Grano, ecco come il Nord Italia frega Sud e Sicilia arraffando integrazioni comunitarie più che doppie sulla base di criteri oggi sbagliati

18 febbraio 2022
  • Abbiamo scritto questo articolo perché nella sacrosanta manifestazione degli agricoltori di ieri non ci sembra che questo problema sia stato sollevato
  • Le integrazioni comunitarie per il Grano Regione per Regione
  • L’assurdità: le integrazioni che percepiscono gli agricoltori del Nord che producono grano sono più che tre volte maggiori delle integrazioni percepite dagli agricoltori di Puglia e Sicilia che producono grano duro! Cos’è questo se non colonialismo allo stato puro?  
  • Queste cose sono state illustrate al Ministro nordista e grillino delle politiche agricole, Stefano Patuanelli che, in quanto nordista ha fatto finta di non capire. Per quale motivo gli agricoltori di Sud e Sicilia dovrebbero votare Movimento 5 Stelle? 

Abbiamo scritto questo articolo perché nella sacrosanta manifestazione degli agricoltori di ieri non ci sembra che questo problema sia stato sollevato

Abbiamo dato notizia della manifestazione di protesta di ieri promossa in tutta l’Italia dalla Coldiretti contro il carovita. Giusto protestare contro l’aumento indiscriminato dei prezzi delle sementi, dei concimi, del gasolio agricolo. E naturalmente delle bollette di luce e gas. Però, visto che la Sicilia è una Regione del Sud, sarebbe interessante capire perché, ancora oggi, esistono due pesi e due misure nella cosiddette integrazioni. Sono i fondi che l’Unione europea eroga agli agricoltori che, dalla prima metà degli anni ’90 del secolo passato, vengono calcolate ad ettaro. Per il grano e, in generale, per i cereali il calcolo dell’ammontare della somma da corrispondere agli agricoltori venne fatto prendendo in considerazione la produttività dei fondi. Circa trent’anni fa, quando venne effettuato tale calcolo, c’erano aree della Sicilia dove la produzione media di grano non andava oltre i 20 quintali per ettaro. Il risultato, trent’anni dopo, è che tutto è come allora e le differenze delle integrazioni, in termini di importi, tra le Regioni del Sud e della Sicilia da una parte e le regioni del Nord sono notevoli, come potete osservare nella tabella.

Le integrazioni comunitarie per il Grano Regione per Regione

A Trento e a Bolzano – due Province autonome italiane che con il grano duro non hanno molto a che spartire – l’integrazione è pari a 600 euro ad ettaro. In Veneto l’integrazione è pari a 352 euro per ettaro, in Friuli Venezia Giulia è pari a a 430.  In Molise – Regione che rientra nel Mezzogiorno d’Italia – l’integrazione è pari a 380 euro per ogni ettaro di grano coltivato. In Piemonte 350 euro per ettaro, in Campania 347 euro per ettaro, in Lombardia 345 euro per ettaro, in Liguria 343 euro per ettaro, in Umbria 310 euro per ettaro, in Valle d’Aosta e Calabria 300 euro per ogni ettaro di grano coltivato. E, ancora, in Basilicata 258 euro per ogni ettaro di grano coltivato, in Toscana 244 euro per ogni ettaro di grano coltivato, in Sardegna 230 euro per ogni ettaro di grano coltivato, nelle Marche 220 euro per ogni ettaro di grano coltivato, in Sicilia 168 euro per ogni ettaro di grano coltivato, nel Lazio 160 euro per ogni ettaro di grano coltivato, in Puglia 145 euro per ogni ettaro di grano coltivato, in Emilia Romagna 140 euro per ogni ettaro di grano coltivato e infine in Abruzzo 120 euro euro per ogni ettaro di grano coltivato.

L’assurdità: le integrazioni che percepiscono gli agricoltori del Nord che producono grano sono più che tre volte maggiori delle integrazioni percepite dagli agricoltori di Puglia e Sicilia che producono grano duro! Cos’è questo se non colonialismo allo stato puro?  

