Anche nella zootecnia il Nord penalizza il Sud inquinando l’ambiente e riducendo le entrate fiscali dello Stato

16 febbraio 2022

 

  • Con il Nord la soccide da contratto agrario è diventato uno strumento speculativo
  • Anche nella zootecnia i signori del Nord dimostrano quello che sono: egoisti e appapponi

Con il Nord la soccide da contratto agrario è diventato uno strumento speculativo

“L’unica forma di contratto associativo sopravvissuta alla conversione è stata la soccida semplice che, non solo ha mantenuto la possibilità di essere ancora stipulata, ma ha trovato larga diffusione in tutta la zootecnia industriale, diventando uno schermo legale per veri e propri oligopoli, che nei periodi di crisi si espandono e consolidano le loro posizioni a danno della collettività e del patrimonio zootecnico nazionale… Nel tempo, a seguito dello sviluppo della «zootecnia industriale» (polli, tacchini, conigli, suini, bovini da ingrasso) –  leggiamo sempre nell’ordine del giorno – il contratto di soccida ha registrato un’espansione notevole (il fatturato all’origine in queste filiere nel 2011 è stato pari circa a 8 miliardi di euro, viaggiando di pari passo con il fatturato del mangime, altri 7-8 miliardi di euro), che ha favorito, da un lato, la diffusione di alcune forme organizzative del mercato (integrazione verticale tra allevatori, industrie mangimistiche e macelli), dall’altro, una pericolosa concentrazione oligopolistica che tende a soffocare gli allevatori indipendenti. Così la soccida è diventata ‘industriale’ non prevista dal codice, ma cucita addosso all’agroindustria del Nord come un abito sartoriale… “Nella zootecnia «rurale» la condivisione del ruolo di imprenditore avveniva tra il proprietario terriero e il contadino che prestava la sua opera manuale, nella zootecnia «industriale» tale condivisione avviene tra un polo aggregante industriale, che tenta surrettiziamente di apparire agricolo, e l’imprenditore agricolo che, pur prestando la sua opera e i suoi immobili (capannoni, terreni e attrezzature) si trova in posizione di contraente «debole» e tende a regredire in un processo di disuguaglianza sociale sempre più spinto”.

Anche nella zootecnia i signori del Nord dimostrano quello che sono: egoisti e appapponi

“C’è poi un alto aspetto che interessa il Sud: ovvero il fatto che la produzione di carne, grazie a questo sistema, si è concentrata nel Centro Nord Italia, mentre al Mezzogiorno è stato assegnato il ruolo di mercato di consumo! “Oggi, il legislatore – leggiamo sempre nell’ordine del giorno – dovrebbe riconoscere che i processi di concentrazione vanno salutati con favore solo quando sono in grado di accrescere la ricchezza nei singoli settori per tutti e non quando la distruggono”. Infatti “alcune filiere (guarda caso quelle del Sud ndr) sono state distrutte o ristrette proprio dove sono maggiormente concentrati i consumi, mentre la produzione è stata dirottata solo in alcune aree (il Centro Nord Italia ndr) dove insistono maggiori problemi di entropia dell’ambiente”. Sempre per essere egoisti ed appapponi, gli imprenditori del Centro Nord hanno concentrato la produzione di carne nelle proprie zone: ma oltre ad aver maggiorato fatturati e utili si sono beccati anche la crescita dell’inquinamento! Di più: l’egoismo del Centro Nord Italia, riducendo gli allevamenti zootecnici nel Sud, ha finito col limitare e ridurre “la produzione nazionale e, dunque, gli indici di autoapprovvigionamento, compensando il fabbisogno nazionale dei consumi attraverso il ricorso ad una crescente importazione extra Unione europea, con danni enormi per il benessere dei consumatori e per il bilancio sanitario. In pratica, è stata messa in atto una strategia miope che ha prodotto vantaggi solo per pochi (Centro Nord Italia), svantaggi per il Sud, appesantimento della bilancia commerciale italiana e riduzione delle entrate fiscali per lo Stato!”.

Ordine del giorno senatore Saverio De Bonis Novembre 2019

La soccida? Piace ai leghisti perché ha favorito gli allevamenti del Centro Nord ai danni del Sud. Ma adesso…

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