La pandemia in Italia: una gestione controcorrente o in controsenso?

12 febbraio 2022
  • La pandemia in Italia vista dalla Rete Attivisti Equità (RAE), un movimento neo-meridionale, democratico e popolare 
  • Il Governo Draghi sta infrangendo una delle leggi che la Repubblica italiana si è data per gestirsi in tempi eccezionali
  • La tutela della minoranza
  • La democrazia della scienza 
  • La libertà dell’informazione

di Luca Lozupone e Daniele Quarta
della RAE (Rete Attivisti Equità)

La pandemia in Italia vista dalla Rete Attivisti Equità (RAE), un movimento neo-meridionale, democratico e popolare

Dopo due anni di pandemia il virus, finalmente, sta mollando la presa. È diventato molto più simile ad un normale raffreddore e diventerà parte dei virus con i quali l’uomo convive da sempre. È successo così anche per l’epidemia della Spagnola, durata esattamente due anni, dal gennaio 1918 al dicembre 1919. È quindi normale che i governi agiscano di conseguenza, togliendo le restrizioni imposte nei due anni precedenti. Il primo è stato in Regno Unito a togliere l’obbligo di mascherine e certificati già lo scorso 26 gennaio, seguito nei giorni successivi da Irlanda, Spagna e Danimarca. La stessa Austria è tornata sui suoi passi ed ha rimandato l’imposizione dell’obbligo vaccinale a metà marzo. Per non parlare degli Stati Uniti, dove in stati come la Florida ed il Texas, non c’è mai stato l’obbligo di vaccini e mascherine. Ci si aspetterebbe quindi che anche l’Italia seguisse la stessa strada. E invece no: l’Italia non solo non elimina le restrizioni contro il Covid, ma ne impone di nuove. Dal 1° febbraio, infatti, il certificato verde è necessario per entrare in tabaccherie, edicole, poste, banche, negozi di abbigliamento, giocattoli e cosmetici. Questi si aggiungono ai barbieri, parrucchieri ed estetisti dove il certificato era necessario dallo scorso 20 gennaio. Non solo, ma dal 1° febbraio la durata del certificato verde è passata da 9 a 6 mesi, con effetto retroattivo. Cioè se i sei mesi sono scaduti, il pass viene sospeso. L’eliminazione dell’obbligo di indossare la mascherina all’aperto concessa a partire dall’11 febbraio 2022 è una inversione di tendenza? Riteniamo di no. È ancora una volta la conferma che politicamente stiamo inseguendo il virus invece di anticiparlo.

Il Governo Draghi sta infrangendo una delle leggi che la Repubblica italiana si è data per gestirsi in tempi eccezionali

Tutto questo è il riflesso di un problema più profondo: il governo Draghi è un governo tecnico che è privo di una reale legittimità popolare e democratica ed è nato come surrogato “obbligato” per colmare un vuoto di politica. Quindi Draghi utilizza lo stato di emergenza – proclamato per combattere la pandemia – come strumento per cristallizzarsi al potere e confermare una politica neoliberista miope che vuole utilizzare il PNRR per sorreggere il tessuto produttivo di una sola parte del Paese, invece di innescare riforme strutturali capaci di innescare un nuovo processo di sviluppo equi-distribuito del Paese. Tra l’altro, lo stato di emergenza in tempo di pace non può essere proclamato per più di 24 mesi consecutivi. Essendo stato proclamato il 1° febbraio 2019, il governo Draghi sta da qualche settimana infrangendo una delle leggi che la Repubblica italiana si è data per gestirsi in tempi eccezionali. A questo governo tecnico si accompagna un Parlamento trasformato in un semplice “votificio”, che ha rinunciato alla sua centralità prevista dalla Costituzione ed il cui unico obiettivo sembra essere quello di rimandare la fine della legislatura (come si nota dalle recenti elezioni per il Presidente della Repubblica). A questo stato di cose la società civile deve ribellarsi e si deve sforzare di fornire soluzioni a problemi contingenti, ma anche alzare la sua voce chiedendo di ricomporre gli strappi sulla tutela dei diritti costituzionali oramai ineludibili. La Rete Attivisti Equità (RAE) rilancia con forza tre proposte che mirano a ristabilire il giusto equilibrio democratico su problemi emersi durante la pandemi