Salta subito agli occhi un’assurdità: Puglia e Sicilia, che sono le due Regioni italiane più importanti per produzione di grano duro (per altro di grande qualità, come del resto tutto il grano duro prodotto nel Sud Italia) ottengono gli importi minori: 168 euro per ogni ettaro di grano coltivato in Sicilia e 145 euro per ogni ettaro di grano coltivato in Puglia. Magari trent’anni fa le produzioni per ettaro di grano giustificavano tali importi (ma non ne siamo nemmeno sicuri, perché già negli anni ’80 in Sicilia si coltivavano varietà di grano duro che producevano più di 20 quintali per ettaro), ma oggi che senso ha mantenere ancora questi importi quando in tutto il Sud Italia e in Sicilia le produzioni per ettaro di grano duro sono di gran lunga maggiori delle produzioni per ettaro di trent’anni fa? Tra l’altro, il migliore grano duro, grazie al clima, si produrre nel Sud Italia e in Sicilia e siccome la qualità fa la differenza gli importi dovrebbero essere invertiti: dovrebbero essere maggiori nel Mezzogiorno e minori nel Nord Italia. Invece ancora oggi – e questo è l’aspetto incredibile – le integrazioni per il grano duro incassate dagli agricoltori del Nord Italia sono doppie e, addirittura!, anche più che triple rispetto, ad esempio, a Puglia e Sicilia.

Queste cose sono state illustrate al Ministro nordista e grillino delle politiche agricole, Stefano Patuanelli che, in quanto nordista ha fatto finta di non capire. Per quale motivo gli agricoltori di Sud e Sicilia dovrebbero votare Movimento 5 Stelle? 

Attenzione: questo particolare è stato fatto presente al Ministro grillino e nordista delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, e ai parlamentari del Movimento 5 Stelle quando nei mesi scorsi sono stati modificati i criteri per la ripartizione dei fondi europei a sostegno dell’agricoltura del FEASR (Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Regionale). “E’ una battaglia politica di equità che porto avanti da anni – ci dice Ettore Pottino, già presidente di Confagricoltura, produttore di grano -. Il Ministro ha modificato i criteri di ripartizione dei fondi del Secondo Pilastro e ha lasciati immodificati i criteri del Primo Pilastro. così si è consumata una grande ingiustizia nei riguardi degli agricoltori del Sud e della Sicilia. Meno male che con la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) queste differenze verranno meno. Però, ribadisco, per tanti anni è andate in scena una grande ingiustizia”. Chi ne fa una questione politica è Franco Calderone, anche lui agricoltore, tra i protagonisti del Movimento dei Forconi nel gennaio del 2012. “Al Sud e alla Sicilia – dice – serve un Movimento politico in grado di rappresentare gli interessi reali in tutti i settori dell’economia, agricoltura compresa. C’è un problema di equità che i partiti politici nazionali non si intestano. Nelle cose concrete, dove ci sono in ballo interessi economici, i partiti politico nazionali non fanno gli interessi di Sud e Sicilia. La vicenda del Ministro Patuanelli e dei grillini che hanno modificato solo i criteri di ripartizione dei fondi del Secondo Pilatro della PAC, lascando immutato il Primo Pilatro solo perché così garantiva l’agricoltura del Nord Italia è paradigmatica. La politica italiana di oggi non tutela gli interessi di Sud e Sicilia”. Per la cronaca, il Primo Pilastro della PAC è la sezione Garanzia del Feoga (Fondo europeo di orientamento e garanzia in agricoltura) che finanzia i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di gestione dei mercati agricoli attuate nell’ambito delle Ocm. Mentre il Secondo Pilastro della PAC è rappresentato dalle politiche di sviluppo rurale finanziate dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) per poco meno di 100 miliardi di euro ai quali si aggiungono altri 61 miliardi legati ai contributi nazionali.

Foto tratta da Sicilia Agricoltura

 

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