La Ue penalizza l’Italia anche con il Covid: quasi 700 mila aziende a rischio insolvenza con un possibile crac di 27,1 miliardi di euro

10 gennaio 2022
  • A fornire questo dato è il vice presidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora 
  • E il Governo di Mario Draghi che fa? 
  • “Occorre immediatamente avviare una rapida trattativa con l’Unione europea per abbattere le incomprensibili resistenze sugli aiuti pubblici”
  • E non sono ancor arrivate le mega-bollette di luce e gas…

A fornire questo dato è il vice presidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora 

Un articolo dell’AGI fa il punto della situazione sulla crisi che potrebbe colpire l’economia italiana. “Per quasi 700.000 aziende italiane – si legge nella nota dell’AGI – c’è il rischio insolvenza, con un crac, in prospettiva, da oltre 27 miliardi di euro. Sono infatti 694.894 le imprese che, a partire dal 2020, avevano sospeso le rate di prestiti bancari per un importo complessivo di 27,1 miliardi. La norma sulle cosiddette moratorie dei finanziamenti concessi dalle banche era stata introdotta con il decreto legge ‘Cura Italia’ (articolo 56) nella primavera del 2020, ma quella misura è scaduta alla fine dello scorso dicembre e non è stata rinnovata per evitare una procedura dell’Unione europea per aiuto di Stato illegittimo”. A segnalare quanto sta avvenendo è il Centro studi di Unimpresa, secondo cui, stando sempre a quanto leggiamo nella nota dell’AGI, “complessivamente, le norme sui prestiti bancari, tra moratorie e garanzie pubbliche, valgono 247, 6 miliardi di euro. L’aggravarsi della pandemia potrebbe tornare ad acuire la crisi economica e, conseguentemente, creare problemi alle aziende sul fronte dei rimborsi dei prestiti erogati dagli istituti di credito”.

E il Governo di Mario Draghi che fa? 

Con tutto il rispetto, non crediamo che, in questo momento, con l’Europa colpita dal ritorno della pandemia a causa dell’oggettivo fallimento della campagna di vaccinazione anti-Covid, la Ue avrebbe qualcosa da dire se l’Italia decide di sostenere le proprie imprese. Anche perché non crediamo – per citare solo due esempi – che Germania e Francia, n questo momento non stiano sostenendo i propri apparati produttivi. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che il Governo di Giuseppe Conte, sul fronte dell’economia concreta, anche e in alcuni casi con insufficienze e confusione – almeno verso le imprese – aveva più sensibilità dell’attuale Governo di Mario Draghi. La nota AGI si occupa anche delle possibili insolvenze delle imprese. “A Giugno – leggiamo sempre nell’articolo – scade la norma sulle garanzie pubbliche per i nuovi finanziamenti: finora, grazie al paracadute dello Stato, sono stati erogati prestiti garantiti a 2,5 milioni di soggetti per un importo complessivo di 220,5 miliardi: di questi 22,9 miliardi, erogati a 1,1 milioni di soggetti (piccole imprese e partite Iva) sono operazioni fino a 30.000 euro, mentre i restanti 197,5 miliardi si riferiscono a crediti di importo superiore, erogati a 1,4 milioni di soggetti (prevalentemente medie imprese)”. Da qui la dichiarazione del  vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora: “Condividiamo l’appello del presidente e del direttore dell’Abi, Antonio Patuelli e Giovanni Sabatini, che hanno chiesto al Governo italiano e alle autorità europee di rinnovare i sostegni pubblici fino al termine della pandemia”.

“Occorre immediatamente avviare una rapida trattativa con l’Unione europea per abbattere le incomprensibili resistenze sugli aiuti pubblici”

“Le misure approvate sin dall’inizio della crisi pandemica – leggiamo ancora nella nota dell’AGI che riprende la dichiarazione di Spadafora – hanno consentito, pur tra iniziali intoppi e qualche errore d’impostazione, di sostenere il Prodotto interno lordo del Paese che ha registrato comunque una flessione superiore al 9% nel 2020 per poi rimbalzare, lo scorso anno, di oltre sei punti percentuali. Insomma, non abbiamo ancora recuperato quanto perso con il crollo del 2020 e le prospettive per il 2022 restano instabili. Un quadro reso incerto proprio dalla nuova ondata del Covid, ragion per cui è indispensabile non indugiare e rimettere in pista tutte le forme di aiuto per le imprese italiane. Per l’economia italiana vale ancora quanto detto dal premier in carica, Mario Draghi, ovvero è il momento di ricevere e non di dare. Quindi occorre immediatamente avviare una rapida trattativa con l’Unione europea per abbattere le incomprensibili resistenze sugli aiuti pubblici, considerati aiuti di Stato illegittimi sulla base di regole vecchie e da disapplicare in situazioni di emergenza. In totale, le norme sui prestiti bancari valgono 247, 6 miliardi di euro, dei quali poco più di 27 miliardi relativi alle moratorie accordata a 694.894 imprese; 220,5 miliardi sono, invece, prestiti garantiti dallo Stato, così ripartiti: 22,9 miliardi, erogati a 1,1 milioni di soggetti (piccole imprese e partite Iva) sono operazioni fino a 30.000 euro, mentre i restanti 197,5 miliardi sono crediti di importo superiore, erogati a 1,4 milioni di soggetti (prevalentemente medie imprese)”. E non sono ancora arrivate le super bollette di luce e gas. Che succederà qualche anche questi aumenti travolgeranno le imprese italiane? Mario Draghi sarà già al Quirinale dopo i danni che ha prodotto all’economia italiana? Mail PIL italiano non doveva aumentare del 6%? Il Ministro Luigi Di Maio – gande economista almeno quanto Draghi – non ci ha detto che l’economia italiana è in crescita perché sono aumentate le esportazioni? Ma tra Unione europea e Governo Draghi – che sono le due facce della stessa medaglia – l’Italia dove pensa di andare?

Foto tratta da UnitoNews   

 

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