Elezioni: a Palermo si va verso atipiche ‘primarie’ del centrodestra. Alla Regione rottura Lega-Musumeci (possibile ‘trappola’ per Miccichè?)

13 marzo 2022
  • La debolezza del centrosinistra di Palermo avrebbe convinto Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia a presentarsi al primo turno ognuno con un proprio candidato. E’ evidente che si aspettano un ballottaggio tra due candidati del centrodestra  
  • La verità è che Giorgia Meloni vuole la candidatura alla Regione Lazio per Fratelli d’Italia, la Sicilia le interessa fino a un certo punto   
  • Perché, in questa fase politica convulsa, il migliore alleato del presidente della Regione siciliana Musumeci – che si ricandiderà comunque – è Gianfranco Miccichè  
  • Attenzione: la rottura tra Musumeci e Lega potrebbe essere una mossa per ‘stanare’ Miccichè e gettarlo tra le braccia del PD

La debolezza del centrosinistra di Palermo avrebbe convito Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia a presentarsi al primo turno ognuno con un proprio candidato. E’ evidente che si aspettano un ballottaggio tra due candidati del centrodestra  

Il vero tema è la debolezza del centrosinistra, a Palermo e anche alle elezioni regionali. Sono due partire diverse, le elezioni comunali del capoluogo dell’Isola e l Governo siciliano. A Palermo, se un candidato non raggiungerà il 40%, si andrà al ballottaggio. Il sistema elettorale per le elezioni regionali è diverso: vincerà chi prenderà più voti. Ciò significa che se per la corsa a Palazzo d’Orleans – sede del Governo siciliano – ci saranno quattro o più candidati, si potrebbe vincere con il 28-30%. A Palermo il centrosinistra non è solo debole dopo la disastrosa esperienza amministrativa di Leoluca Orlando: è anche diviso. Il ritiro di Franco Miceli da candidato sindaco (in realtà miceli potrebbe anche ripensarci, ma sempre con una parte del PD non troppo convinta) dà la misura delle difficoltà in cui si dibatte il centrosinistra. Ma su Palermo il centrodestra ha già deciso cosa fare: ogni ‘anima’ del centrodestra presenterà il proprio candidato, chi vincerà sarà sostenuto da tutto il centrodestra. E’ in questo scenario che è venuta fuori la candidatura di Francesco Scoma per la Lega, di Francesco Cascio per Forza Italia e di Carolina Varchi per Fratelli d’Italia. Questi tre candidati dovrebbero prendere più del 60% dei voti; di conseguenza gli avversati non dovrebbero raggiungere il 40% (la legge elettorale siciliana per i Comuni prevede che un sindaco vene eletto con il 40% dei voti e non con il 50% con nel resto d’Italia). Ci potrebbe essere anche la candidatura di un ex democristiano: per esempio, Roberto Lagalla, attuale assessore regionale alla Formazione professionale e all’Istruzione, eletto in Assemblea regionale siciliana nelle file del Cantiere Popolare e passato nell’Udc: ma su Lagalla ci sarebbe il mancato appoggio del Cantiere Popolare. Insomma, con tre candidati come Francesco Scoma, Francesco Cascio e Carolina Varchi (da non sottovalutare, perché Fratelli d’Italia è in crescita ovunque) non crediamo che Lagalla si candiderà. Il centrosinistra si potrebbe ricompattare, ma non vediamo un candidato in grado di raggiungere il 40% dei consensi. Poi, si sa, in politica tutto è possibile. Semplificando, le elezioni del primo turno per il sindaco di Palermo cominciano a prendere la forma di atipiche ‘primarie del centrodestra’.

La verità è che Giorgia Meloni vuole la candidatura alla Regione Lazio per Fratelli d’Italia, la Sicilia le interessa fino a un certo punto   

Più complicatolo scenario alla Regione dove, al di là di quello che appare – la Lega che nelle ultime ore avrebbe mollato il presidente della Regione attualmente in carica, Nello Musumeci – la differenza, in questo momento, la sta facendo Giorgia Meloni che, nello scacchiere nazionale del centrodestra, non punta sulla Sicilia, ma sulla Regione Lazio. La Meloni è romana e farà di tutto per avere un esponente di Fratelli d’Italia candidato alla presidenza della Regione Lazio. Ovviamente, dovrà pagare un prezzo. Mollerà Musumeci? Con molta probabilità, cercherà in tutti i modi di evitare una rottura con l’attuale presidente della Regione siciliana. Ma non sarà una trattativa facile: anzi. A nostro modesto avviso, nella fase politica che si va delineando, il migliore alleato di Musumeci è il presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè. Quanto scriviamo può sembrare politicamente assurdo, se è vero che, da un anno a questa parte, Miccichè non ha fatto altro che mettere i bastoni tra le ruote del Governo Musumeci, in Aula e fuori dall’Aula. Eppure quello che potrebbe succedere – e che proveremo a descrivere – consentirebbe a Musumeci di essere indirettamente ‘aiutato’ da Miccichè.

