Esistono a Palermo forze autonomiste, ambientaliste e “olivettiane” in grado di indicare un futuro alla città?

8 febbraio 2022

 

di Antonio Piraino

Antonio Piraino pone un problema serio: a pochi mesi dalle elezioni comunali per l’elezione del nuovo sindaco e del nuovo Consiglio comunale di Palermo tutto è nelle mani della vecchia politica di centrodestra e centrosinistra e all’orizzonte non c’è una novità

Se Palermo fosse una Città normale le prossime elezioni amministrative sarebbero una pura formalità. Dopo una decennale gestione fallimentare (del centro/sinistra) il successo del “polo alternativo” (centro/destra) dovrebbe essere scontato, a prescindere dalla presa di distanza dello schieramento di centro/sinistra dai soggetti responsabili della cattiva gestione. Ma Palermo è tutto tranne che una Città normale! Pirandello spadroneggia! Assistiamo così, a sinistra, ad un protagonismo di consiglieri, assessori e sindaco uscenti, forti di piccoli ma certi pacchetti di voti fondati su clientele consolidate con una rimozione dei danni prodotti. Le destre (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) restano invotabili per motivi diversi: in particolare la Lega dell’autonomia differenziata e il partito del padrone Berlusconi!; mentre al centro si agitano ex alleati dell’attuale amministrazione e qualche sporadico oppositore in cerca di alleanze per sopravvivere! Tutto ciò senza alcuna analisi seria delle dinamiche in atto e soprattutto senza nessun tentativo di visione. Tutti a indignarsi per la monnezza nessuno a chiedersi del perché la Città ha perso dal 1990 ad oggi 100.000 residenti, nonostante una crescita di almeno 30.000 immigrati! Tutti a parlare di qualificazione e miglioramenti, nessuno a tentare di immaginare una funzione strategica/visione capace di condurre ad unità tutte le scelte, a parte gli amici che teorizzano di Palermo come capitale del Mediterraneo.

“Ha Palermo un pugno di Samurai?”

Non c’è dunque da stupirsi se qualcuno invece di pensare propone come soluzione una “maggioranza Draghi” per mettere un “tappo” oligarchico al malessere della Città in nome di un posto a tavola. In questo scenario è certo che la risposta astensionistica toccherà punte drammatiche non inferiore al 70%(!), confermando la crisi di democrazia, cioè di rappresentanza, della Città abbandonata a se stessa senza né direzione, né guida adeguata. Un astensionismo sacrosanto che però non permette alle forze vitali presenti in Città di poter immaginare di sfidare il blocco di potere oligarchico che la soffoca. Con questa consapevolezza mi chiedo se le forze autonomiste, autenticamente ambientaliste e “olivettiane” sono in grado di offrire, nonostante tutto, una alternativa ideale e strategica al vuoto del potere oligarchico. È difficile! E perdente nel breve periodo! Ma nei momenti bui sono i gesti e le visioni che costruiscono il futuro. Ha Palermo un pugno di Samurai?

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