Fertilizzanti: la Ue gira a vuoto mentre il Kenya dà aiuti concreti agli agricoltori per ridurne il costo. Russia: export solo per i “Paesi amici”

5 aprile 2022
  • Dall’Africa arriva una lezione di vita a una sempre più inutile Unione europea. Il Governo del Kenya va in auto agli agricoltori abbattendo di oltre il 50% il costo dei fertilizzanti  
  • La Russia riduce le esportazioni di prodotti agricoli, ricorda che si debbono pagare in rubli. Mentre Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza, dice che le forniture di prodotti agricoli potrebbero essere assicurare solo ai Paesi “amici”.
  • Drastica riduzione delle esportazioni dall’Ucraina
  • Cina, “misure forti ed efficaci per garantire la produzione e la fornitura stabili di mais e riso”
  • Accordo di cooperazione tra Australia e India su lenticchie e cereali
  • Male i mercati agricoli di Stati Uniti ed Europa

Dall’Africa arriva una lezione di vita a una sempre più inutile Unione europea. Il Governo del Kenya va in auto agli agricoltori abbattendo di oltre il 50% il costo dei fertilizzanti  

Dall’Africa, e in particolare dal Kenya, arriva una lezione di vita per i Governi dell’Occidente che, tranne rari casi, non stanno facendo nulla di concreto per fronteggiare l’aumento del costo dei fertilizzanti che sta massacrando gli agricoltori. Ricordiamo che, in Europa, l’aumento del prezzo dei fertilizzanti è precedente all’esplosione della guerra in Ucraina ed è stato causato dalle balorde politiche liberiste volute dall’Unione europea che hanno fatto schizzare all’insù il prezzo del gas, innescando, tra l’altro, una spirale speculativa. Aumentando il prezzo del gas, aumenta il costo dei fertilizzanti che si producono, per l’appunto, grazie al gas. Ebbene, se la Commissione europea gira a vuoto anche sui costi proibitivi dei fertilizzanti, il governo del Kenya, racconta l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, “ha investito 5,73 miliardi di scellini (50 milioni di dollari) per acquistare 114.000 tonnellate di fertilizzanti che venderà a prezzi agevolati per aiutare gli agricoltori colpiti dall’aumento del prezzo degli stessi fertilizzanti”. Il Ministero dell’Agricoltura del Kenya ha reso noto che, ad esempio, un tipo di fertilizzante – il fosfato diammonico – costa 6.000 scellini per sacco da 50 kg rispetto ai 3.200 scellini di un anno fa e si prevede che questo aumenterà ulteriormente. “Con il sussidio del governo – scrive Puglisi – un sacco di fertilizzante ora costerà 2.800 scellini”. Come potete notare, il Kenya ha adottato un provvedimento concreto per aumentare la produzione di cereali, che nell’attuale momento storico, tra cambiamenti climatici e guerra in Ucraina, è molto importante. Che ha fatto, invece, l’Unione europea? Nessun sostegno agli agricoltori alle prese con gli aumenti dei costi dei fertilizzanti e un invito demenziale a coltivare più terreni a grano. Peccato che a fine Marzo un’indicazione del genere è inutile, come hanno fatto notare – giustamente – gli agricoltori francesi. Inutile spiegare agli ‘eurocrati’ che, senza fertilizzanti, non si può aumentare la produzione di cereali, e che se il costo dei fertilizzanti è elevato non c’è convenienza per gli agricoltori ad utilizzarli. Si tratta di concetti troppo ‘complicati’ per gli attuali governanti europei…

La Russia riduce le esportazioni di prodotti agricoli, ricorda che si debbono pagare in rubli. Mentre Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza, dice che le forniture di prodotti agricoli potrebbero essere assicurare solo ai Paesi “amici”.

Andiamo a raccontare cosa succede negli altri Paesi del mondo, con riferimento all’agricoltura, in un mondo in guerra. Cominciamo con la Russia che, come racconta sempre Puglisi, ha modificato la tassa all’esportazione di grano, orzo e mais per la settimana dal 6 al 12 aprile 2022. 2In particolare, il dazio all’esportazione sarà di $ 96,1 sul grano, $ 75,4 sull’orzo e $ 65,8 sul mais. I prezzi indicativi saranno di $ 337,3 per il frumento, $ 292,8 per l’orzo e $ 279 per il mais. Ciò viene confrontato con la settimana precedente (30 marzo – 5 aprile) quando la tassa era di $ 87 per il grano, $ 75,6 per l’orzo e $ 58,3 per il mais, mentre il prezzo indicativo era di $ 324,3 per il grano, $ 293,1 per l’orzo e $ 268,3 per il mais”. Puglisi si sofferma anche sul rublo: la moneta russa si è rafforzata negli scambi di Mosca durante la scorsa settimana, tornando verso il massimo di quasi quattro settimane rispetto al dollaro. “Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato Giovedì di aver firmato un decreto in cui si afferma che gli acquirenti stranieri devono pagare in rubli per il gas russo dal 1 aprile e che i contratti sarebbero stati interrotti se questi pagamenti non fossero stati effettuati”. Il report riporta una frase di Putin. “Per acquistare gas naturale russo, devono aprire conti in rubli nelle banche russe. È da questi conti che verranno effettuati i pagamenti”. La Russia ha vietato le esportazioni di semi di girasole da Venerdì scorso fino alla fine di Agosto e ha imposto una quota di esportazione di olio di girasole per evitare carenze e allentare la pressione sui prezzi interni. E’ noto che l’offerta di olio di girasole si è ridotta drasticamente cn la guerra in Ucraina, che p il primo produttore al mondo di questo prodotto. Temendo un aumento del prezzo interno di olio di girasole, il Governo russo ha bloccato le esportazioni di questo prodotto.  il Ministero dell’Agricoltura russo ha vietato le esportazioni di semi di girasole dall’1 aprile al 31 Agosto e una quota di esportazione di 1,5 milioni di tonnellate sarà imposta all’olio di girasole dal 15 Aprile al 31 Agosto. La stretta del governo russo si materializza anche con i dazi sull’esportazione di farina di girasole e semi di lino al di fuori dell’EAEU (Unione economica tra Bielorussia, Kazakistan, Russia, Armenia e Kirghizistan) dall’1 Maggio al 31 Agosto 2022. Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza ed ex presidente della Russia, ha detto a chiare lettere che la Russia potrebbe limitare le forniture di prodotti agricoli solo ai Paesi “amici”.

