Anche sulla scuola il Governo Draghi impone la propria volontà. E i TAR gli danno ragione. Vedremo come finirà

13 gennaio 2022
  • In questa storia infastidisce è l’atteggiamento del Governo nazionale di Mario Draghi che vuole imporre la propria volontà su tutto e su tutti 
  • Mario Draghi governa l’Italia come un direttore di banca: ma l’Italia non è una banca
  • La nota di Age, Agesc, Confcooperative, FIDAE, FISM, Legacoopsociali  

In questa storia infastidisce è l’atteggiamento del Governo nazionale di Mario Draghi che vuole imporre la propria volontà su tutto e su tutti 

Stamattina abbiamo palato di confusione. E la confusione permane. Soprattutto sulla scuola. Il Governo nazionale ne fa una questione di principio: la scorsa Estate il Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, lo ha detto a chiare lettere: “Mai più Dad“. In realtà, quando ha pronunciato queste parole dalle parti del Governo di Mario Draghi si erano convinti che il vaccino aveva sconfitto il virus SARS-COV-2 e le sue varianti. L’arrivo dell’Inverno ha dimostrato che il virus in Primavera, in Estate e in parte in Autunno era attenuato dalle alte temperature. Appena è arrivato il freddo tutto è tornato come prima, anzi, per certi versi, peggio di prima. Così si pone il problema della scuola. il Governo Draghi le vuole riaprire. Qualche Regione – Campania in testa – e tanti Comuni non ne vogliono sapere. Stamattina abbiamo raccontato che in Sicilia tanti Comuni hanno impedito alle scuole di aprire. Mentre in Altri Comuni le scuole sono aperte. Caos totale. In Campania i giudici del TAR – Tribunale Amministrativo Regionale – hanno bloccato la Regione Campania e hanno fatto riaprire le scuole, assumendosi una grande responsabilità. Che succederà se aumenteranno i contagi e i ricoveri e magari altri problemi? In Sicilia sta succedendo la stessa cosa. il TAR, sezione di Catania, ha bloccato l’ordinanza del sindaco di Messina, Cateno De Luca, che aveva chiuso del scuole. E così, con molta probabilità, avverrà in altri Comuni della Sicilia dove i sindaci hanno chiuso le scuole.

Mario Draghi governa l’Italia come un direttore di banca: ma l’Italia non è una banca

Ribadiamo: il caos è totale. Secondo i giudici del TAR – perché di questo si tratta – comanda il Governo nazionale. Noi non siamo giuristi, ma per quello che sappiamo, in Sicilia, sulla scuola primaria, la competenza esclusiva è della Regione siciliana, mentre sulla scuola secondaria è concorrente. Non solo. I sindaci sono intervenuti con proprie ordinanze perché ci potrebbero essere problemi di natura sanitaria e sulla salute pubblica i Comuni dovrebbero avere voce in capitolo. Ma evidentemente noi siamo un po’ antiquati.  In ogni caso, sulla gestione della scuola la confusione regna ormai sovrana. Da quello che leggiamo qua e là, ci sarebbero genitori infastiditi dalla chiusura delle scuole disposta dai sindaci. Motivo: sapevano che le scuole dovevano riaprire e – nel caso di figli minorenni, se non bambini, non sanno come organizzare il lavoro. Anche loro hanno ragione. Non sappiamo cosa pensino i presidi, alle prese con problemi enormi: la pandemia che infuria, il Governo nazionale che non ha eliminato il problema delle ‘classi pollaio’ (leggere classi sovraffollate), la mancanza di areatori nei plessi scolastici, i trasporti pubblici che sono quelli che sono, ovvero fonte di possibili contagi, docenti assenti da sostituire. In questo caos dà molto fastidio assistere a un Governo nazionale che impone le proprie decisioni dall’alto con la presunzione di essere sempre nel giusto, dallo sblocco dei licenziamenti allo sblocco dei fitti, dal Green pass al Super Green pass, dall’obbligo vaccinale per chi ha più di 50 anni – imponendo, di fatto, un trattamento sanitario che non esista n quasi tutto il resto del mondo – adesso imponendo l’apertura delle scuole. Siamo proprio curiosi di sapere come andrà a finire: nelle scuole, nella gestione della pandemia e in Italia…

Aggiornamento: nota arrivata alle 16 e 23

Si sono susseguiti nella serata di ieri, le ordinanze di una parte consistente di sindaci, che
invocando l’art. 50 del TUEL hanno decretato la chiusura delle scuole di ogni ordine e
grado e degli asili nido, determinando disagi alle famiglie dei minori.
La decisione è stata presa anche in contrasto con la nota del Governo regionale che, dopo
la lunga seduta mattutina della Task Force sull’istruzione, attraverso le dichiarazioni
dell’Assessore On. Prof. Roberto Lagalla, garantiva da oggi la riapertura di tutte le scuole.
Sconcerto e disorientamento che le scriventi associazioni di categoria si sentono di
manifestare nei confronti di una scelta scellerata che, a fronte dell’apertura di tutte le altre
attività produttive e ricreative dei nostri territori, penalizza la scuola, privando, ancora una
volta, i nostri bambini e i nostri studenti, in modo particolare anche dei disabili e delle fasce
fragili, del loro diritto allo studio.
Tutto ciò è avvenuto malgrado la Sicilia sia la Regione con il più alto tasso di abbandono
scolastico, fenomeno ulteriormente aggravato dalla crisi pandemica degli ultimi due anni;
che siamo la Regione a più alto tasso di povertà educativa e quella con il maggiore gap
legato al digital device.
Ci appelliamo pertanto al Governo nazionale, affinché intervenga per scongiurare gli effetti
di questa decisione, che temiamo rischia di protrarsi a tempo indefinito.
Ciò ad ausilio delle richieste degli Enti e operatori del settore e soprattutto quello delle
famiglie e degli studenti che, con ottimistiche certezze, da subito si sono uniformate alle
dichiarazioni del Presidente del Consiglio e del suo Ministro all’Istruzione, che con serie
argomentazioni, soltanto due giorni fa, in conferenza stampa, ribadivano con estrema
chiarezza una linea che non prevede, in alcun modo, la chiusura delle scuole salvo casi di
contagio certificati dalle autorità sanitarie.
Non possiamo, inoltre fare a meno di osservare che tutte le altre Regioni e Comuni Italiani,
seppur a rischio di passaggio in zona arancione per l’alto numero di contagi, come la
Sicilia, si sono attenute alle indicazioni del Governo che non ha esitato in qualche caso ad
impugnare il provvedimento di chiusura delle scuole.

Risulta infine ancora più inspiegabile la decretata chiusura dei servizi all’infanzia che, in
passato non sono stati chiusi nemmeno durante la permanenza della nostra Regione in
zona rossa, per una valutazione strategica e programmatica basata sulle seguenti
considerazioni: I bambini da zero a cinque anni non usano e quindi non intasano
ulteriormente i mezzi pubblici per andare a scuola, non possono indossare le mascherine,
non possono essere vaccinati, non rientrano nella scuola dell’obbligo (purtroppo), creano,
rimanendo a casa, seri disagi ai genitori e soprattutto alle donne lavoratrici.

Palermo, 13 gennaio 2022

F.to
Age Dott. Sebastiano Maggio
Agesc Dott. Mario Malcangi
Dott. Maurizio Nobile
Confcooperative Dott. Luciano Ventura
FIDAE P. Vitangelo Carlo Maria Denora SJ
FISM Dott. Dario Cangialosi
Legacoopsociali Dott. Giuseppe Fiolo

foto tratta da Il Sussidiario.net         

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