La guerra in Ucraina rischia di mandare in tilt l’industria del Nord Italia. Incognita ortofrutta. Prezzi del grano in grande crescita

3 marzo 2022
  • Schizzano all’insù i prezzi di petrolio, gas, oro, grano, mais, soia, colza, olio di palma
  • In aumento anche i prezzi dei metalli: altro problema per le industrie di trasformazione
  • La guerra in Ucraina potrebbe creare grandi problemi all’industria del Nord Italia: e infatti Salvini non ama più Putin… 
  • Se la guerra in Ucraina andrà avanti assisteremo a ulteriori aumenti dei prezzi dei carburanti. Perché oggi Russia e Cina tengono in pugno l’economia-idiozia dell’Unione europea ultra-liberista e globalista 
  • Chi potrebbe guadagnare dall’attuale congiuntura economica internazionale sono i produttori di grano duro del Sud Italia e della Sicilia

Schizzano all’insù i prezzi di petrolio, gas, oro, grano, mais, soia, colza, olio di palma

Che cosa sta succedendo ai prezzi degli idrocarburi, dei prodotti agricoli e dei metalli con la guerra in Ucraina? Tutti all’insù. Martedì scorso – cioè due giorni fa – alla fine delle contrattazioni il “#petrolio #crudo”, scriveva Sandro Puglisi due giorni fa, sta estendendo “i guadagni oltre i 100 dollari al barile con #Brent in aumento dell’8,25% e #WTI in aumento dell’8.85%. I prezzi del #gas stanno aumentando più del 3%. L’#oro sta rimbalzando intorno all’1,5%. I prezzi europei del #grano su Euronext stanno saltando oltre il 7,5%. I prezzi del #mais stanno aumentando del 3,85%. #Rapseed sta aumentando del 9% (dovrebbe essere la colza o il colza, pianta oleosa). Il grano di #Chicago sta aumentando più del 5%. Il mais sta salendo intorno al 6%. I #Soybeans stanno vendendo più del 3% in più (dovrebbe essere la soia). Il #palmoil malese ha volteggiato più del 7%, fino a un picco record (dovrebbe essere l’olio di palma). Cosa ci aspetta?”.

In aumento anche i prezzi dei metalli: altro problema per le industrie di trasformazione

Bella domanda. Bisognerebbe fare una previsione sulla guerra in Ucraina. Da quello che si capisce i russi (con dietro la Cina) andranno fino in fondo: USA, Nato e multinazionali debbono mollare gli ‘artigli’ dall’Ucraina. Queste ultime cercheranno di resistere, non direttamente – non dovrebbero entrare in guerra – ma facendosi scudo con l’Ucraina, cercando di utilizzare il solito armamentario mediatico-globalista: l’ONU, i crimini di guerra, il Papa che vuole la pace e via continuando. Ciò significa che la guerra potrebbe durare ancora, facendo aumentare i pezzi energetici, i prezzi agricoli e i prezzi delle materie prime, creando i presupposti per ulteriori aumenti di bollette del gas, di bollette della luce, di benzina e gasolio, per ulteriori aumenti dei prezzi dei prodotti agricoli e per ulteriori aumenti dei prezzi delle materie prime.  Interessante, ad esempio, un articolo di scenarieconomici.it dal titolo molto diretto: “Metalli: la guerra spinge i prezzi alle stelle“. E se aumentano i prezzi dei metalli, aumentano i guadagni per chi esporta metalli e aumentano i costi, invece, per chi importa metalli. Comincia a diventare difficile la vita dei Paesi ad economie di trasformazione, cioè dei Paesi che acquistano materia prime per lavorarle e rivendere i prodotti finiti. L’industria italiana, ad esempio, è un’industria in buona parte di trasformazione. E allora?

La guerra in Ucraina potrebbe creare grandi problemi all’industria del Nord Italia: e infatti Salvini non ama più Putin… 

