In Ucraina in vendita magliette con l’invito a uccidere i russi. Il rapporto in Italia tra informazione e industrie delle armi

4 aprile 2022
  • Sono  magliette con la scritta ‘KILL THE RUSSIAN’
  • I giornali italiani e la verità sulla guerra in Ucraina
  • I giornali italiani, la guerra e i grandi interessi economici
  • Mario di Mauro e gli interrogativi meta-filosofici sul Ministro Roberto Speranza
  • Come mai nessuno chiede ad Angela Merkel cosa pensa, oggi, dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato?  

Sono  magliette con la scritta ‘KILL THE RUSSIAN’ 

“In Ucraina è apparso un nuovo marchio: me4, che vende magliette con la scritta ‘KILL THE RUSSIAN’. Il marchio ha un proprio account Instagram, dove gli articoli con simboli nazionalisti e inviti a uccidere i russi (senza eccezioni) sono venduti liberamente”. Così leggiamo su Sputnik Italia, che siamo riusciti a recuperare dopo tanti ‘democratici’ tentativi di oscurare questa fonte di informazione che, a quanto pare, sta sui cabbasisi al mondo liberista e globalista che vorrebbe il monopolio delle notizie diffuse sulla guerra in Ucraina. Dove i ‘cattivi’ sono i russi e i ‘buoni’ sono gli ucraini. Sputnik Italia cita anche Meta, il gruppo americano che controlla i servizi di rete sociale Facebook e Instagram, i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger. Non senza una punta di ironia, Sputnik Italia fa notare che i vertici di Meta avevano detto che “Facebook* e Instagram non tollereranno la russofobia e qualsiasi discriminazione contro i russi”. Come possiamo notare sono in tanti a lavorare per la pace in Ucraina…

I giornali italiani e la verità sulla guerra in Ucraina

Sempre a proposito di stampa e informazione interessante un altro post di Sputnik Italia. “Ci vorrebbe tutto il giorno per elencare solo i nomi dei giornali che diffondono disinformazione. Ci sono esempi di cinismo e non possono passare inosservati”. Il post cita il quotidiano di Torino La Stampa che “è uscito con una foto di Donetsk in prima pagina. Soccorritori, corpi, persone in lutto, tracce di distruzione. Tutte queste sono le conseguenze dei bombardamenti effettuati dalle Forze armate ucraine nella DPR con l’ausilio del sistema missilistico tattico Tochka-U. Come se fosse a Kiev che giacciono i corpi delle vittime delle ostilità, e non a Donetsk. Questo falso è indicativo. Qui in un mondo inventato dai media occidentali, siamo costretti a vivere negli ultimi anni. L’intero numero si intitola: ‘Il macello’. Apparentemente, la foto del DPR si è rivelata troppo bella per non usarla, ai giornalisti italiani non importava di aver commesso un falso, spacciato per kieviani le vittime delle Forze armate ucraine e i volontari a Donetsk. Una presentazione scioccante di informazioni in una frenesia anti-russa. E a nessuno importa della verità”.

I giornali italiani, la guerra e i grandi interessi economici

Interessante anche un post del giovane economista siciliano, Luca Pinasco, sul rapporto tra stampa, editori, armi e guerra. Pinasco ricorda che il gruppo Gedi della holding Exor (Elkann-Agnelli) è il più grande conglomerato editoriale italiano, proprietario di 12 quotidiani, 8 periodici, 4 emittenti radiofoniche e 23 testate digitali, compresi i quotidiani La Repubblica, La Stampa, Secolo XIX, Huffpost. “Bene, lo stesso gruppo è proprietario delle maggiori industrie che fabbricano armi come Cnh (marchio Iveco Defence Vehicle) comproprietaria, insieme alla più grande società di armamenti a partecipazione statale Leonardo, del Consorzio Iveco Oto Mellara, leader italiano nella produzione di armamenti terrestri. Ancora, lo stesso gruppo è azionista della Rolls-Royce, leader globale nella produzione di motori per veicoli militari. Quest’ultima sempre insieme a Leonardo partecipa al programma ‘tempest’ per la produzione di caccia europei di ultima generazione. L’amministratore delegato di Leonardo è Alessandro Profumo, nominato dal MEF in quota PD, il presidente della fondazione Leonardo è Luciano Violante (PD). Nella costellazione dell’industria militare italiana pubblica invece figura l’Agenzia Industria Difesa e la Difesa Servizi S.p.a. presiedute rispettivamente da Nicola Latorre (PD) e Pier Fausto Recchia (PD)”. Se i principali quotidiani italiani “spingono al riarmo contro una minaccia inesistente – conclude il giovane economista siciliano – è perché quei 13 miliardi in più di spesa militare non sono altro che un grosso affare di famiglia.  Mi sa che Karl Kraus non si sbagliava di molto quando diceva che furono i giornali a far scoppiare la prima guerra mondiale”.

Mario di Mauro e gli interrogativi meta-filosofici sul Ministro Roberto Speranza

Mario Di Mauro, di TerraeLiberAzione, si sofferma sulle dichiarazioni del Ministro della Salute-Sanità, Roberto Speranza, esponente della ‘Sinistra’ noto per i suoi ‘grandi successi nella lotta al Covid. “Il Ministro della Salute 🙂 – scrive Di Mauro – ha dichiarato in TV -RAI che ‘il Mondo viene da 70 anni di Pace’. E ora arrivarono i cattivoni russi a rompere le uova della pace. Il Mondo viene da 70 anni di Pace… e gli asini volano!. Il suo ‘Mondo’ coincide forse con qualche piccola penisola… come se ci fossero molti Mondi in cui abitare!”. Dopo ave sottolinealo le grandi ‘qualità politiche’ del Ministro Speranza, peraltro note a tutti, di mauro si chiede e chiede: “Questo Ministro è un kantiano allucinato? Un fabiano alienato? Un piccolo sinistrato euro-tricolorato? A tutto c’è un limite. Anche all’ipocrisia.
Qualcuno me lo vuole spiegare? E niente ‘insulti’: a cosa serve insultare qualcuno, quando ci riesce già da solo? 🙂 Il Mondo viene da 70 anni di Pace… e gli asini volano!”.

Come mai nessuno chiede ad Angela Merkel cosa pensa, oggi, dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato?  

L’ultima notizia – ma non ultima per importanza – di questa nostra miscellanea di dichiarazioni, riflessioni, scritti più o meno sparsi riguarda Angela Merkel. L’ex Cancelliera tedesca, che oggi guarda il caos che si è scatenato nel mondo dopo la sua uscita di scena, è stata tirata in ballo dal solito attore-statista, l presidente dell’Ucraina Zelensky. Che gli rimprovera di essersi opposta, nel 2008, all’entrata dell’Ucraina nella Nato. Ma Angela Merkel non si dice affatto pentita della sua scelta e oggi, per bocca di un suo portavoce, ribadisce che la scelta di tenere fuori dalla Nato l’Ucraina, nel 2008, era quella giusta. Peccato che nessuno, fino ad oggi, abbia chiesto all’ex Cancelliera cosa pensa, oggi, dell’Ucraina nella Nato. chissà, forse non glielo chiedono perché temono che risponda di non essere d’accordo e poi gl tocca di censurare ‘democraticamente’ anche angela Merkel…

 

 

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