La guerra in Ucraina fa schizzare all’insù il prezzo del petrolio e i guadagni nel trasporto merci. La siccità farà aumentare il prezzo del grano?

23 febbraio 2022
  • Tra Stati Uniti ed Europa non si esclude una riduzione della produzione di grano causa siccità con prezzi all’insù. Intanto il conflitto in atto in Ucraina – con l’esercito di questo Paese che attacca le aree alleate della Russia – sta facendo aumentare il prezzo del petrolio. Ulteriori incrementi del prezzo dei carburanti? Per l’Italia sarebbe un disatro 
  • Vola il mercato delle merci con guadagni in aumento
  • Giù invece le azioni
  • Brutte notizie sul fronte dei cambiamenti climatici: siccità negli Stati Uniti e in alcune aree dell’Europa
  • Piogge eccessive in Brasile 
  • Siccità in Europa
  • Bene clima e produzione di cereali in Russia e in Ucraina

Tra Stati Uniti ed Europa non si esclude una riduzione della produzione di grano causa siccità con prezzi all’insù. Intanto il conflitto in atto in Ucraina – con l’esercito di questo Paese che attacca le aree alleate della Russia – sta facendo aumentare il prezzo del petrolio. Ulteriori incrementi del prezzo dei carburanti? 

Gli effetti della guerra in Ucraina – che non è solo economica, ma anche militare, dal momento che il Governo ucraino sta bombardando le aree del Paese alleate della Russia – sta provocando effetti nelle economie di tutto il mondo, quanto meno della parte economicamente più sviluppata del mondo. Non c’è solo la guerra e il possibile coinvolgimento di altre forze militari – a partire dalla Sicilia dove operano attivamente il MUOS di Niscemi e la base di Sigonella – ma anche altre variabili: per esempio, i cambiamenti climatici in corso. Noi per dare uno sguardo sulla realtà geopolitica ed economica riprendiamo in buona parte le note che Sandro Puglisi scrive nella pagina Facebook Amici del “Grano Duro di Sicilia”. Ci sono le notizie sulle sanzioni americane – ovviamente non contro il Governo-fantoccio dell’Ucraina al servizio delle multinazionali – ma contro la Russia. Si parla di vietare le importazioni russe e bla bla bla. Ci sarà da ridere se, quest’anno, i cambiamenti climatici distruggeranno una parte dei raccolti di grano (e non soltanto di grano) di Stati Uniti d’America, Canada ed Europa.

Vola il mercato delle merci con guadagni in aumento

La vera notizia è che i venti di guerra hanno rilanciato il mercato energetico e il mercato del trasporto merci. “Nel mercato energetico – leggiamo nella nota di Sandro Puglisi- i prezzi del petrolio sono aumentati di oltre $ 2 a causa delle crescenti preoccupazioni per l’interruzione dell’offerta… Pertanto, i futures sul greggio US West Texas Intermediate (WTI) sono balzati di $ 2,79 o del 3,06%, a $ 93,86 al barile rispetto alla chiusura di venerdì. I futures sul greggio Brent sono aumentati di $ 1,36, o 1,43%, a $ 96,75 al barile alle 04:55 GMT, aggiungendo un guadagno del 2% lunedì. Martedì ha raggiunto $ 97,66, il massimo da Settembre 2014. La Russia è un importante produttore di energia e le tensioni hanno portato a prezzi dell’energia estremamente volatili. Che effetti avrebbe un’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia? “L’impatto immediato sarebbe un’esacerbazione delle dilaganti pressioni inflazionistiche a livello globale poiché il petrolio raggiunge i $ 130,00 + al barile”. Il timore è che i prezzi dei carburanti – che in Italia sono già alle stelle – aumentino ulteriormente. Vola il mercato del trasporto merci. Lunedì scorso l’indice del trasporto marittimo di rinfuse secche del Baltic Exchange è schizzato all’insù. Il “massimo di oltre un mese, spinto da un aumento delle tariffe in tutti i segmenti di navi. L’indice complessivo, che tiene conto dei tassi per le navi capesize, panamax e supramax, infatti, è salito di 81 punti, ovvero del 4,1%, a 2.045, il livello più alto dall’11 Gennaio. In particolare, l’indice capesize è balzato di 174 punti, ovvero del 10,4%, a 1.849. I guadagni giornalieri medi per capesizes, che trasportano carichi da 150.000 tonnellate come minerale di ferro e carbone, sono aumentati di $ 1.443 a $ 15.331. L’indice panamax è salito di 66 punti a 2.441. I guadagni giornalieri medi per i panamax, che traghettano 60.000-70.000 tonnellate di carbone o carichi di grano, hanno guadagnato $ 594 a $ 21.969. L’indice supramax è avanzato di 17 punti a 2.3422”.