1 LA TUTELA DELLA MINORANZA

Uno Stato democratico degno di tale nome non può curarsi solo dell’opinione maggioritaria dei suoi cittadini, sia che rinvenga da una libera scelta, sia che si determini attraverso una manipolazione dell’informazione, ma deve anche contemperare la tutela delle opinioni della minoranza del suo popolo, soprattutto se cospicua. La gestione della pandemia per la quale la scienza ufficiale individua nella vaccinazione la soluzione definitiva, evidenzia una minoranza di circa sette milioni di persone che si sono dimostrati convintamente reticenti a ricevere i vaccini. A nulla sono valsi i tentativi di Governo e mass-media a guidarli verso una scelta consapevole di accettazione della soluzione proposta. Ora è necessario prenderne atto! Non si vuole qui prendere alcuna posizione su l’una o l’altra parte, né tantomeno cercare di capire le motivazioni sociologiche di un comportamento dissidente così vasto. Noi di RAE stigmatizziamo ogni tentativo di criminalizzare qualsiasi posizione che attenta alla coesione sociale, ma rilanciamo il dovere di un Paese democratico che deve prendersi carico delle differenze di opinioni dei suoi cittadini, rispettandole invece di demonizzarle. Pertanto, proponiamo di abolire immediatamente tutte le norme decretate che configurino discriminazioni sociali nel libero accesso ai servizi pubblici e di proporre, al contempo, soluzioni sociali che sappiano disciplinare una fruizione differenziata ma equa degli stessi a tutta la sua popolazione.

2 LA DEMOCRAZIA DELLA SCIENZA

Uno Stato democratico che vive all’interno di sistema di liberismo economico sa benissimo che la scienza progredisce e si determina esclusivamente attraverso il capitale privato. Nella caso della pandemia è stato il settore chimico-farmaceutico con i suoi laboratori finalizzati alla commercializzazione dei preparati proprietari. Questo ha determinato due criticità: la prima è la proprietà privata dei brevetti che si rivela troppo speculativa a fornire soluzioni “obbligate” a diffusione planetaria; la seconda è che la scienza come espressione libera non ha la forza di proporre ricerche e soluzioni alternative a quelle spinte da Big Pharma. Noi di RAE proponiamo di promulgare una legge che stanzi una percentuale fissa del PIL da destinare alle Università ed ai laboratori di ricerca indipendenti che diano ospitalità a ricerche e a ricercatori indipendenti dove sperimentare, sotto il controllo del metodo scientifico, soluzioni alternative non solo di prevenzione ma anche di cura. Questi ricercatori sulla base delle evidenze sperimentali devono poter essere accreditati a divulgare le loro scoperte non solo alla comunità scientifica ma anche all’opinione pubblica. Inoltre, si devono garantire i pazienti ed i cittadini sulla correttezza ed imparzialità dei medici che operano nel sistema sanitario nazionale. A tal fine si devono limitare tutti i fenomeni di finanziamento surrettizio da parte delle industrie farmaceutiche sia alle associazioni di medici che alle sperimentazioni di nuovi farmaci negli ospedali del sistema pubblico statale.

3 LIBERTÀ DELL’INFORMAZIONE 

Uno Stato democratico deve scongiurare che si determini l’egemonia di una “sola scienza” che dispieghi il suo potere sulla opinione pubblica attraverso una conquista esclusiva di tutti gli spazi dell’informazione, generando nel sistema giornalistico una faziosità che, nel caso della Pandemia da Covid 19, ha assunto dimensioni intollerabili e cassa di risonanza per la disgregazione della coesione sociale. Noi di RAE proponiamo urgentemente di promulgare una legge che abbia l’obiettivo di limitare la divulgazione della scienza da “talk show” faziosa e uni diretta nel denigrare e limitare lo spazio ad una corretta e documentata controinformazione. Attraverso una pratica ispirata a quella della “par condicio” usata durante le consultazioni elettorali, si devono dare libero accesso sulla televisione pubblica e su tutti i giornali che ricevono finanziamenti pubblici anche all’informazione scientifica indipendente. Questi esperti, accreditati dalla “democrazia della scienza”, devono essere liberi di illustrare soluzioni di prevenzione e cura alternativi a quelli diffusi dalla ricerca privata oggi considerata acriticamente la sola “scienza ufficiale”. Queste proposte di legge partono già in ritardo, ma sono necessarie per ristabilire il giusto equilibrio tra i cittadini, gli organi dello Stato e la comunità scientifica per impedire di ritrovarsi impreparati ad una futura possibile pandemia e che lo stato di emergenza, da questa creato, non venga sfruttato dal governo tecnico di turno per finalità di solo potere. Vale la pena di ricordare cosa disse in merito il presidente Eisenhower al pubblico americano nel suo discorso di addio. Eisenhower consigliava la vigilanza contro il “pericolo che la politica pubblica possa diventare essa stessa prigioniera di un’élite scientifico-tecnologica”. Queste “task force di scienziati”, avvertì Eisenhower, potrebbero portare al “dominio degli studiosi della nazione”.

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