Ars, verso l’impugnativa della proroga dei contratti degli ASU e di tutti i precari dei Comuni siciliani?

25 febbraio 2022
  • Sarebbe un colpo mortale al clientelismo politico-sindacale-elettorale della Sicilia a ridosso delle elezioni comunali i Primavera e delle elezioni regionali di Novembre
  • L’impugnativa avrebbe una logica: la Regione siciliana non può chiedere a Roma i soldi per chiudere il Bilancio 2022 e, contemporaneamente, pagare un esercito di precari regionali, comunali e via continuando!
  • Il ‘caso’ delle assunzioni all’AST e la proposta draconiana di azzerare tutte le società in house del Sud e della Sicilia, provvedimento che faciliterebbe il necessario ricambio della classe politica del Mezzogiorno

Sarebbe un colpo mortale al clientelismo politico-sindacale-elettorale della Sicilia a ridosso delle elezioni comunali i Primavera e delle elezioni regionali di Novembre

L’indiscrezione ‘viaggia’ tra Roma e Palermo, ed è un’indiscrezione pesante assai: a quanto si sussurra nei ‘Palazzi’ della politica siciliana il Governo nazionale si accingerebbe ad impugnare due provvedimenti della legge di Variazioni di Bilancio. Il primo provvedimento che potrebbe essere impugnato è la proroga del contratto degli oltre 5 mila precari ASU che, forse in modo un po’ temerario, è stata approvata dall’Assemblea regionale siciliana con la formula: “Nelle more della stabilizzazione…”; solo che nella Capitale di stabilizzazione di altro personale precario della Pubblica amministrazione non ne vogliono nemmeno sentire. Il secondo provvedimento che potrebbe essere impugnato avrebbe effetti ancora più estesi: si tratterebbe, infatti, delle proroghe di tutti i contratti dei precari dei Comuni della nostra Isola e di altro precariato sparso qua e là sempre nella pubblica amministrazione. La notizia arriverebbe come un fulmine a ciel sereno nel mondo della vecchia politica siciliana che, ancora oggi va avanti tra clientelismo a ruota libera dal sapore elettorale. Peraltro – aspetto tutt’altro che secondario – l’impugnativa arriverebbe a ridosso delle elezioni comunali previste nella Primavera prossima in Sicilia con 119 Comuni chiamati al voto, a cominciare da Palermo (qui un articolo con l’elenco di tutti i Comuni dell’Isola dove si voterà). Lo stesso discorso vale per i precari ASU che prestano servizio negli uffici della Regione, se è vero che a Novembre – pandemia e cambiamenti climatici permettendo – si dovrebbe votare per eleggere il nuovo presidente della Regione e il nuovo Parlamento della Sicilia.

L’impugnativa avrebbe una logica: la Regione siciliana non può chiedere a Roma i soldi per chiudere il Bilancio 2022 e, contemporaneamente, pagare un esercito di precari regionali, comunali e via continuando!

Insomma, per il clientelismo politico-sindacale-elettorale della nostra Isola l’impugnativa sarebbe un colpo mortale. Questo perché tra precari AU e precari dei Comuni si tratterebbe di decine di migliaia di persone. C’è da stupirsi di tale, possibile impugnativa? Assolutamente no. In questo momento la Regione siciliana si trova in esercizio provvisorio (e lo sarà fino al 30 Aprile) perché nella ‘casse’ regionali mancano circa 900 milioni di euro per potere chiudere il Bilancio 2022. Certo, questi soldi mancano a causa degli scippi dello Stato: cosa che noi ricordiamo sempre. E anche per responsabilità diretta e indiretta dello Stato quasi tutti i Comuni siciliani sono senza soldi. Tuttavia, non possiamo ignorare che, mentre mancano 900 milioni di euro per chiudere il Bilancio, mentre i Comuni siciliani un giorno sì e l’altro pure vanno a battere cassa, la stessa Regione e i gli stessi Comuni dell’Isola pagano ogni anno ‘barcate’ di soldi per tenere in piedi – ribadiamo – decine e decine di migliaia di precari! Serve questo personale precario? I fatti raccontano che il livello del personale regionale non è proprio elevatissimo: clamoroso il pastrocchio che hanno combinato negli uffici dell’assessorato al Lavoro dove non sono nemmeno riusciti a organizzare dei semplicissimi tirocini presso aziende pubbliche e private, con tirocinanti che, a distanza di due anni, non sono ancora stati pagati! Non va meglio nei Comuni siciliani, molti dei quali, pur avendo personale a iosa, non hanno le professionalità per poter accedere alle risorse del Pnrr. Anche in questo caso siamo i primi a dire che gli aiuti non possono essere messi a bando come avviene con i fondi strutturali europei! Ma siccome c’è una legge – che i nostri amici del Nord hanno voluto perché conoscono il caos che c’è nelle amministrazioni pubbliche di Sud e Sicilia: un modo elegante per ‘sciropparsi’ a norma di legge l’80% dei fondi del Pnrr – come ci ricorda Socrate, tale legge va rispettata. Ora, non è possibile che con tutti i precari che ci sono nelle pubbliche amministrazioni della Sicilia bisogna andare a cercare all’esterno il personale per non perdere i fondi del Pnrr! Cerchiamo di essere onesti con noi stessi: come si fa a dare torto al Governo nazionale che decide di impugnare le proroghe di questo esercito di precari?

Il ‘caso’ delle assunzioni all’AST e la proposta draconiana di azzerare tutte le società in house del Sud e della Sicilia, provvedimento che faciliterebbe il necessario ricambio della classe politica del Mezzogiorno

Di più. A noi risulta che a Roma si stiano interrogando sul perché, con tutte le stabilizzazioni che sono andate in scena in questi anni, il numero dei precari, invece di diminuire, aumenta. Tutti leggono i giornali. Anche a Roma arrivano le notizie dalla Sicilia. E, in particolare, delle società in house di Regione siciliana e Comuni. Anche a Roma – supponiamo – saranno arrivate le notizie sui fatti incredibili (non riusciamo a trovare un’altra parola più calzante) che emergono dall’inchiesta sull’Azienda siciliana Trasporti (AST) della Sicilia. A parte il dato politico incredibile (ancora questa parola) di una società dove ne sono successe di tutti i colori nonostante i controlli di Revisori dei conti, Amministrazione regionale, Parlamento siciliano e Corte dei Conti, emergerebbero non abbiamo capito se 100, 200, 300 nuove assunzioni con ‘raccomandazioni’ dei politici. Che speranze ha una Sicilia gestita in questo modo? C’è il modo per venire fuori da queste vergogne? Sì. Se si vuole veramente rilanciare il Sud e la Sicilia vanno azzerate ed eliminate per almeno dici anni tutte le società in house di Regioni e Comuni: tutte, nessuna esclusa. Passando tutto il personale a tempo indeterminato e i servizi alle Regioni e ai Comuni; e trasferendo il personale precario sul Reddito di cittadinanza. E’ una soluzione draconiana, ma è l’unica per porre fine a un sistema clientelare che produce solo caos e mal funzionamento della pubblica amministrazione.

Foto tratta da L’Opinione della Sicilia 

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