono quasi tutti senza soldi. La siccità persiste in tante aree del mondo (a cominciare dal Nord Italia). Se dovesse ripresentarsi il caldo dello scorso anno – o addirittura temperature più elevate – i droni, gli elicotteri, gli aerei anfibi non serviranno a nulla…

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