I soldi per portare le armi in Ucraina sono stati trovati, i soldi per gli autotrasportator no!

14 marzo 2022
  • Solo gli autotrasportatori della Sardegna, oggi, hanno incrociato le braccia, ignorando il pronunciamento della Commissione di garanzia per gli scioperi. Motivo: non vogliono lavorare in perdita
  • Il Governo Draghi? In un mese non ha fatto nulla! Nel 1998 un litro di benzina verde costava mille e 900 lire, oggi costa 4 mila e 900 lire! 

Solo gli autotrasportatori della Sardegna, oggi, hanno incrociato le braccia, ignorando il pronunciamento della Commissione di garanzia per gli scioperi. Motivo: non vogliono lavorare in perdita

In un clima di grande incertezza il mondo degli autotrasportatori si trova ad affrontare un problema che il Governo nazionale di Mario Draghi, da circa un mese, si rifiuta di affrontare, a parte le chiacchiere: il caro-carburante. Oggi avrebbe dovuto essere una giornata di blocco dei mezzi di trasporto, ma a salvare un Governo inadeguato è intervenuta la Commissione di garanzia per gli scioperi. Il cavillo – che in questa fase è illogico – è il mancato rispetto dell’anticipo di 25 giorni della proclamazione del blocco delle attività di trasporto e la mancanza d’indicazione di una durata. In questo momento è un non-senso, perché il prezzo dei carburanti – benzina e gasolio – aumenta di giorno in giorno. Quindi se, per ipotesi – ipotesi tutt’altro che campata in aria – il prezzo del gasolio dovesse raggiungere i 5 euro al litro gli autotrasportatori dovrebbero continuare a lavorare a proprie spese! L’aspetto incredibile è che, con il gasolio a oltre 2,3 euro al litro (prezzo di stamattina, stasera non si sa) lavorare, per gli autotrasportatori è complicato. Ed è già impossibile per gli autotrasportatori che devono partire dalle isole o recarsi nelle isole, perché ci sono i costi del trasporto sulle navi che sono aumentati. Non sappiamo quale sia la situazione in Sicilia (per quello che sappiamo non ci dovrebbero essere blocchi di camion e tir, anche se il malumore  ai massimi livelli), mentre in Sardegna tanti autotrasportatori hanno fermato la propria attività perché si rifiutano di lavorare in perdita. In Sardegna non si tratta di uno sciopero, ma di una protesta spontanea. Quanto sia fuori luogo – almeno in Sardegna – l’intervento della Commissione di garanzia per gli scioperi lo leggiamo su La Nuova Sardegna. A parlare è Giuseppe Pes, un autotrasportatore che ha deciso di non lavorare: “Se il prezzo del gasolio sale del 25-30% siamo già sotto. Ora siamo al 55% di aumento e per noi è impossibile andare avanti. Nel Gennaio del 2021 mettevamo trecento litri di gasolio e pagavamo 410 euro. A Gennaio di quest’anno siamo passati a 525 euro. A Marzo siamo a 670 euro. Ogni giorni perdiamo 100 euro su un percorso di 300 chilometri. Prendendo come modello in camion che deve fare 10mila chilometri al mese, noi siamo in perdita di 2000 euro al mese. Solo per il gasolio. Tra questo e altri problemi stiamo perdendo 80 euro al giorno”. Fino a prima del Governo Draghi si lavorava per arrivare a malapena, tra mille sacrifici, alla fine del mese. Con il Governo Draghi gli autotrasportatori dovrebbero lavorare in perdita. Almeno è così in Sardegna, mentre in Sicilia gli autotrasportatori se la devono passare meglio, altrimenti si sarebbero fermati. In Sardegna ci sono blocchi e proteste.

Il Governo Draghi? In un mese non ha fatto nulla! Nel 1998 un litro di benzina verde costava mille e 900 lire, oggi costa 4 mila e 800 lire! 

Il Governo potrebbe fare qualcosa? Certamente. Potrebbe intervenire eliminando tutte le accise sui carburanti. Ma fino ad oggi non lo ha fatto. E’ evidente che Draghi e i suoi Ministri non vogliono perdere i soldi delle accise. Insomma, i soldi per dare le armi all’Ucraina che vorrebbe entrare nella Nato per consentire agli americani di piazzare i missili contro la Russia sono stati trovati subito; i soldi per gli autotrasportatori non ci sono! E’ istruttivo capire cosa è successo in Italia, con i carburanti grazie all’Europa dell’euro. Leggiamo in un post su Facebook nella pagina di Italexit per Paragone: “Per capire la devastazione portata dall’Euro, è sempre utile confrontare le variazioni di prezzo da ‘ieri’ a ‘oggi’. Oggi un litro di verde costa circa 2.5 euro, ossia 4.800 lire. Nel 1999, tre anni prima dell’adozione della moneta unica (non 50 anni fa…), un litro di verde costava 1.900 lire (0.98 euro). Includendo l’inflazione, quelle 1.900 lire del 1999 corrisponderebbero a circa 1.30 euro odierni: quasi il 50% in meno rispetto a quanto paghiamo oggi al distributore. È interessante anche il capitolo accise: in 40 anni, dal 1956 al 1996, ne sono state introdotte 8 (per un valore di circa 0.16 euro al litro), poi addirittura 10 solo dal 2004 al 2014 (dal valore di 0.19 euro al litro). Prima avevamo la sovranità monetaria, dopo no: alla fine il conto più salato lo stanno pagando i cittadini”. Più chiaro di così non si può dire.

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