Giù invece le azioni

Ma se il momento è favorevole per il petrolio e per il trasporto merci, non altrettanto può dirsi per le azioni europee andate giù. “Il DAX tedesco – leggiamo nella nota di Puglisi – ha ceduto il 2,1%. A Parigi, il CAC 40 a Parigi è sceso del 2%. Il FTSE 100 britannico è sceso dello 0,3%. L’indice MOEX russo è sceso di quasi l’11%. Il rublo è sceso del 3,2% rispetto al dollaro USA. Stamattina le azioni sono scese drasticamente anche in Asia. L’indice Nikkei 225 di Tokyo è sceso dell’1,8% e l’Hang Seng di Hong Kong è sceso del 3,2% nelle prime contrattazioni. In particolare, il Nikkei 225 di Tokyo è sceso di 477,52 punti a 26.433,46 mentre l’Hang Seng di Hong Kong ha perso quasi 793,51 punti a 23.376,95. Il Kospi della Corea del Sud ha perso l’1,7% a 2.697,74 e l’indice Shanghai Composite è sceso dell’1,5% a 3.439,86. L’S&P/ASX 200 australiano ha perso l’1,3% a 7.142,60”.

Brutte notizie sul fronte dei cambiamenti climatici: siccità negli Stati Uniti e in alcune aree dell’Europa

Continuano a non dare tregua i cambiamenti climatici. Negli Stati Uniti la siccità, che l’anno scorso ha provocato enormi danni, preoccupa anche quest’anno. Morale: si teme una riduzione della produzione di grano anche per questo 2022. Puglisi cita l’aggiornamento della scorsa settimana per il National Integrated Drought Information System, stando al quale il 57% degli Stati Uniti continentali è stato classificato come colpito dalla siccità, con un ulteriore 15% classificato come “anormalmente secco”. I dati non sono affatto incoraggianti: “Secondo i National Centers for Environmental Information, più del 40% degli Stati Uniti continentali è stato colpito dalla siccità nelle ultime 70 settimane. Complessivamente, il 68% dell’area del grano invernale degli Stati Uniti era in siccità, così come il 78% dell’area del grano duro, il 76% dell’area dell’orzo e il 75% dell’area del sorgo. Le previsioni di temperatura dal deserto del sud-ovest e dalle Montagne Rocciose centrali a gran parte delle pianure meridionali sono più calde del solito nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio. Le uniche parti del Paese che dovrebbero essere più umide della media in quel periodo sono la valle dell’Ohio, i Grandi Laghi meridionali e parti del nord-ovest”. Si parla di una situazione “terribile” per il grano invernale rosso duro (HRW) delle pianure meridionali. Insomma, la situazione meteorologica nelle aree degli Stati Uniti dove si coltiva il grano è piuttosto complessa, con alcune zone dove si parla di 2siccità estrema”. anche le recenti piogge nell’Oklahoma, nel panhandle del Texas e nel New Mexico orientale non hanno migliorato lo scenario. Idem per il Montana. Va un po meglio nelle alte pianure di Kansas, un Nebraska, nel South Dakota, nl North Dakota e nel Colorado.