Perché, in questa fase politica convulsa, il migliore alleato del presidente della Regione Musumeci – che si ricandiderà comunque – è Gianfranco Miccichè   

Miccichè – lo scriviamo da oltre un anno – non ha nulla a che spartire con l’attuale centrodestra siciliano. Perché se le elezioni le vincerà il centrodestra dovrà dire addio a l’unica cosa che gli interessa: la rielezione a presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Gli unici che possono garantire a Miccichè la rielezione a presidente del Parlamento dell’Isola sono gli esponenti del centrosinistra siciliano, ovviamente se dovessero conquistare la presidenza della Regione siciliana. Musumeci, anche se Fratelli d’Italia – almeno ufficialmente – dovesse prendere le distanze da lui, non si farà mai da parte, anche perché non è vero che ha lavorato male e già da tempo lavora alla sua ricandidatura. In una parola, comunque andranno le cose, Musumeci si ricandiderà, portandosi dietro l’Udc (partito che, attualmente, in Giunta ha due assessori e mezzo) e anche un bel po’ di parlamentari uscenti. La ricandidatura del presidente della Regione uscente – a giudicare dalla rottura consumatasi in queste ore, con la Lega, che ha annunciato che non appoggerà Musumeci alle prossime elezioni regionali – spaccherà il centrodestra. Insomma, nel centrodestra siciliano, a meno che la spaccatura non si ricomponga (mai dire mai in politica), ci dovrebbero essere due candidati. Ma – come abbiamo già accennato – con un centrodestra spaccato Miccichè, che ha sempre ‘la testa al cacio’ (cioè alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana), potrebbe tornare alla carica del PD siciliano, cercando di portarsi dietro un po’ di parlamentari nazionali e regionali. Non dovrebbero essere in tanti a seguirlo, ma qualcuno riuscirà a portarselo dietro. Non è da escludere che si porti dietro di autonomisti di Raffaele Lombardo e Roberto di Mauro (non dimentichiamo che Lombardo è un professionista del ribaltonismo politico…). I candidati, a questo punto, dovrebbero essere tre: Musumeci, il candidato di centrodestra e il candidato dell’inciucio tra centrosinistra e Miccichè.

Attenzione: la rottura tra Musumeci e Lega potrebbe essere una mossa per ‘stanare’ Miccichè e gettarlo tra le braccia del PD

Ovviamente, l’inciucio tra PD, Miccichè e, forse, anche lombardo e Di Mauro non sarebbe indolore nel centrosinistra. non crediamo, infatti, che Claudio Fava e tutti i grillini si accoderebbero. Tra l’altro, Fava – che ha già annunciato la sua candidatura alla guida della Sicilia – non avrebbe alcuna convenienza ad accodarsi, perché con lui i candidati diventerebbero quattro e siccome – come già accennato – si potrebbe vincere on il 27-28% dei voti, è probabile che si giocherebbe la sua partita, magari appoggiato anche dai grillini e dai tanti ‘cespugli’ di sinistra presenti in tante città siciliane piccole e grandi. Della partita dovrebbe essere anche Cateno De Luca, che si è dimesso da sindaco di Messina per candidarsi alla presidenza della Regione. Ma non sarebbe da escludere la possibilità che De Luca venga ‘agganciato’ dal PD e da Miccichè. Della partita dovrebbe essere anche il candidato dei sicilianisti, che qualcosa la dovrebbero fare comunque. Tutto chiaro, allora? Non proprio. Perché lo ‘spattamento’ tra Lega e Musumeci potrebbe essere una mossa per costringere Miccichè a venire allo scoperto. Infatti, se Miccichè dovesse tornare a proporre inciuci al PD non avrebbe più alibi e sarebbe lui, a quel punto, ufficialmente fuori dal centrodestra. Fantapolitica? Attenzione: nel centrodestra siciliano – Lega siciliana compresa – ci sono politici con gli ‘scaglioni grandi così’, abilissimi nel tendere trappole. E’ una partita a scacchi, quella in corso nella politica siciliana. Dove qualcuno dovrebbe restare con il re accerchiato…

 

 

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