Caro-carburante, comincia in Sicilia la protesta degli autotrasportatori: invece di colpire lo Stato colpiscono l’agricoltura siciliana

22 febbraio 2022
  • La protesta è giusta. Ma gli autotrasportatori devono penalizzare lo Stato non gli agricoltori della nostra Isola. Le parole di Giuseppe Li Rosi di Simenza  
  • Bloccata la produzione di arance a Ribera. Una beffa per gli agricoltori che hanno già dovuto fronteggiare l’aumento dei costi di produzione e adesso non potranno vendere il prodotto
  • La Regione siciliana ci mette 10 milioni di euro e invita lo Stato a intervenire 
  • E il Governo dei “Migliori” di Mario Draghi? Assente 

La protesta è giusta. Ma gli autotrasportatori devono penalizzare lo Stato non gli agricoltori della nostra Isola. Le parole di Giuseppe Li Rosi di Simenza  

Giustissima la protesta degli auto-trasportatori massacrati dalla crescita incontrollata dei carburanti. Sbagliatissimo colpire l’agricoltura e gli agricoltori. I camionisti dovrebbero trovare un’altra forma di protesta. Lo illustra con parole chiare Giuseppe Li Rosi, presidente di Simenza: “Motivi condivisibili ma azione ‘criminale’. Ricommettono lo stesso grave errore fatto qualche decennio fa. Avessero un poco di ‘genio’ bloccherebbero le raffinerie per danneggiare coloro che ci taglieggiano con i prezzi del carburante. Da noi si dice spara o porcu e ngagghia o purcaru. Che idiozia!”. Li Rosi ha ragione. Esattamente nel Gennaio di dieci anni fa esplose in Sicilia la rivolta dei Forconi. Anche allora, protesta legittima: ma a pagarne le conseguenze fu soprattutto l’agricoltura siciliana. Anche oggi la scena si ripete. Dalle notizie raccolte qua e là sulla rete e nei giornali, la protesta sta iniziando con i camionisti che aderiscono all’Aias. Per ora si tratta di presidi che non bloccano il traffico automobilistico. Ma già iniziano i disagi per gli agricoltori.

Bloccata la produzione di arance a Ribera. Una beffa per gli agricoltori che hanno già dovuto fronteggiare l’aumento dei costi di produzione e adesso non potranno vendere il prodotto

Scrive il Corriere di Sciacca: “In seguito alla protesta deli autotrasportatori siciliani, stanchi di attendere risposte e rinvii da parte del governo nazionale sulla questione ‘caro carburante’, in queste ore, i camionisti hanno deciso di spegnere i loro mezzi e di fermarsi lungo le grandi vie di comunicazioni. Centinaia di bancali di arance di Ribera DOP pronti per la destinazione delle piattaforme della Gdo e dei mercati ortofrutticoli sono rimasti nei magazzini di lavorazione con notevoli danni all’intero settore agricolo del territorio. Il Consorzio di tutela dell’Arancia di Ribera DOP è molto preoccupato per le ripercussioni negative che il blocco sta provocando, con tutti i prodotti deperibili pronti per la distribuzione bloccati nei magazzini di lavorazione”. A Ribera, provincia di Agrigento, si producono le arance bionde Washington Navel. Questo è il periodo della raccolta e della spedizione del prodotto. Va da sé che il bocco dei trasporti su mezzi gommati, in questa zona, è un disastro. Nell’Agrigentino non c’è un aeroporto (con gli aerei cargo si potrebbero trasportare tanti prodotti agricoli di questa provincia: vini, uva da tavola, ortaggi, frutta, a cominciare proprio dalle arance di Ribera), non ci sono navi per esportare i prodotti, non ci sono treni. Il blocco dei trasporti su strada – gli unici di questa provincia – colpiscono gli agricoltori che hanno già dovuto fronteggiare gli aumenti indiscriminati dei costi di produzione.

La Regione siciliana ci mette 10 milioni di euro e invita lo Stato a intervenire 

La Regione siciliana sta intervenendo. Si legge in un comunicato diffuso da Palazzo d’Orleans, sede del Governo dell’Isola: “È pronto il decreto con cui la Regione siciliana, dando seguito a quanto preannunciato dal presidente Nello Musumeci, destina 10 milioni di euro agli autotrasportatori dell’Isola alle prese con un aumento dei costi divenuto insostenibile. «I rappresentanti della categoria – dice il governatore – hanno stimato nel 30% il surplus complessivo derivante dagli aumenti che riguardano carburanti, pedaggi e materie prime. Per attraversare lo Stretto di Messina, ad esempio, si parla di un aumento di 10 euro al metro, stabilito dagli armatori, a loro volta gravati dagli aumenti, che riguarda le tariffe per gli autoarticolati. Sono solidale con le motivazioni della protesta – aggiunge Musumeci – che non potrà certamente rientrare del tutto con lo stanziamento del Governo regionale, il massimo nelle nostre possibilità, concordato dall’assessore Marco Falcone con la Consulta regionale per l’autotrasporto. È necessario, infatti, che anche lo Stato faccia la sua parte. Per questo – conclude Musumeci – ho chiesto al ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Enrico Giovannini che la questione venga affrontata con urgenza anche attraverso l’istituzione di un apposito tavolo tecnico. Agli autotrasportatori, intanto, faccio appello perché la mobilitazione non sfoci in ulteriori azioni che sarebbero solo i siciliani a subire”.

E il Governo dei “Migliori” di Mario Draghi? Assente 

Il vero assente non soltanto nelle vertenza degli autotrasportatori, ma in tutta la questione energia è il Governo nazionale di Mario Draghi. Si sa che il prezzo dei carburanti è alle stesse, si sa che l’aumento delle bollette di luce e gas, nel 2022, sarà di 90 miliardi di euro (che potrebbe aumentare ulteriormente se il conflitto già in corso in Ucraina dovesse trasformarsi in una vera e propria guerra), ma il Governo Draghi si è presentato con 7-8 miliardi di euro. La cifra, oltre ad essere ridicola rispetto al problema da affrontare e risolvere è il frutto non di una somma che si aggiunge all’attuale flusso circolare del reddito italiano, ma di soldi che il Governo Draghi ha tolto ad altri settori. Draghi e il Ministro dell’Economia, Daniele Franchi – peraltro entrambi economisti – sanno benissimo che ci vogliono risorse aggiuntive e sanno anche che esiste la moneta di Stato alternativa all’euro degli ‘strozzini europeisti’ di Bruxelles. Draghi e Franco non vogliono ulteriormente indebitare l’Italia, non vogliono fare ricorso alla moneta di Stato e, di fatto, stanno affossando l’Italia. Quelle degli autotrasportatori è solo la prima delle proteste destinate a infiammare l’Italia se on interverranno novità sostanziali.

Foto tratta da Valdiverdura

 

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