Piogge eccessive in Brasile

Problemi anche in Brasile. “Il principale Stato produttore di grano del Mato Grosso – leggiamo nella nota di Puglisi – è stato colpito da piogge eccessive, che hanno danneggiato la qualità della soia, mentre gli stati più meridionali del Brasile sono stati colpiti di recente da un clima caldo e secco. AgRural prevede che il raccolto di soia in Brasile per il 2021/22 sarà di 128,5 milioni di tonnellate, in calo di 17 milioni di tonnellate rispetto alla previsione iniziale, ma nei prossimi giorni è prevista una nuova revisione. Sul mais, la società di consulenza ha affermato che la semina del secondo raccolto brasiliano ha raggiunto il 53% dell’area nel Centro-Sud, ben prima del 24% di un anno fa. Tuttavia, il lavoro sul campo è stato influenzato anche dagli acquazzoni eccessivi nel Mato Grosso e dalla siccità nello stato meridionale del Paranà. I raccolti di soia e mais 2021/22 in Argentina potrebbero vedere i raccolti continuare a diminuire nelle prossime settimane con abbondanti piogge che dovrebbero arrivare solo a metà marzo per alleviare un lungo periodo di tempo secco, ha affermato la borsa dei cereali di Buenos Aires. In questo contesto, la Borsa mostra una stima della produzione di soia a soli 42 milioni di tonnellate e di mais a 51 milioni”.

Siccità in Europa

In Europa si fanno i conti con le poche piogge nelle regioni mediterranee: da qui possibili problemi per grano e orzo, mentre la siccità ha avuto un impatto limitato nell’Europa centrale e occidentale. Le aree europee più colpite dalla siccità, almeno fino a questo momento, le il sud della Spagna e del Portogallo, la Francia sudorientale e l’Italia nordoccidentale. Non si escludono problemi per le coltivazioni. Problemi di siccità anche in Marocco, con una riduzione delle precipitazioni atmosferiche del 64%. Risultato: dovrebbero aumentare le importazioni di grano e i sussidi da erogare agli agricoltori. Temperature superiori alla media sono state registrate nella Germania settentrionale, nella Polonia occidentale, in Danimarca e nelle isole britanniche. “La tolleranza al gelo è nettamente al di sotto della media in Germania, Polonia e Repubblica Ceca – leggiamo sempre nella nota di Puglisi – anche se non sono previste temperature estremamente basse”. Va invece bene per la Turchia centrale e per la Russia occidentale, che hanno registrato un surplus di precipitazioni considerato prevalentemente benefico. Bene in queste aree i prezzi di grano, mais e colza. “Per contro, il rischio di un’interruzione dei flussi commerciali nel Mar Nero nonché di probabili e pesanti sanzioni economiche contro la Russia in caso di conflitto militare, continua ad abbassare i prezzi all’esportazione sia in Russia che in Ucraina”.

Bene clima e produzione di cereali in Russia e in Ucraina

In Russia l’agricoltura non sta soffrendo. “Dal bacino del Mar Nero – scrive Puglisi – le condizioni meteorologiche nella seconda decade di Febbraio sono state favorevoli per i raccolti invernali nelle regioni produttrici russe. Il clima mite ha così consentito agli agricoltori di applicare i primi fertilizzanti dove è stato possibile l’accesso ai campi dopo lo scioglimento delle nevi e le piogge recenti. Queste condizioni meteorologiche favorevoli consentono agli agricoltori del territorio di Stavropol di iniziare a piantare raccolti all’inizio della primavera. Al 18 Febbraio, gli agricoltori hanno piantato 3,3 thsd ha con raccolti all’inizio della primavera o lo 0,45% del piano. In particolare, l’avena è stata piantata in 2,4 thsd ha o 1% del piano. Le autorità locali segnalano un’adeguata fornitura di fertilizzanti e insetticidi. Tuttavia, gli operatori locali hanno segnalato difficoltà nell’acquisto di alcuni semi”. E l’Ucraina? Nonostante la guerra esporta alla grande. Dal 21 Febbraio l’Ucraina ha esportato 42,544 milioni di tonnellate di cereali e di legumi, con un aumento di 11,576 milioni di tonnellate (+ 37,4%) rispetto allo scorso anno. Nel 2021, l’Ucraina ha aumentato la produzione agricola del 14,4%.

Foto tratta Km0

 

 

 

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