Quello che possiamo affermare in questo momento è che dovrebbe crescere l’inflazione, che è già un problema serio negli Stati Uniti, dove il Governo di Biden non può nascondere i numeri reali. L’inflazione è un problema anche nell’Eurozona dove gli ‘eurocrati’ nascondono sì i dati veri (nessuno crede che nell’Unione europea l’inflazione sia di poco maggiore del 5%!), ma dove gli effetti non possono essere celati: vedi, ad esempio, le super-bollette di luce e gas in Italia, o i prezzi crescenti dei carburanti. Sempre restando in Italia, il Nord industriale dovrebbe essere in grande difficoltà, perché oltre dover fronteggiare i costi energetici crescenti (le bollette di luce e di gas già alle stelle), deve fare i conti con i costi crescenti delle materie prime e con i costi crescenti per far viaggiare le merci nel nostro Paese (leggere aumenti del prezzo del carburante). Non solo. L’industria del Nord Italia e potrebbe trovare difficoltà anche nella vendita all’estero dei propri prodotti, che dovrebbero subire aumenti di prezzi che potrebbero non risultare particolarmente graditi a chi dovrebbe acquistarli… Questo spiega, ad esempio, perché la Lega di Matteo Salvini, da sempre vicina al leader russo Putin, ha capovolto la linea politica ed è diventata anti-russa nel tentativo di difendere il Nord, scadendo un po’ nel ridicolo!

Se la guerra in Ucraina andrà avanti assisteremo a ulteriori aumenti dei prezzi dei carburanti. Perché oggi Russia e Cina tengono in pugno l’economia-idiozia dell’Unione europea ultra-liberista e globalista 

Grandi problemi in Italia per i prodotti agricoli freschi e per chi li produce. Chi segue l’agricoltura sa che il primo sciopero degli autotrasportatori ha creato enormi danni a produttori di ortofrutta fresca nel Nord e soprattutto nel Sud e in Sicilia (in questo periodo l’ortofrutta viaggia in prevalenza da Sud a Nord). L’ortofrutta che è rimasta a marcire nel Sud e in Sicilia è stata rimpiazzata, in buona parte, da ortofrutta estera, soprattutto spagnola. Per i prossimi giorni e le prossime settimane tutto dipenderà dai costi dei trasporti: il Governo di Mario Draghi, dopo le proteste degli autotrasportatori, è intervenuto con un provvedimento-tampone: un’ottantina di milioni di euro – peraltro non tutti cash – per abbassare i costi. Ma se la guerra in Ucraina andrà avanti – e con molta probabilità andrà avanti – assisteremo a ulteriori aumenti dei prezzi dei carburanti. Tutto questo mentre la Russia continua a fornire il gas all’Unione europea. Tant’è vero che le penalizzazioni inflitte alla Russia non riguardano le transazioni economiche per il gas russo. Una farsa degna di un’Unione europea tragicomica. La realtà è che, in questo momento, al di là delle bugie e delle sceneggiate – Putin è matto da internare, interverranno Aia e ONU e altre chiacchiere da bar – Putin e Jinping tengono in pugno l’economia dell’Unione europea: appena gli ‘europeisti’ sgarreranno, Russia e Cina chiuderanno i rubinetti del gas e buona parte delle attività industriali europea andrà a farsi benedire. In questo momento storico la vera forza di russi e cinesi si fonda sulla dabbenaggine dei liberisti-globalisti che, a furia di produrre a costi sempre più bassi, hanno lasciato interi territori privi di autonomia economica e, in alcuni casi, privi anche di autonomia alimentare. Il tutto – e questa è l’apoteosi della stupidità – dipendendo per energia, alcune materie prime e persino per alcuni prodotti alimentari da Paesi non liberisti (la Russia) o da Paesi che usano il liberismo per ‘incaprettare’ i liberisti (Cina).

Chi potrebbe guadagnare dall’attuale congiuntura economica internazionale sono i produttori di grano duro del Sud Italia e della Sicilia

Chi potrebbe guadagnare da questa congiuntura è il segmento dell’agricoltura dei prodotti che possono essere conservati, cereali in testa. Ciò significa che i produttori di grano duro del Sud e della Sicilia potrebbero trarre grandi vantaggi dal momento attuale. I prezzi dei cereali erano già in crescita a causa dei cambiamenti climatici. Ora stanno crescendo a causa della guerra. Continuando di questo passo il prezzo del grano dovrebbe crescere ulteriormente. Sarà la bravura dei produttori di grano del Sud e siciliani he dovranno vendere il grano quando il prezzo sarà più conveniente. Non vogliamo pensare che cosa potrebbe succedere se i cambiamenti climatici dovessero manifestare gli effetti nefasti dell’anno passato… E l’ortofrutta? Forse i agricoltori che producono ortofrutta nel Sud e in Sicilia comincino a pensare a vendere il prodotto a Km zero, perché esportarlo nel Nord Italia sarà sempre più costoso (e rischioso se dovessero riprendere gli scioperi degli autotrasportatori).

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