Lo Statuto di San Leucio: Ferdinando IV anticipa il Socialismo con naturalezza legando diritto e profitto

14 marzo 2022
  • Un esempio del Mezzogiorno d’Italia al tempo di Ferdinando IV di Borbone
  • La lotta alla miseria e al lusso
  • Un modello sperimentale unico nell’Europa del tempo 
  • Le politiche per la casa 
  • La sanità per tutti 
  • La scuola dell’obbligo 
  • Si lavorava otto ore al giorno mentre nel resto d’Europa, in moliti casi, c’era lo schiavismo
  • Vietato per legge ai genitori di intromettersi nelle scelte di matrimonio dei figli
  • La Cassa della Carità per i sussidi sociali
  • Funerali uguali per tutti 
  • Il Governo autogoverno
  • Edilizia: le case per tutti
  • L’industria della seta di altissimo livello

La lotta alla miseria e al lusso

«Pensai allora di rendere quella popolazione utile allo Stato e alle famiglie: utile allo Stato, introducendo una manifattura di sete grezze, operando in seguito, in modo da portarla alla migliore perfezione possibile, tale da poter col tempo servire da modello ad altre più grandi; utile alle famiglie, alleviandole dai pesi che ora soffrono e portandole ad una condizione di agiatezza da non poter piangere miseria come finora è accaduto, togliendosi ogni motivo di lusso con l’uguaglianza e semplicità nel vestire.»
(dallo Statuto di San Leucio – 1789 Ferdinando IV)

Un modello sperimentale unico nell’Europa del tempo 

“Per avere chiaro quale era lo spirito con il quale i sovrani borbonici provvedevano alle bisogna del popolo, è indicativo esaminare velocemente un modello che, per secoli ed ancora oggi, è stato e viene additato come mirabile esempio sperimentale a carattere socio – economico al quale in molti, anche in tempi successivi, si sono ispirati. Ci riferiamo al sito di San Leucio, località in provincia di Caserta, dove nacque una industria tessile tecnologicamente molto avanzata, volta alla realizzazione di sete pregiate che, per la loro qualità, vennero esportate in tutto il mondo e verso le più raffinate corti d’Europa. Ma, al di là della qualità dei prodotti che tale realtà produceva, è stupefacente rilevare quale era il grado e lo sviluppo sociale di quella comunità. Certo, si trattava di un isolato evento sperimentale ma, come detto, è utile per capire quale era lo spirito che animava gli interventi anche legislativi di quei sovrani. In rete è possibile trovare un’infinità di articoli e siti che trattano l’argomento; noi, in questa sede, ci affideremo ad un articolo a firma di Alessia Mancini pubblicato sul sito vocedinapoli.it; articolo che riassume molto bene quale era le realtà sociale ed umana nella quale gli abitanti di quel centro vivevano. (sopra foto tratta da casertanews.it)

Le politiche per la casa 

Ad ogni operaio era assegnata una casa. Badate bene. Una casa, non un tugurio. Queste case erano costruite secondo regole igienico-sanitarie precise. Possedevano acqua corrente, servizi igienici, criteri strutturali solidi (sono ancora oggi abitate ed abitabili). Vi basti pensare che erano case curate persino nello stile, che ricordava da vicino gli edifici delle elegantissime industrie della seta, fino a confondersi con essi.

La sanità per tutti 

Una volta finita la Messa, i cittadini di San Leucio avevano il dovere di versare un obolo per un fondo cassa destinato all’assistenza medica e farmacologica. Erano tenuti a vaccinare i loro bambini contro il vaiolo, e in caso di malattie contagiose, si dovevano recare nella Casa degli Infermi, una struttura ospedaliera lontana dal centro abitato, a carico del Sovrano.

La scuola dell’obbligo 

“I fanciulli di ambi i sessi” erano tenuti a frequentare la prima scuola dell’obbligo, che cominciava a sei anni e prevedeva lo studio della matematica, della letteratura, del catechismo, della geografia, con la differenziazione tra economia domestica per le allieve, ed esercizio ginnico per gli allievi. Poi sceglievano in base a propensioni e attitudini.

