Che fine hanno fatto i legumi e la frutta secca della Sicilia? Possibile che importiamo tutto dall’estero?

10 febbraio 2022
  • Questo articolo nasce casualmente, perché casualmente siamo finiti in alcuni centri commerciali di Palermo e di altri centri della nostra Isola. E abbiamo notato che nella Grande distribuzione organizzata per frutta secca e legumi predominano – forse è meglio dire dominano – i prodotti esteri  
  • Mandorle e noci della California
  • I ceci tostati della Turchia e i ceci crudi del Messico
  • Le lenticchie canadesi

Questo articolo nasce casualmente, perché casualmente siamo finiti in alcuni centri commerciali di Palermo e di altri centri della nostra Isola. E abbiamo notato che nella Grande distribuzione organizzata per frutta secca e legumi predominano – forse è meglio dire dominano – i prodotti esteri  

Passeggiando tra gli scaffali della Grande distribuzione organizzata di Palermo e di altre città piccole e grandi della Sicilia ci accorgiamo che il grano duro canadese – che le industrie della pasta ci propinano a man bassa – non è il solo problema dell’agricoltura siciliana. Appare incredibile, ma anche la frutta secca e i legumi siciliani sembrerebbero scomparsi. Una forma di colonialismo alimentare sta travolgendo la nostra Isola. Mandorle, noci, nocciole che arrivano chissà da dove. Idem per le lenticchie, per i fagioli, per i ceci, per i pistacchi. Ma la politica siciliana che fa? L’agricoltura siciliana è veramente al caffè. Non possiamo scrivere alla frutta, perché tra le arance marocchine che fanno concorrenza sleale alle Navel di Ribera e alle Tarocco della Sicilia orientale, tra le angurie senz’anima (e senza sapore) che arrivano dal Nord Africa insieme con le susine e le prugne al sapore di nulla, beh, la frutta siciliana è proprio messa male. Ma non sono solo la frutta fresca e i legumi della Sicilia che stanno salutando i Siciliani: infatti, se la frutta fresca della nostra Isola piange, la frutta secca non ride. E non se la passano bene nemmeno i legumi. E, soprattutto, non ce la passiamo bene noi siciliani costretti, quasi, a mangiare frutta fresca frutta secca e legumi che arrivano dall’universo mondo. Un’esagerazione? Non si direbbe leggendo le indicazioni che campeggiano in tanti centri commerciali della Sicilia.

Mandorle e noci della California

Ecco a voi la frutta secca esposta in bella mostra con le indicazioni della provenienza del prodotto e i rispettivi prezzi. Cominciamo con le mandorle:
Ecco l’indicazione “Mandorle della California”. Forse in Sicilia non abbiamo le mandorle? Ne abbiamo quante ne vogliamo. C’è la mandorla di Avola, famosa per l’industria dei confetti. O le mandorle dell’Agrigentino. Il problema è che questa coltura, in Sicilia, non è mai stata sostenuta. C’è stato un grande sforzo da parte della facoltà di Agraria di Palermo. Ma è mancata la politica. Il risultato è che oggi la mandorlicoltura siciliana stenta. Così le mandorle californiane prendono il sopravvento. Dalle mandorle alle noci. O meglio, alle “Noci della California”. Mancano le noci in Sicilia? No. Manca solo l’organizzazione. Manca una politica agricola. Manca la politica. Ci sarebbero anche le nocciole. In Sicilia la patria del nocciolo sta sui monti Nebrodi. Ci sono stati problemi, negli ultimi anni, con i ghiri. Sembra che la situazione sia migliorata. Ma intanto arrivano le nocciole da chissà dove.

I ceci tostati della Turchia e i ceci crudi del Messico

Passiamo ai legumi. “Ceci tostati della Turchia”, leggiamo. Dalla Turchia? In Sicilia mancano i ceci? Non si direbbe. Sono stati – erroneamente – considerati cibo dei poveri. Ma non sono mai mancati. Verdi e secchi. E soprattutto tostati. Ora anche quelli tostati arrivano dall’estero. Perfetto. E i ceci crudi? “Ceci crudi del Messico”, leggiamo in un’altra scritta. Ancora ceci. E ancora ceci esteri. Messicani. Possibile? Sì, possibile. E dei fagioli ne vogliamo parlare? Ecco la scritta che ci fulmina: “Fagioli del Canada (Borlotti)”. Non ci basta il grano duro del Canada che arriva con le navi? Non ci basta il grano tenero Manitoba, che arriva sempre dal Canada? Adesso anche i fagioli? Ma è messa veramente così male l’agricoltura siciliana e, in generale, italiana?

Le lenticchie canadesi

Ci facciamo un bella zuppa di lenticchie? Signori, di varietà di lenticchie è piena l’Italia. E ci sono anche le lenticchie siciliane. La lenticchia di Villalba, provincia di Caltanissetta, la più nota. La lenticchia dell’isola di Ustica, piccolina e gustosissima. E la lenticchia nera di Leonforte, provincia di Enna. Andiamo a leggere la scritta: Lenticchie del Canada. Possibile? Ma in Canada come fanno a far seccare le piante di lenticchie se non hanno il sole? E le lenticchie siciliane che fine hanno fatto? Non si dovrebbero coltivare in rotazione con il grano duro, che nella nostra Isola non manca certo? Sì, pure le lenticchie importiamo: per giunta dal Canada. A questo punto ci prendiamo un aperitivo. Lo accompagniamo con le arachidi. Leggiamo: “Arachidi dell’Egitto”. Dall’Egitto? Non ci bastano i carciofi e le angurie egiziane? Adesso anche le arachidi? E vabbé, questa magari ci sta. Chiudiamo con i pistacchi nelle bustine: sono di Bronte? No, dell’Iran… Le domande si affollano nei nostri pensieri: che fine ha fatto la frutta secca siciliana? Che fine hanno fatto i legumi siciliani? Possibile che ci stanno ‘colonizzando’ anche in questi settori? Ma a cosa servono i fondi europei? A cosa serve la Regione siciliana? Come ci possiamo difendere? Andando nei mercati locali? Certo. Ma quante sono le persone che hanno poco tempo e finiscono nei centri commerciali per sbrigarsi? Anche perché nei centri commerciali si spende meno. E allora…

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