Roma ‘boccia’ l’esercizio provvisorio dell’Ars, la nostra previsione si è avverata a metà

28 marzo 2022
  • L’impugnativa è stata da noi ipotizzata lo scorso Dicembre. Noi ci aspettavamo la contestazione di tutto l’impianto della legge che, a nostro avviso, presenta aspetti contabili discutibili
  • L’assessore Armao dice che l’impianto della legge ha retto e che i pagamenti non sono in discussione

L’impugnativa è stata da noi ipotizzata lo scorso Dicembre. Noi ci aspettavamo la contestazione di tutto l’impianto della legge che, a nostro avviso, presenta aspetti contabili discutibili

Lo abbiamo scritto più volte alla fine dello scorso anno e poi all’inizio di quest’anno: il disegno di legge sull’esercizio provvisorio approvato dal Parlamento siciliano era a rischio di impugnativa. Ed è stato impugnato. Per la cronaca, l’esercizio provvisorio è una legge che consente alla Regione siciliana, in assenza di Bilancio, di effettuare i pagamenti in dodicesimi. Il Governo nazionale – a nostro avviso su richiesta della Ragioneria generale dello Stato – ha impugnato la legge sull’esercizio provvisorio della Regione siciliana. Motivo: “Talune disposizioni in materia di autorizzazione di spesa e di assunzioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale, violano gli articoli 81, terzo comma, e 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione” (La Sicilia). Nel mirino sarebbero finite le assunzioni, quasi sicuramente dei precari. L’impugnativa dell’esercizio provvisorio è in linea con l’impugnativa della legge sulla variazioni di Bilancio che ha bloccato l’assunzione dei precari ASU e il rinnovo dei contratti per alcuni precari dei Comuni siciliani. In questo caso l’impugnativa riguarda l’assunzione di una decina di precari dell’Associazione regionale allevatori e il concorso per 46 guardie forestali.

L’assessore Armao dice che l’impianto della legge ha retto e che i pagamenti non sono in discussione 

Noi, come già ricordato, abbiamo previsto l’impugnativa, non soltanto perché una legge sull’esercizio provvisorio non si può trasformare in una legge omnibus, ma anche perché, sotto il profilo tecnico-contabile, c’erano problemi: “Non si può approvare il disegno di legge sull’esercizio provvisorio per i primi quattro mesi del prossimo anno calcolati sulla seconda annualità del Bilancio triennale 2021-2023, ovvero sul 2022. Questo perché nella seconda annualità del Bilancio triennale 2021-2022 sono stati appostati “accantonamenti negativi” per quasi un miliardo di euro. Per “accantonamenti negativi” s’intendono somme che non ci sono, in pratica capitoli del bilancio vuoti. Ora, quando un capitolo di Bilancio è vuoto – cioè quando non c’è copertura finanziaria – il Bilancio non può essere approvato. Solo che siccome i soldi alla Regione li toglie lo Stato, la politica ha trovato la formula degli “accantonamenti negativi”, ovvero un modo fantasioso per aggirare l’obbligo di copertura finanziaria. Oggi i nodi sono arrivati al pettine. Non si può approvare un esercizio provvisorio sulla seconda annualità del Bilancio di previsione 2021-2023 se in questa seconda annualità ci sono “accantonamenti negativi”. Questi, infatti, dovrebbero essere prima o contestualmente rimossi con variazioni di Bilancio. Si tratta di una forzatura che non è ammessa nemmeno dal Decreto 118 del 2011, cioè dalla riforma della contabilità dello Stato. Non a caso lo scorso anno  la Ragioneria generale dello Stato ha contestato questa ‘aporia contabile’ chiedendo l’impugnativa”. Alla fine l’impugnativa è arrivata. Proveremo a scrivere di più se ci saranno altri elementi nelle motivazioni che oggi non conosciamo. Anche se l’assessore al Bilancio, Gaetano Armao, dice che l’impianto della legge non è stato toccato. A nostro modesto avviso, invece, andava contestato l’impianto della legge. In ogni caso va detto che quando una legge viene impugnata – sempre che le motivazioni siano giuridiche e non politiche – la brutta figura non la fa solo il Governo, ma il Parlamento che ha approvato la legge (con riferimento ai parlamentari che hanno votato sì) e, soprattutto, gli uffici del Parlamento siciliano là dove non hanno avvisato Governo e Parlamento della possibile impugnativa.

 

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