 

Drastica riduzione delle esportazioni dall’Ucraina

In Ucraina – tradizionale Paese esportatore soprattutto di grano e oilo di girasole – non mancano i problemi. Le spedizioni di grano all’estero di Marzo prevedevano 1,1 milioni di tonnellate di mais, 309.000 tonnellate di grano e 118.000 tonnellate di olio di girasole. si registrano ritardi nelle ferrovie mentre i commercianti sono alla ricerca di vie alternative. Puglisi dice che il costo della consegna del grano ucraino al porto rumeno di Costanza oggi ammonta a $ 133- $ 166 per tonnellata. Prima della guerra i commercianti pagavano circa $ 40 per trasportare grano nei porti ucraini del Mar Nero. insomma, con la guerra il costo è più che triplicato. ovviamente, ci sono problemi nel porto di Odessa dove si combatte. Non mancano i danni agli impianti di stoccaggio del grano nell’Ucraina orientale.

 

Cina, “misure forti ed efficaci per garantire la produzione e la fornitura stabili di mais e riso”

La Cina, ci racconta sempre Puglisi, “adotterà misure forti ed efficaci per garantire la produzione e la fornitura stabili di mais e riso, secondo quanto affermato Venerdì dai media statali dal vicepremier cinese Hu Chunhua. Le aree con piantagioni di mais in declino dovrebbero accelerare la ripresa. Il Governo cinese si sta impegnando per garantire che le aree di semina del mais e la produzione nelle regioni del mais si stabilizzino ai livelli dello scorso anno. Un segnale importante lo cogliamo sempre dalla Cina, che si accinge a controllare rigorosamente l’uso del mais come combustibile. In un mondo in cui comincia a mancare il mais per alimentare gli animali la scelta della Cina sembra di grande buon senso.

Accordo di cooperazione tra Australia e India su lenticchie e cereali

Da segnalare anche un importante accordo di cooperazione economica e commerciale Australia-India (AI ECTA) per le lenticchie e i cereali. “Il governo australiano ha affermato che l’accordo renderà le esportazioni australiane in India più economiche ed eliminerà le tariffe su oltre l’85% delle merci australiane esportate in India, salendo a quasi il 91% in 10 anni”. Per il primo ministro australiano Scott Morrison, “questo accordo apre una grande porta nella grande economia in più rapida crescita al mondo per gli agricoltori, i produttori, i produttori australiani e molti altri”. Qualche disappunto da parte dei coltivatori di ceci australiani, che sono stati effettivamente esclusi da quello che è il loro mercato più grande da una pesante tariffa per evitare problemi al raccolto interno dell’India. Rimane sempre l’incognita meteo. Ci potrebbero essere problemi con La Nina.

 

 

Male i mercati agricoli di Stati Uniti ed Europa

Negli Stati Uniti si segnala i crollo dei mercati agricoli della scorsa settimana. Male anche in Europa. “I mercati del grano in Europa – scrive Puglisi – stanno anche monitorando le imminenti piantagioni primaverili per vedere se i piani degli agricoltori sarebbero alterati dalle tensioni nella fornitura di fertilizzanti e dalle richieste di aumentare la produzione per compensare le esportazioni colpite dalla guerra dall’Ucraina. I semi di girasole potrebbero attirare piantagioni extra poiché utilizzano meno fertilizzanti del mais. Pertanto, la superficie francese di semi di girasole potrebbe raggiungere i 750.000-780.000 ettari questa primavera, rispetto ai circa 700.000 inizialmente previsti, ha affermato Afsaneh Lellahi dell’istituto di colture di semi oleosi Terres Inovia. Tuttavia, secondo Claude Tabel, capo del gruppo dell’industria delle sementi UFS, non ci si aspettava un grande cambiamento nelle tendenze di semina poiché gli agricoltori francesi generalmente seguono schemi di rotazione, mentre la decisione dell’UE di consentire la coltivazione di terreni incolti quest’anno è arrivata in ritardo perché i coltivatori cambiassero piani”.

Foto Fao

 

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