Si lavorava otto ore al giorno mentre nel resto d’Europa, in moliti casi, c’era lo schiavismo

Potevano accedere al mondo del lavoro coloro i quali avevano compiuto il quindicesimo anno di età. Li aspettavano a quel punto otto ore lavorative al giorno (mentre l’Inghilterra industrializzata costringeva operai e bambini a turni di lavoro disumani). Il salario era adatto al mantenimento dignitoso di se stessi e delle proprie famiglie.

Vietato per legge ai genitori di intromettersi nelle scelte di matrimonio dei figli

Nella scelta del compagno della propria vita, per la prima volta veniva ufficialmente vietato per legge che si potessero intromettere i genitori. Il matrimonio doveva essere una libera scelta dei giovani. Abolita anche l’usanza della dote, perché contraria allo spirito egualitario della comunità (avrebbe creato disparità economiche indipendenti dal merito).

Funerali uguali per tutti 

All’insegna della parsimonia, nessun eccesso avrebbe dovuto tradire differenze tra un defunto e l’altro. Le questioni ereditarie riguardavano maschi e femmine allo stesso modo. Si ereditava da genitori e figli, fino al primo grado. In caso di mancanza di eredi, le eredità non andavano a rimpinguare le casse del re, ma quelle del Monte degli Orfani.

La Cassa della Carità per i sussidi sociali

Ogni operaio aveva il dovere di contribuire alla Cassa della Carità, un organo finanziario creato per l’assistenza agli invalidi, ai malati, e agli anziani. Ogni operaio contribuiva altresì alle spese della Comunità in ordine a medici, medicine, biancheria, oltre che alla Cassa del Monte degli Organi, di cui abbiamo accennato poc’anzi.

Il Governo autogoverno

Ogni operaio aveva la possibilità, col tempo, di operare da magistrato o da giudice civile. Oltre all’ambito giudiziario, esistevano figure politiche, elette tra gli anziani, e come nel caso dei magistrati, annualmente, che si occupavano delle questioni più importanti della Comunità: la proprietà, la salute, l’igiene, le controversie, la qualità della vita e dei prodotti, ecc ecc.

Edilizia: le case per tutti

Come lo statuto di Ferdinando IV si configurava all’avanguardia sotto il punto di vista dei principi sociali, così l’edilizia del “quartiere” industriale avrebbe dovuto rispondere a importanti istanze di ordine e rigore logico. Il progetto era ambizioso, e vagheggiava di un’intera città, chiamata Ferdinandopoli (non ridete, il progetto era serio), che si dipanava a raggiera a partire da una piazza centrale.

L’industria della seta di altissimo livello

La qualità dell’industria? Eccelsa. Copriva l’intero ciclo produttivo della seta, e probabilmente meglio di ogni altro dato di persuasione, conteranno i numeri: 114 bacinelle a vapore, 9 filatoi, diversi incannatoi di seta grezza, una tintoria con tre grandi caldaie, diversi orditoi, oltre 150 telai in opera, 130 telai per le sete, 80 per i cotoni. 600 operai, nel 1860.

Il giudizio storico

Anche i più acerrimi detrattori dei sovrani borbonici, riconoscono a Ferdinando IV di aver creato un vero e proprio capolavoro economico e sociale: ideologie socialiste ed egualitarie che nella storia non avevano ancora trovato collocazione, improvvisamente vengono realizzate con naturalezza, legando diritto e profitto come complementari da secoli. Tutto fu spazzato via con l’arrivo dei Savoia, che vendettero l’intero complesso a privati, si liberarono dello statuto sanleuciano con assoluta indifferenza, come fecero con moltissimi fiori all’occhiello del Sud Italia. Ma la Storia ha saputo preservare alcuni di quei straordinari 150 documenti stampati, che parlano ancora di ciò che avvenne a San Leucio, quando il Comunismo e la Religione Cattolica marciarono a braccetto con la Monarchia Borbonica.

Alessia Mancini Lo Statuto di San Leucio o Codice leuciano di Ferdinando IV di Borbone, dal sito vocedinapoli.it

Lo Statuto di San Leucio o Codice leuciano di Ferdinando IV di Borbone

Nella foto (tratta da The Sooper) il Museo della seta di San Leucio 

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