Po in secca, in Nord Italia crisi per agricoltura e centrali idroelettriche. Incognita gas russo. La Sicilia sottovaluta i cambiamenti climatici

8 marzo 2022
  • Bruttissimo lo scenario che si prospetta nel Nord Italia per agricoltura e industria tra siccità e incognita del gas russo (a causa della guerra in Ucraina) 
  • Il Po in secca con l’Inverno più arido degli ultimi 65 anni
  • Mentre n Sicilia si continuano a sottovalutare gli effetti dei cambiamenti climatici

Bruttissimo lo scenario che si prospetta nel Nord Italia per agricoltura e industria tra siccità e incognita del gas russo (a causa della guerra in Ucraina) 

La guerra in Ucraina sta facendo passare in secondo piano i possibili effetti provocati dal cambiamenti climatici in corso. Sappiamo che ci sono problemi di siccità nel Nord America e anche nel Sudamerica. E anche in Italia. Dove, per ora, è il Nord che sta facendo i conti con la siccità: e sono conti molto ‘salati’. Del fiume Po in secca ci siamo occupati un mese fa (come potete leggere qui). La notizia è che la situazione ne fiume Po e, in generale, nel Nord Italia va peggiorando, anzi, per essere precisi, va notevolmente peggiorando. Lo rende noto l’Osservatorio sulle crisi idriche. Il punto della situazione è stato fatto nel corso di una riunione dell’Autorità distrettuale del Fiume Po-Ministero Transizione ecologica (AdbPo-Mite). E’ prevista un’altra riunione il 17 Marzo, dopo – almeno così si spera – le piogge previste in questa data. Questo articolo ha una doppia valenza, nel senso che presenta due aspetti. Il primo aspetto riguarda lo scenario che si prospetta nel Nord Italia, dove è a rischio una parte importante della produzione agricola e dove sta venendo meno – per mancanza di piogge e quindi di acqua – l’energia idroelettrica che dovrà essere rimpiazzata con il gas (e non più con l’energia nucleare della Francia, che sta piano piano riducendo la presenza di centrali nucleari), proprio in un momento in cui il prezzo del gas è alle stelle. Tutto questo avviene dopo la ‘intelligente’ fornitura di armi all’Ucraina contro la Russia da parte dell’Italia. Con la Russia che ha definito l’Italia “Paese ostile”. Il secondo aspetto di questo articolo riguarda invece il Sud e la Sicilia che, fino a questo momento, stanno ignorando i cambiamenti climatici. Il fatto che nel Mezzogiorno non siano mancate le piogge non significa nulla, perché i problemi – parlano i fatti dell’Estate e dell’Autunno dello scorso anno – sono legati alle alte temperature estive e alle inondazioni autunnali. Ma andiamo per ordine.

Il Po in secca con l’Inverno più arido degli ultimi 65 anni

Un articolo dell’Ansa descrive lo scenario idrico nel Nord Italia: “Gli indicatori dell’allerta idrica, in stato avanzato – scrive l’ANSA – sono diversi. E il fatto che siano tutti negativi contemporaneamente accentua le preoccupazioni. A monte le cause sono i cambiamenti climatici col riscaldamento terrestre, la perdurante mancanza di neve e di pioggia, che generano grave aridità dei suoli, tra l’altro esponendoli più facilmente a incendi e dissesto idrogeologico” e a “un progressivo impoverimento delle falde. Diminuendo le portate dal grande fiume – dal quale si prelevano e distribuiscono ogni anno 20 miliardi di metri cubi di acqua necessari per agricoltura e industria – habitat ed ecosistemi rischiano di essere compromessi. In un pericoloso circolo vizioso”. Situazione estremamente complicata che minaccia, contemporaneamente, agricoltura e industria del Nord Italia. L’articolo dell’Ansa racconta che le acque del mare stanno invadendo il fiume Po per chilometri, i problemi per l’habitat del fiume sono ormai realtà. Il Po registrerebbe una riduzione della portata dia acqua del 40%; va peggio per gli affluenti del più grande fiume italiano, che presentano una riduzione della portata del 60%. Quello di quest’anno è l’Inverno più secco degli ultimi 65 anni. Scrive ancora l’Ansa: “L’entità del manto nevoso su tutto l’arco Alpino è prossimo ai minimi e il totale dell’acqua così immagazzinata è del 70% inferiore sulla media stagionale. Soffrono i grandi laghi che hanno solo il 10% di acqua disponibile. Temperature superiori fino a 3 gradi sulla media rendono questo il secondo Inverno più caldo degli ultimi 40 anni. Per Coldiretti la siccità del Po minaccia oltre un terzo della produzione agricola nazionale”. Poi c’è il citato aspetto energetico: “A rischio ci sono i fabbisogni idrici di un distretto come quello padano che da solo fa il 40% del Pil in agricoltura e il 55% del Pil idroelettrico. Già l’idroelettrico. Perché in un momento storico di forte crisi per gli approvvigionamenti energetici e di transizione alle energie pulite, per paradosso mancando acqua per le turbine idroelettriche dobbiamo compensare con energia prodotta dal gas. Con tariffe più care e con un problema in più sull’ambiente perché emettiamo ancora più CO2 in un territorio in cui la qualità dell’aria è già tremenda”. A complicare lo scenario che il vento Favonio, che potrebbe gli incendi.

Mentre n Sicilia si continuano a sottovalutare gli effetti dei cambiamenti climatici 

Questo lo scenario nel Nord Italia. Ma il fatto che la siccità abbia colpito in Inverno il Nord, ebbene, ciò non significa che bisogna dare per risolto il problema dei cambiamenti climatici nel Sud e nella nostra Isola. Vivendo in Sicilia noi ci occupiamo della Sicilia. E se lo scorso anno l’Estate e l’Autunno, nella nostra Isola, sono stati rovinosi, tra incendi ed alluvioni, non possiamo non notare i 18-20 gradi di temperatura registrati lo scorso Febbraio. Insomma, il clima continua ad essere un po’ ‘pazzerello’. Noi, da mesi, sosteniamo che la Sicilia, sin da ora, deve correre ai ripari per cercare non di spegnere gli incendi – com’è stato fatto lo scorso anno con risultati disastrosi (quasi 80 mila ettari di boschi incenerito lo scorso anno in Sicilia!) – ma di prevenirli. E va dato atto all’attuale Governo di aver cambiato strategia rispetto allo scorso anno, prevedendo i finalmente lavori di prevenzione del fuoco a partire da Aprile. Ma questo potrebbe non bastare. A nostro avviso la Regione siciliana dovrebbe assumere, senza perdere altro tempo, almeno 30 mila operai forestali da dislocare nel territorio dell’Isola, assicurando la presenza dei citati operai forestali in tutte le aree verdi 24 ore al giorno, sia per la lotta agli incendi, sia per la regimazione di fiumi e corsi d’acqua. Invece notiamo troppo confusione attorno alla riforma del settore forestale. E il dubbio che ci possano essere problemi finanziari per la tutela dell’ambiente.

Foto tratta da 24 Emilia    

 

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